Con l’arte drammatica è tutto chiaro: chi ha il pallino della recitazione non deve far l’altro che rivolgersi a una delle innumerevoli scuole dove in quattro e quattro otto gli insegnano a declamare Amleto o Arlecchino, Giulietta o Dulcinea. Ma cosa deve fare uno che stravede per burattini, marionette o il teatro di figura in generale? E’ davvero raro che le scuole propongano corsi di questo tipo e, come una volta, il mestiere del marionettista continua a essere considerato una specie di “affare di famiglia” tramandato dai genitori ai figli, ovvero - visto che anche i marionettisti di oggi sono diventati meno prolifici di una volta - dal maestro all’allievo. Per questo non può passare inosservata la straordinaria iniziativa della storica compagnia marionettistica milanese di Gianni e Cosetta Colla che ha permesso a sei giovani attrici, diplomate presso varie scuole di teatro di approcciarsi a questa forma d’arte teatrale, tanto popolare quanto elitaria.
«E’ la prima volta che proponiamo un corso in questo contesto» parola di Stefania Mannacio Colla, direttrice artistica della compagnia. «Abbiamo tenuto già dei brevi laboratori presso alcune scuole, ma mai tra le mura del nostro teatro. E’ stato una specie di esperimento. Ben riuscito, direi, vista la bravura che le nostre allieve hanno dimostrato durante il saggio finale».
Il requisito indispensabile per partecipare a questo corso bisettimanale che si è svolto in maggio era di saper già recitare. «Certo, in così poco tempo non è possibile apprendere tutti i trucchi del nostro mestiere, anche lavorando quattro ore al giorno, come hanno fatto le ragazze» aggiunge Luca Passeri, un attore della compagnia con una ventennale esperienza alle spalle. «Ma nei nostri spettacoli quel che conta non è la tecnica in sé. La marionetta da noi viene vista come un personaggio, quindi puntiamo molto sulle capacità interpretative dell’attore. E’ il motivo per cui la nostra proposta si rivolgeva alle persone con una buona preparazione scenica».
Secondo Cosetta Colla – che di teatro, e di marionette in particolare, ne sa qualcosa - un’esperienza del genere potrebbe rivelarsi molto importante per chi vuole intraprendere la carriera teatrale, e non necessariamente marionettista. In primis, perché è un’occasione unica per apprendere nuove tecniche teatrali, ma soprattutto per arricchirsi dal punto di vista della percettibilità sensoriale. Perché se da un lato è vero che l’attore che muove la marionetta non si vede in scena, dall’altro, l’arte di “dare la vita” a un oggetto inanimato, il riuscire a sentirlo come una parte di sé, gli permette di sentirsi ugualmente presente sul palco, donandogli, fra l’altro, delle sensazioni davvero straordinarie.
«Sebbene non era propriamente lo scopo di questo laboratorio, anche per noi potrebbe essere un’occasione per individuare e formare delle nuove leve di cui siamo in continua ricerca» conclude Stefania. Pure
Visto il successo, una nuova sessione probabilmente verrà riproposta anche a settembre.
Per info: www.teatrocolla.org
Nella foto da sinistra in basso: Monica Giordano, Elena Axinte, Anna Travaglia, Paola Passarello, Silvia Altrui;
da dinistra in alto: Chiara Romanò, Luca Passeri e Stefania Mannacio Colla