2 marzo ore 15.30 Università degli Studi di Bari Aula B della Facoltà di Lettere
Interverrà Claudio Suzzi regista dello spettacolo “Cuore di Cane” direttore artistico O.S.A. Teatro
Partendo dall’esperienza già consolidata di laboratori all’interno dell’ ”I.P.M. “Meucci” di Firenze, con detenuti minori, in stretta collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia e con il Comune di Trani, l’ O.S.A. Teatro si propone di dare la possibilità agli uomini detenuti di avere momenti di cittadinanza attiva, di rendere il periodo detentivo non un periodo di oscuramento fisico e intellettuale della persona, ma di riflessione umana e di formazione tecnica. I detenuti hanno il diritto di poter recuperare la loro capacità d’espressione e la loro personalità individuale anche in carcere, di poter raccontare delle storie attraverso il teatro, delle storie in cui riconoscersi e con cui farsi conoscere alla comunità locale. La quotidianità carceraria, i volti dei detenuti della casa circondariale maschile di Trani, sono elementi per lo più sconosciuti alle comunità locali e il teatro, come forma comunicativa complessa ma spontanea, potrebbe portare gli studenti dell’Università degli Studi di Bari a prendere coscienza di una realtà umana del territorio, una realtà che, seppur difficile da accettare, è impossibile rimuovere dal tessuto sociale e dalla coscienza collettiva, la realtà di quegli uomini detenuti, la realtà del carcere.
Interverrà Claudio Suzzi regista dello spettacolo “Cuore di Cane” direttore artistico O.S.A. Teatro
Partendo dall’esperienza già consolidata di laboratori all’interno dell’ ”I.P.M. “Meucci” di Firenze, con detenuti minori, in stretta collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia e con il Comune di Trani, l’ O.S.A. Teatro si propone di dare la possibilità agli uomini detenuti di avere momenti di cittadinanza attiva, di rendere il periodo detentivo non un periodo di oscuramento fisico e intellettuale della persona, ma di riflessione umana e di formazione tecnica. I detenuti hanno il diritto di poter recuperare la loro capacità d’espressione e la loro personalità individuale anche in carcere, di poter raccontare delle storie attraverso il teatro, delle storie in cui riconoscersi e con cui farsi conoscere alla comunità locale. La quotidianità carceraria, i volti dei detenuti della casa circondariale maschile di Trani, sono elementi per lo più sconosciuti alle comunità locali e il teatro, come forma comunicativa complessa ma spontanea, potrebbe portare gli studenti dell’Università degli Studi di Bari a prendere coscienza di una realtà umana del territorio, una realtà che, seppur difficile da accettare, è impossibile rimuovere dal tessuto sociale e dalla coscienza collettiva, la realtà di quegli uomini detenuti, la realtà del carcere.