Teatro

Casadio e Sintoni: "Il teatro deve essere vivo, la gente ha bisogno di emozionarsi!"

Claudio Casadio e Ruggero Sintoni
Claudio Casadio e Ruggero Sintoni

Teatro.it ha intervistato Claudio Casadio e Ruggero Sintoni, direttori artistici di Accademia Perduta/Romagna Teatri e del Festival Colpi di Scena

Abbiamo incontrato Claudio Casadio e Ruggero Sintoni al termine della XII edizione di Colpi di Scena, la biennale di teatro per giovani generazioni, organizzata da Accademia Perduta/Romagna Teatri e da ATER Fondazione e andata in scena a fine giugno.

Il festival è stato un successo di pubblico e una preziosa occasione di incontro, confronto e promozione culturale del Teatro Ragazzi, sia per gli Artisti che per i Direttori teatrali.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA


"Colpi di Scena” è ormai una manifestazioni importante e molto cresciuta. Quali sono i criteri con cui componente il cartellone?
Claudio Casadio: I criteri cambiano da edizione a edizione, ovviamente cerchiamo di dare la precedenza al teatro prodotto nella nostra regione, anche perché l’Emilia Romagna è una delle regioni più ricche nel panorama del Teatro per Ragazzi, con ben 4 centri di produzione. 
Per noi è molto importante anche la dimensione internazionale, ci interessa dare al festival un respiro più ampio: un focus dedicato alle compagnie straniere è stato fatto in varie edizioni; quest’anno per esempio c’è ne stato uno molto interessante sull’Olanda. 
Mettersi in relazione con realtà teatrali straniere è per noi importante e fondamentale, un momento prezioso di confronto con altri linguaggi teatrali, altre modalità e tecniche di fare teatro; in Italia per esempio prediligiamo la parola, il testo, mentre vediamo che dall’estero arrivano spettacoli più performativi, di teatro fisico.

Quanto è importante dare spazio alle giovani compagni nazionali?
Claudio Casadio: Per noi è fondamentale, cerchiamo di dare visibilità alle compagnia nazionali, cerchiamo di aiutare e supportare le realtà emergenti che hanno bisogno di essere viste: credo che il Teatro Ragazzi rispetto ad altri settori del teatro abbia questa forza di auto presentarsi, di organizzare delle vetrine finalizzate a far vedere i propri lavori, perché è importante la conoscenza dei gruppi, delle realtà teatrali, e quindi in ogni edizione di Colpi di Scena c’è sempre uno spazio dedicato al nuovo, inteso come autori, come compagnie, e devo dire che questo spazio riserva sempre delle piacevoli sorprese.

Claudio Casadio e Ruggero Sintoni - Premio Nazionale Franco Enriquez 2021


Nel teatro contemporaneo, inteso come teatro per adulti, forse si sperimenta meno, in contesti quali vetrine e rassegne.
Claudio Casadio: Si. Credo che si sperimenti meno (nel teatro contemporaneo rivolto al pubblico adulto) e che ci siano meno occasioni di incontrarsi; per noi Colpi di Scena è in primis un luogo di incontro per tutte le compagnie, gli operatori, gli artisti, un modo per capire la direzione verso cui il teatro Ragazzi, creato sia da giovani generazioni di teatranti che da realtà storiche consolidate, si sta muovendo. 
Ci piace stupire, da qui il nome Colpi di scena: cerchiamo di trovare la novità, di presentare lavori nuovi e innovativi, spettacoli che possano incuriosire o sorprendere. Questo settore ha bisogno di stimoli e vanno dati in tante forme e formule diverse, anche attraverso una festa finale, come quella che c’è stata giovedì sera (30 giugno 2022, ndr.), perché la festa finale è un evento importante, un momento di comunione, di socialità, di libertà, dove tutti si incontrano, parlano, ballano, stanno insieme.

È un voler tornare all’essenza e all’anima del teatro, che di fatto è un incontro.
Claudio Casadio: Esatto, è un incontro di persone e qui ci sono spesso compagnie anche molto giovani, che non conoscono ancora bene gli operatori, quindi vengono, si presentano, iniziano a creare relazioni e contatti, insomma cerchiamo di creare occasioni di scambio, per noi è importante favorire e agevolare questo scambio, per dare senso a quello che facciamo.

Reduci da due anni difficili, in cui il settore dello spettacolo dal vivo è stato tra i più penalizzati, com’è cambiato il vostro rapporto con il teatro?
Ruggero Sintoni: Purtroppo lo spettacolo dal vivo ha patito in maniera particolare la vicenda del covid e delle chiusure, ma è ancor più vero che il Teatro Ragazzi l’ha vissuta in maniera drammatica - c’è una ricerca fatta da AGIS che dimostra che il Teatro Ragazzi ha avuto un calo del 70 – 80% dell’attività, una vera sofferenza e danni come in nessun altro settore dello spettacolo, quindi è inevitabile che tutto questo abbia influito sul settore. 
È inutile che facciamo finta di niente, le compagnie di Teatro Ragazzi non hanno star, étoile o grandi nomi, quindi è stato un settore particolarmente bastonato dal Covid – concedimi il termine un po’ da Commedia dell’Arte. Stiamo vedendo le compagnie che con grinta e coraggio cercano di ripartire ma questo è un dato di fatto: oggettivamente fanno più fatica di tutte le altre compagnie del Teatro Italiano perché qui la situazione è stata drammatica e ha creato più problemi e disagi.

Claudio Casadio


Storicamente il nome "Accademia Perduta" è legato alla produzione di teatro Ragazzi, ma da qualche anno la vostra attività produttiva non si limita a questo. Che tipo di progetti siete interessati a produrre? 
Claudio Casadio: Da 10 anni a questa parte abbiamo due anime produttive: una che si rivolge al teatro per ragazzi e l’altra al teatro contemporaneo. 
In futuro vogliamo continuare a dare spazio ad entrambi, per diversificare e variegare le proposte artistiche, e perché quando organizzi un festival è importante trovare produzioni interessanti e non sempre ci sono, per questo l’idea della biennalità. Noi, come Accademia Perduta, tendiamo ad offrire un contributo a progetti che ci interessano e piacciono, per poi presentarli a Colpi di Scena - quindi è un lavoro abbastanza lungo e articolato. 
Parallelamente cerchiamo di lavorare con autori contemporanei, ho lavorato con Massimo Carlotto, con Claudio Fava, ultimamente con Francesco Niccolini. Diciamo che la nostra attività produttiva è guidata da una componente di interesse e piacere personale nel voler lavorare con un determinato autore o nell’esigenza di voler affrontare una determinata tematica.

Oggi, post Covid, è cambiato il vostro approccio nei confronti dell'attività produttiva?
Claudio Casadio: Veniamo sicuramente da 2 anni difficili e nella ripartenza siamo stati tutti molto concentrati sugli aspetti organizzativi. Detto ciò, credo che oggi più che mai porre l’attenzione sul teatro contemporaneo, produrlo in un certo modo, per poi presentarlo all’interno delle stagioni di Prosa Ufficiale sia un atto innovativo e non scontato, perché cerchiamo di uscire dalla logica di spettacoli commerciali o dei classici e cerchiamo di portare in giro per l’Italia dei testi scritti da autori viventi, privilegiando attori giovani - questo per noi è molto importante. 
Per esempio abbiamo fatto La classe, uno spettacolo molto interessante che ha girato tantissimo nei teatri di prosa ufficiali e che ha avuto un ottimo riscontro da parte del pubblico - di ogni età, a cui è piaciuto molto. Questa modalità produttiva credo sia un modo per rinnovare il teatro e provare a presentare nuove proposte, nuovi autori.

Come vedi il futuro del teatro?
Claudio Casadio: Sono una persona ottimista, andando in tournée in giro per l’Italia e anche all’estero ho visto che, soprattutto in provincia, i teatri erano pieni di pubblico, un pubblico che aveva e ha voglia di emozionarsi. E infatti, dopo il lockdown, quando è ripresa l’attività, il teatro ha sempre avuto pubblico. Abbiamo avuto molto pubblico negli spettacoli per famiglie: le famiglie sono state le prime a tornare a teatro perché avevano voglia di stare con i loro figli in mezzo agli altri. 
Il teatro è un modo per stare insieme, è comunione e dialogo, e questo è molto importante per le persone.
Non credo che il teatro avrà un calo di presenze, penso che il pubblico ci sarà.

Credi ci siano nuove realtà teatrali in grado di rispondere a questa esigenza del pubblico di "emozionarsi"?
Claudio Casadio: Ci sono gruppi giovani, artisti emergenti che continuano a venire fuori e cercano di far sentire la loro voce, cercano di portare avanti i loro progetti e quindi noi abbiamo una responsabilità: non commettere l’errore che è stato fatto con noi, dobbiamo invece cercare di appoggiare e aiutare i giovani - all’epoca per noi non è stato fatto molto e abbiamo dovuto lottare parecchio per emergere, invece oggi cerchiamo di promuovere il nuovo, facendo fare residenze a gruppi giovani - qualcuno lo produciamo, insomma vedo che c’è del fermento, c’è voglia di fare, dopodiché bisognerà lavorare bene, decidendo in che direzione muoversi, quali tematiche trattare – quello che abbiamo sempre fatto, insomma.

Ruggero Sintoni


Accademia Perduta è una realtà storica e consolidata. Quali sono le strategie della vostra politica culturale? 
Ruggero Sintoni: Noi ci occupiamo di formazione del pubblico e formazione dei nuovi artisti, è storica la funzione che ha avuto Accademia Perduta come “talent scout” sia nel teatro di impegno civile, nel teatro cosiddetto per adulti sia nel teatro Ragazzi. Parlando di teatro per adulti basti pensare a Davide Enia e Alessandro Serra, talenti che sono stati portati da noi alla ribalta. 
Nel teatro Ragazzi facciamo altrettanto, ovviamente questo gode raramente dell’attenzione dei media, quindi è più difficile diventare famosi per così dire, però il lavoro di scautismo che stiamo facendo da anni sul Teatro Ragazzi è immenso e lo facciamo da una parte per gli attori e dall’altra parte per il pubblico.
La nostra è una vera e propria politica culturale che investe nell'educazione e nella sensibilizzazione delle generazioni più giovani e dell'infanzia.

Oggi, nell'era digitale e social, come vedete il futuro del teatro e dello spettacolo dal vivo? Quali strategie pensate possano essere più efficaci?
Ruggero Sintoni: Guarda, a proposito del digitale va detta che in quest’ultimo anno, quando i teatri erano aperti, abbiamo fatto una serie di live streaming, che è una modalità un po’ strana per il teatro. Ovviamente è una dimensione un po’ surreale per un attore che di fatto recita per un televisore, ma è una modalità che ha funzionato e non escludo che si possa continuare ad utilizzarla, affiancata ovviamente alla modalità classica in presenza. 
Dobbiamo essere aperti e cercare di stare al passo con i tempi, senza perdere di vista la nostra identità, la nostra essenza.

Claudio Casadio: Ribadisco il mio ottimismo, il teatro continuerà ad essere vivo e vegeto perché la gente ha bisogno di emozionarsi e quindi il teatro è ancora oggi un luogo concreto e reale che dà emozioni – quelle che la tv molto spesso non dà, emozioni vere e forti, perché sono collettive. 
Lo vedo nei giovani che vengono a teatro, che vengono a parlarmi, insomma l’emozione che ti dà il teatro è una cosa unica e inimitabile. Questa esigenza io l’ho vista nelle famiglie che per prime sono tornate a teatro, perché erano stanche di stare da soli in casa con i bambini.
La situazione di un bambino costretto in casa, che non socializza, non ha rapporti, è molto pericolosa; infatti gli spettacoli di teatro ragazzi sono stati tra i primi a riempirsi, progressivamente anche le scuole stanno tornando, ma è anche chiaro ci vuole un po’ di tempo.