Da martedì 2 dicembre fino a domenica 4 gennaio 2009, il Teatro Manzoni ospita uno spettacolo magnifico tratto da un film omonimo, datato 1960 e diretto da George Cukor, assai celebre per i suoi interpreti principali, una splendida Marilyn Monroe e uno strepitoso Yves Montand. Molti critici storsero il naso ma si disse che il matrimonio di Montand andò in frantumi proprio a causa della bomba-Marylin e di questa pellicola che li mise vicini. Dopo quasi mezzo secolo, il bel Gianluca Guidi sostiene il ruolo del protagonista ed è purel regista, affiancato da Lorenza Mario e dal grande Enzo Garinei che, nella commedia in parte musicale, ricopre un ruolo fondamentale. Ci sono pure Aldo Ralli, Aldo Bergamaschi e sei fantastici ballerini, con le coreografie da musical di Stefano Bontempi. Le scenografie sono di Fiorenza Marino, i costumi di Alessandro Bentivegna, le musiche di Riccardo Biseo e le canzoni scritte da Giorgio Calabrese. Gianluca Guidi, che da tanti anni si fa apprezzare per le proprie doti di attore brillante e la cui voce eccellente non fa dimenticare di chi è figlio, si è circondato di ottimi colleghi e ha partecipato all’adattamento teatrale con Massimiliano Giovanetti e Claudio Pallottini. Non potevo però farmi sfuggire l’occasione di parlare con una colonna portante del teatro, del cinema e della televisione italiana: Enzo Garinei, classe 1926.
Come mai lavora in un adattamento da film anziché in una classica commedia musicale italiana?
Adesso vanno di moda gli spettacoli ripresi, visto che i grandi Garinei e Giovannini non ci sono più. Loro ogni anno sfornavano un nuovo show, ma con la morte di Gino Bramieri è tutto finito. Così si è voluto riprendere un vecchio film, con Yves Montand e Marilyn Monroe.
Lei ha conosciuto bene sia Johnny Dorelli sia Lauretta Masiero, la grande soubrette. Ovvero i genitori di Gianluca Guidi. E lui, come lo trova?
Con Guidi non avevo mai lavorato prima d’ora e devo dire che, a mio modesto avviso, è bravo quanto e più del padre.
Che storia raccontate?
Quella di un miliardario che scopre come in un teatro stiano allestendo uno spettacolo in cui ridicolizzano proprio lui, che è un personaggio pubblico controverso per via delle sua vita privata. Lui sta al gioco ma decide di farsi assumere come protagonista, grazie alla casuale ‘somiglianza’ e, non essendo né attore, né cantante nè ballerino, chiede all’amico –che sono io, in scena- di insegnargli qualcosa. Ma poi bisogna rivelare la verità e decidere se non fare più il finanziere e fare l’attore o viceversa. E’ divertente, tocca corde interessanti anche dal punto vista finanziario.
Ovviamente si è innamorato della prima attrice, no?
Sì. Mi è piaciuto fare questo lavoro, visto che io davvero insegno i segreti della recitazione, con 60 anni di carriera sui palcoscenici e avendone 82! Per una fortuna di Dio gli anni me li porto bene e ho accettato questo personaggio, pur dovendo gestire un teatro come il Sistina.
Lei è il direttore artistico del Teatro Sistina di Roma; la scorsa stagione e per la seconda volta consecutiva, si è classificato al primo posto tra i teatri più frequentati d’Italia, vero?
Sì e ho un socio come Gianmario Longoni che sta a Milano, il padrone del Teatro Smeraldo. Ora che sono in tourné, ogni lunedì rientro a Roma per badare al teatro, che è il numero 1 nel suo genere. Ora abbiano la prima di Poveri ma belli con la regia di Massimo Ranieri, sarà una prima molto importante e, per quanto non potrò partecipare fisicamente, sarò vicino a loro.
Della sua lunghissima carriera, cosa e chi ricorda con maggiore orgoglio?
Tanti anni fa ho partecipato a grandiose commedie musicali indimenticabili, come Accendiamo la lampada, Aggiungi un posto a tavola, tanti altri… Non c’è attore comico italiano col quale non abbia lavorato e dal quale non abbia imparato, perché si può iimparare da tutti. Con Gianluca invece no, è la prima volta, è un ragazzo molto bravo ed è molto bravo come regista: è pignolo, lavoro con una scena moderna dal punto di vista anche delle luci. Sono molto contento.
Le piace stare ancora in prima linea sul palcoscenico, dopo tanti anni?
Le persone della mia età dovrebbero stare a casa, ma io ho cominciato nel 1949 e nel ’50 ho fatto un film con Totò, Totò le Moko. Avevo 18 anni e ora ne ho più di 80. Ho fatto un centinaio di film e spettacoli di ogni genere. Con la televisione, vede, i giovani si credono di fare chissà che, coi reality. Invece bisogna andare piano e fare tanta gavetta, imparare il mestiere lavorando molto e con tante persone diverse, se no ci si brucia in un lampo.
E lei non smette mai, vero?
Oggi abbiamo un altro debutto vicino a Rovigo, a momenti parto. Poi si viene a Milano. A febbraio saremo al Teatro della Pergola di Firenze e dal 27 febbraio all’8 marzo all'Augusteo di Napoli. Dal 17 marzo al 5 aprile al Teatro Sistina di Roma e infine a Genova, con puntate a Locarno, Monza, Bolzano, Teramo e Bari.
Perbacco, un tour faticoso! Ma oggi la commedia musicale italiana, secondo lei, è in via di estinzione?
La commedia musicale a tutt’oggi è ricercatissima: io ricevo ogni giorno dalle quattro alle cinque richieste da tutte le compagnie immaginabili, da parrocchie e varie sedi, per poter allestire Aggiungi un posto a tavola e altre commedie firmate dalla premiata ditta Garinei & Giovannini. La gente vuole vedere queste cose qui, vuole recitare. Io quando dico che G&G sono come un Pirandello e un De Filippo o Dario Fo, mi riferisco al fatto che sono fra gli autori più richiesti all’estero. Davvero.
Come mai c’è ancora tutto questo amore per un genere che oggi nessuno crea più? Cosa ha saputo fare la commedia musicale italiana?
Che cosa ha fatto? Ha sostituito la vecchia operetta, che piace ancora se fatta bene. Tutto dipende da come si eseguono le cose. Qualunque cosa fatta male non è apprezzata. Il pubblico del teatro ha bisogno di rinnovarsi e io dico sempre: nonni, papà, mamme, portate i vostri bambini a teatro fin dai 4-5 anni, scegliendo con attenzione cosa mostrargli. Preferite spettacoli dove si parla, si canta, si recita, dove ci sono bei costumi e magari diranno ‘Ma che bello! Papà, mi porti ancora?’.
Ha già in mente cosa fare la prossima stagione?
Il prossimo anno riprenderemo Rinaldo in campo che è una commedia attualissima, dove si parla di italianità, che è sotto le scarpe oggigiorno, con la Lega che vorrebbe dividerla in cento parti. E’ una fiaba e ancora piacciono le fiabe. Mancano gli interpreti, veri, di un tempo, perché non ci sono stati rinnovi di generazione e i giovani sono combattuti fra televisione e cinema. Dicono: “Uno spettacolo teatrale? Facciamolo solo a Roma, che così mi faccio la fiction”.
Non ci saranno anche altre carenze?
Sì, mancano pure i grandi produttori, quelli che tirano fuori i soldi, ché le cose fatte bene ne vogliono tanti. Un tempo Garinei & Giovannini spendevano da uno a un miliardo e mezzo di vecchie lire, anche più se necessario. Chi vuole che abbia il coraggio oggi di tirar fuori 700-800 mila euro? Preferiscono sovvenzionare la lirica con quelle cifre ed è difficile trovare sponsor per una rivista.
Forse mancano pure gli autori, no? Non ce ne sono più come G&G che scrivevano commedie a raffica, vero?
Ogni anno ne sfornavano e scrivevano una nuova opera! Però c’erano opere basilari, come Rugantino, Rinaldo in campo e a seconda di chi volevano scritturare, creavano commedie su misura, come per Gino Bramieri, uno degli attori che amavano di più. Scrivevano apposta per lui, come per Delia Scala. Johnny Dorelli era solo un buon cantante a quei tempi ma loro lo hanno fatto diventare un vero attore con Aggiungi un posto a tavola. E le musiche non erano da quattro soldi: erano create da signori come Gorni Krramer e Travajoli, che volevano ottimi interpreti. Hanno creato una generazione e passa di personaggi da palcoscenico.
Chi altri ricorda?
C’erano Billi e Riva, Walter Chiari, Tognazzi e Vianello…
Oggi chi potrebbe fare simili varietà?
Proietti! Ha fatto 75000 euro allo Smeraldo con tutto esaurito. Per un Brachetti c’è chi è disposto a fare sacrifici. Fiorello potrebbe essere uno giusto ma è legato al suo modo di recitare, da one man show.
L’ho rivista su Internet in un Carosello con una bellissima Virna Lisi…
Quello è stato uno dei primissimi Caroselli che la Rai abbia mandato, credo nel ’58. Lei era giovanissima, aveva 20 anni e io ero il marito che doveva sopportare le sue uscite troppo candide, che creavano imbarazzo, finché una voce fuori campo diceva “Con quella bocca può dire ciò che vuole!” e si parlava di un dentifricio che esiste ancora adesso.
Ma… la sa ancora tutta a memoria dopo mezzo secolo!
Sa, ringraziando Iddio, se mi sento ancora giovane è perché a forza di imparare battute, e in 60 anni di lavoro ne ho imparate tante!, le cellule del cervello funzionano ancora e questo è molto importante.
Direi anche che la tiene di buonumore, dico bene?
Io sono un ottimista, un uomo molto sereno: a 18 anni volevo fare l’attore e a 80 e passa ancora lo faccio. Ho una buona famiglia, ho figli, sono nonno e sono contento che i miei colleghi abbiano successo. Non sono invidioso e non lo sono mai stato e amo dare consigli, ecco perché da 21 anni dirigo una scuola, a Roma, che si chiama Ribalte.
Teatro