Teatro

Daniele Salvo dirige l''Edipo re' di Sofocle per la stagione 2013 dell'INDA

Daniele Salvo dirige l''Edipo re' di Sofocle per la stagione 2013 dell'INDA

Sarà l’”Edipo re” di Sofocle, diretto da Daniele Salvo, ad aprire, l’11 maggio, il XLIX Ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa.
Ad alternarsi con questa pièce, durante la settimana ci sarà un’altra tragedia sofoclea, “Antigone”, diretta da Cristina Pezzoli, e, tutti i lunedì, una commedia di Aristofane, “Donne al parlamento”, regia di Vincenzo Pirrotta. Gli spettacoli si susseguiranno fino al 23 giugno.
Tra gli eventi in programma, il 10 e 11 maggio, ci sarà un convegno internazionale di studi sul dramma antico dal titolo “Edipo nella modernità”.
Una stagione indubbiamente speciale visto che, alla vigilia del centenario dell’INDA (che cadrà il prossimo anno – la prima rappresentazione ci fu nell’aprile 1914 con “Agamennone” di Eschilo, traduzione di Ettore Romagnoli e scene di Duilio Cambellotti), è stato nominato come Commissario Straordinario dell’INDA, Alessandro Giacchetti che ha assunto gli incarichi già attribuiti al consiglio di amministrazione e al Sovrintendente.

Dicevamo: ad aprire le rappresentazioni, l’11 maggio, sarà “Edipo re” di Sofocle, diretto da Daniele Salvo, regista ormai di casa al Teatro Greco (è stato anche attore e assistente alla regia in pièces più datate), a suo agio con Sofocle, avendo già diretto con successo, negli anni passati, due opere del celebre tragediografo: nel 2009, “Edipo a Colono” (con Giorgio Albertazzi) e poi, nel 2010, “Aiace” (con Maurizio Donadoni) che gli valse un Premio Golden Graal.
Ad interpretare il ruolo di Edipo nella nuova produzione ci sarà Daniele Pecci. Accanto a lui, tra gli altri, Ugo Pagliai, Laura Marinoni, Mauro Avogadro e Maurizio Donadoni (il quale peraltro, sarà anche in “Antigone” della Pezzoli; in entrambe le pièces nel ruolo di Creonte).
La storia di Edipo è ben nota. Figlio di Laio e Giocasta, sovrani di Tebe, sulla sua nascita pesa il responso di un oracolo, secondo il quale, cresciuto, avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Laio, spaventato dalla profezia, affida il bambino a un servo con l’ordine di dargli morte, ma il servo ne ha pietà e lo abbandona sul monte Citerone dove sarà allevato da Polibo, pastore del re di Corinto, e sua moglie Merope. Edipo, cresciuto e convinto che quelli siano i suoi veri genitori, volendo sfuggire alla minaccia rivelata dall’oracolo, abbandona i monti e si avvia verso la città. Sulla strada si scontra con un vecchio signore che gli intima di liberare il passo. L’animata discussione degenera in lite ed Edipo ha la meglio sullo sconosciuto, uccidendolo. Poi nei pressi di Tebe affronta la Sfinge che tortura i viandanti e ne scioglie l’enigma. Edipo in virtù di questo gesto eroico, sposa la regina Giocasta, vedova, e la rende madre di quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Scoppia la peste a Tebe: l’oracolo di Delfi annuncia che solo la purificazione dall’uomo che contamina la città (avendo egli ucciso il padre e ingravidata la madre) può liberare dal morbo letale i tebani. Edipo da buon re si lancia alla caccia dell’incestuoso parricida per scoprire, infine, anche grazie all’indovino Tiresia, che l’uomo che aveva ucciso sulla strada era il suo vero padre, Laio, che Giocasta, la donna che ha sposato e con cui ha messo su famiglia, è sua madre e che Polibo e Merope non sono i suoi veri genitori; quindi il colpevole è proprio lui. Sconvolto, si strappa gli occhi con la fibbia della cinta di Giocasta, sua madre e moglie, che già si era tolta la vita per il dolore e la vergogna. Cieco e maledetto, dopo aver affidato i figli e il regno al cognato Creonte, si avvia verso Colono, alle porte di Atene, in un cammino di espiazione.

Il regista Daniele Salvo, in prova a Siracusa, mi ha raccontato qualcosa del suo allestimento dell’”Edipo re”.
Riguardo a Sofocle: dice <<È un autore molto interessante, molto complesso e che si presta a interpretazioni molto estreme e differenziate. >>
Poi racconta la sua visione dell’opera: << nel caso dell’”Edipo re”, ho voluto farne una versione molto poco ortodossa. Cioè: come nelle visioni anamorfiche dei quadri di Salvador Dalì o di Holbein dove vedi dentro la stessa cornice, due o tre immagini diverse, cioè vedi le immagini, appunto, non so, delle figure umane, poi se guardi bene vedi un teschio, poi se guardi bene vedi un’altra cosa ancora, ... ecco, un po’ la stessa cosa con il testo dell’”Edipo re”, nel senso che normalmente si cavalca un’interpretazione univoca (anche perchè visti i temi trattati, molto scottanti, cioè l’incesto, il parricidio,... questo tipo di tematiche!) negli anni il testo, diciamo, ha subito un po’ una deriva ermeneutica [...] di un Edipo quasi salvifico; mentre invece io ho cercato di avere due o tre interpretazioni diverse, di allinearle dentro il testo e di lasciare agli spettatori la libertà di potere scegliere una linea di interpretazione. [...]
Qui siamo in una Tebe omertosa. Cioè: in questa città molti sanno, qualcuno non sa, sicuramente tutti fingono di non sapere [...] Invece normalmente, diciamo, si cavalca l’interpretazione che nella città nessuno sa nulla, che Edipo in fondo non sa nulla,...
Invece inconsciamente Edipo sa, Giocasta sicuramente sa, etc. etc. Infatti, nel testo si parla di un complotto fra Tiresia e Creonte [...] Ci sono tantissimi segni che indicano l’ambiguità del testo.
Ecco, fondamentalmente, riassumendo, ho voluto salvaguardare questa ambiguità e portare lo spettatore al centro di un incubo, al centro di un sogno che però non è un sogno salvifico, ma invece il sogno viene usato per nascondere. E si entra in una dimensione che poi fondamentalmente è anche quella freudiana, se vuoi, onirica. Completamente onirica. Tutto quanto come fosse un sogno di Edipo. Una specie di processo che lui intenta nei confronti di se stesso, una specie di auto-analisi.

Ripercorrendo le tre tragedie sofoclee che hai allestito in questi anni per l’INDA, e sopratutto pensando a “Edipo re” e ad “Aiace”, quello che mi ha colpito è che il “percorso” che fa fare Sofocle ai protagonisti di queste due pièces sembra l’uno il contrario dell’altro, nel senso che Edipo va un po’ alla ricerca di sé stesso (ha delle verità che lo riguardano che gli sono state dette dagli oracoli e deve sapere se sono vere oppure no e quindi, va alla ricerca di sé), invece Aiace, al contrario vuole sfuggire da se (la dea Atena per punirlo gli ha fatto sterminare il bestiame degli Achei senza che lui se ne accorgesse, poi quando egli ritorna in sé e se ne rende conto, cade in prostrazione e tenta di sfuggire da sé, anche uccidendosi).
E a me ha colpito questo fatto: sono in pratica l’una il contrario dell’altra...

Sì, è vero, un po’ questo è vero.

... E quindi Sofocle ha condotto una specie di studio completo sul “sè” e sul rapporto con il “potere” perchè in un certo qual modo la loro ricerca/fuga dipende dal fatto che non sono loro che comandano sulle loro stesse vite...
Sì, è vero questo.
In fondo Aiace si uccide per vergogna. Un po’ quello che fa Giocasta. Nel senso: il suicidio di Giocasta è determinato dal “laidos”, dalla vergogna.
Edipo sfugge, in fondo [...] ha un desiderio di ricerca e di definizione di se stesso, però certamente o almeno nella mia versione, lui si “illude” di avere risolto l’enigma della sfinge, cioè cosa è l’uomo. Ha risposto probabilmente superficialmente a questa domanda. Quindi nel mio allestimento ho inserito lo spettro della sfinge che in realtà non è stata sconfitta: è stata sconfitta solo apparentemente. Il mistero dell’uomo in realtà non è risolto.
Si illude di risolvere con la razionalità il mistero dell’uomo; in realtà non guarda meramente dentro se stesso. Cioè: fa un percorso per analizzarsi, per guardare dentro se stesso, però solamente alla fine arriverà alla consapevolezza: il dolore procura la conoscenza.

In “Edipo re”, oltre Maurizio Donadoni (che c’era anche in “Aiace”) che interpreta Creonte, tra gli altri attori, c’è anche Ugo Pagliai che interpreta Tiresia.... E nel ruolo del protagonista, Edipo, c’è Daniele Pecci con il quale, mi sembra, in passato non hai mai collaborato...
No, no.
Con Daniele io intendevo fare un Edipo molto giovane, un Edipo molto dinamico. [...] normalmente si da una visione dell’Edipo come un personaggio con cui un grande attore arriva a 60 anni, o 65 anni,… però non è proprio corretto, nel senso che Edipo anagraficamente dovrebbe averne 30.
E in più, questo è molto importante per il rapporto con la madre, che è una madre ancora sensuale! Infatti ho scelto Laura Marinoni per quel ruolo perchè porta un certo tipo di femminilità.
E, sopratutto, qui cerco una recitazione antiretorica, quindi non una recitazione stilistica ma, diciamo, la ricerca di una verità interpretativa. Contemporanea. Questo è anche il senso di una collaborazione con Daniele. Ci stiamo lavorando molto.

Quali sono gli elementi che non devono mai mancare in una tua regia? Cioè, voglio dire, è differente lavorare nel Teatro Greco di Siracusa rispetto agli altri teatri, devi sdoppiarti e fare cose diverse, oppure c’è un elemento comune in tutto ciò che fai?
No, c’è un elemento comune sicuramente.
È differente perché il Teatro Greco è un luogo straordinario, è un luogo che ha le sue leggi proprie, che va rispettato e che pone dei vincoli che vanno rispettati, ma sono anche molto stimolanti!
Certamente quello che non deve mai mancare in una mia regia è, intanto, la ricerca recitativa. Questo senz’altro!... Il rapporto con la musica, che è una cosa molto importante...

... Infatti collabori spesso con Marco Podda che è un po’ il tuo autore-delle-musiche simbolo quasi ...
Sì, che poi è uno scienziato che studia gli effetti del suono sulla psiche umana, e quindi il lavoro è un po’ questo,… cioè il lavoro legato a un utilizzo del suono non convenzionale.
Il suono che “significa” di-per-sé non è “solamente” al servizio del linguaggio in modo convenzionale. E quindi si cerca, diciamo, un coinvolgimento emotivo tramite tutti i codici espressivi; quindi: la musica, le luci, etc, etc. Cioè: si cerca fondamentalmente un coinvolgimento totale dello spettatore.
La sfida qui a Siracusa è ancora maggiore perchè il pubblico è eterogeneo; quindi: c’è lo spettatore assolutamente competente, c’è lo spettatore che non sa nulla di cultura greca o di filosofia greca; c’è lo spettatore capitato lì per caso... E quindi è necessario coinvolgere lo spettatore a più livelli percettivi e colpire lo spettatore in modi diversi con più stratificazioni.
Però questa è una cosa molto bella perchè ti obbliga a fare un lavoro molto profondo, in realtà, sul testo e sugli interpreti.

Un’ultima domanda. All’INDA ci sono stati dei problemi perchè è finito il mandato del Sovrintendente ed è arrivato un Commissario Straordinario. Per voi artisti cosa ha comportato questo?
Per gli artisti, in realtà, non ha comportato molto, se non che si è avuto a disposizione un periodo più limitato di prove e quindi questo ci obbliga a fare molte più ore. [...] c’è una maggiore attenzione anche a quello che si fa, credo. E questo può anche essere positivo e certamente comporta una maggiore responsabilità [...] bisogna assolutamente andare a colpo sicuro, cercare di fare un “prodotto”, chiamiamolo così, anche se è un termine brutto, ma insomma un “lavoro” molto onesto. Molto onesto in tutti i sensi. Trasparente. È quello che stiamo cercando di fare. Tutti gli artisti impegnati qui stanno portando la loro forza, la loro dedizione, la loro fatica, perché appunto si prova tantissime ore, di notte, al Teatro Greco etc. con il massimo impegno.

Grazie, Daniele!


Queste le date precise dell’”Edipo re”, come riportato dal calendario sul sito internet della Fondazione INDA:
a maggio: sab. 11, merc. 15, ven 17, dom. 19, mart. 21, giov. 23, sab. 25, merc. 29, ven. 31;
a giugno: dom. 02, mart. 04, giov. 06, sab. 08, merc. 12, ven. 14, dom. 16, mart. 18, giov. 20 e sab. 22.