Teatro

Duplice riconoscimento per Massimiliano Pironti a MILANO DANZA EXPO 2012

Duplice riconoscimento per Massimiliano Pironti a MILANO DANZA EXPO 2012

Nell’ambito di Milano Danza Expo 2012 (dal 23 al 25 novembre presso il Parco Esposizioni Novegro – Milano) verrà attribuito un duplice riconoscimento a Massimiliano Pironti, classe 1981: il primo, durante la celebrazione del  7° Musical Day,  come miglior performer maschile musical 2011/2012 (stagione che lo ha visto tra i protagonisti del musical Sister Act, nel ruolo di T.J., n.d.r.); un ulteriore Premio alla Danza, gli verrà attribuito (insieme con artisti internazionali del calibro di David Parsons, Raffaele Paganini, Miguel Angel Zotto, solo per citarne alcuni, n.d.r.), in questo caso con la seguente motivazione: “artista completo, vicino a molteplici espressioni artistiche, icona fresca e dinamica della migliore nuova generazione di performer”.
Massimiliano, in questi anni, ha partecipato a numerosi musical di successo, tra i quali, oltre al già citato Sister Act, sono da ricordare Peter Pan (come protagonista nel 2009 e nel 2010) e  Flashdance (stagione 2010/2011, nel ruolo di Jimmy).
Attualmente è in scena al Teatro Nazionale di Milano, dove interpreta l’intenso ruolo di Bobby C. nel musical "La febbre del sabato sera". In questa intervista racconta la nuova esperienza, il suo rapporto col mondo della danza e svela anche un “sogno del cassetto” che insegue con particolare impegno.

Massimiliano, ancora una volta un musical con Stage Italia. Cosa puoi raccontarci di questo ruolo ne La febbre del sabato sera?
«Innanzitutto è un personaggio che io amo alla follia! Sinceramente, non pensavo di ottenere la parte, perché è un ruolo talmente difficile da interpretare, è uno dei “sogni nel cassetto” per chi fa questo mestiere. Lo sento molto vicino a me, perché Bobby C. un po’ mi somiglia, è sensibile, diverso dal resto del gruppo che gravita intorno a Tony Manero. E’ un po’ sfortunato e si distingue proprio per la sua dolcezza. Lui ha un problema serio, chiede aiuto, ma non viene ascoltato…»

Bobby C. rappresenta, dunque, la “molla” che fa scattare in Tony Manero la volontà di non smettere di credere nei propri sogni…
«Certo. Nella storia, la morte di Bobby incide particolarmente sulle scelte future di Tony».

Sei d’accordo sul fatto che in Italia si parla poco della danza, abbandonandola quasi a se stessa, soprattutto a livello economico?
«Assolutamente sì. Io nasco come ballerino, quindi lo so. Ora faccio parte del mondo del musical e fortunatamente riesco a lavorare tutti gli anni, le possibilità sono maggiori in questo settore, rispetto a chi fa solo il ballerino. In Italia, la realtà della danza è veramente triste; io ho tanti amici che si trasferiscono all’estero perché qui non trovano lavoro. Non esistono compagnie, ce ne sono un paio, forse, le più grandi, che ovviamente possono dare lavoro a poca gente; le altre non hanno fondi ed è veramente assurdo».

Quindi, un percorso professionale all’estero è una scelta in qualche modo utile alla formazione di un ballerino?
«Certo, ovviamente tutti vorrebbero lavorare in Italia, ma proprio non c’è la possibilità. Chi vuole fare il ballerino a un alto livello deve andare all’estero. E’ triste, ma la realtà è questa».

A livello didattico, qual è la situazione italiana?
«Serve maggiore professionalità, a partire dagli insegnanti. Bisogna insegnare ai futuri performer come si studia la danza, come si “suda” per arrivare a un certo livello. Ormai si fa un po’ di tutto, però non si fa bene niente…»

Forse non si tratta solo di una carenza a livello di metodo, a volte ci si rende conto proprio della mancanza di “addetti ai lavori”, di persone che operano dietro le quinte. Perché non è sempre facile coniugare l’esperienza artistica con la didattica…
«I meccanismi di selezione sono carenti in ogni ambito, da sempre. Ovviamente le scuole devono sopravvivere. La cosa importante è non illudere i ragazzi, perché lo sappiamo che non tutti possono fare questo lavoro.  Comunque la danza copre davvero l’intero arco della vita, assumendo diverse forme. Certo, è difficile ballare a 50 anni, ma un ballerino può in seguito diventare insegnante o coreografo».

Altri “sogni nel cassetto”?
«Un sogno che nulla ha a che vedere col mondo del musical è quello di aprire una galleria d’arte tutta mia, nella quale esporre le mie opere, perché io adoro dipingere».

Sito ufficiale dell’artista: www.massimilianopironti.com