Teatro.it intervista la direttrice dell'area ragazzi al Teatro Nazionale di Genova: "Portiamo in sala e nelle scuole esperienze emotive e artistiche condivise per bambini e adulti"
Se pensate che per fare teatro per bambini bastino testi basici, due smorfiette e costumi colorati, siete fuori strada. Parola di Elena Dragonetti, creatrice di spettacoli multilivello che tengono avvinti e fanno pensare esseri umani dai 3 ai 100 anni e oltre.
Dragonetti è attrice, autrice e regista. Diplomata alla scuola di recitazione del teatro Stabile di Genova, ha seguito corsi di alta formazione all'Accademia Teatrale di Varsavia, frequentando gente del calibro di Tomi Janežič e Peter Brook. Ha fatto parte del Living Theatre, della compagnia Grand Bal di Parigi; dopo una serie di esperienze in giro per l’Italia, dal 2021 è direttrice artistica del Teatro Ragazzi per il Teatro Nazionale di Genova.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
“Con il mio lavoro – afferma Elena Dragonetti - provo a sfatare un’immagine molto radicata nel sentire comune: e cioè che la differenza tra il teatro per ragazzi e quello per adulti sia una differenza di qualità”.
Ovviamente non è vero
No. Quello per i ragazzi è un teatro dedicato, pensato per un pubblico speciale, particolare. Un pubblico che è in fase di scoperta, crescita, curiosità. Una fase in cui l’immaginazione è a portata di mano. Ma tutti siamo stati bambini e dentro di noi lo rimaniamo. Perciò se il teatro per ragazzi è fatto bene, di qualità, anche il pubblico adulto non vede l’ora di assistere agli spettacoli.
Non è facilissimo
Ci proviamo nelle nostre produzioni, ma anche nella scelta accurata delle ospitalità. Andiamo alla ricerca di questo mondo estremamente vasto e variegato scandagliando l’universo dei festival specializzati e delle varie realtà emergenti. Sapendo che non è facile creare uno spettacolo per questo tipo di pubblico.
Perché?
La gente pensa che creare uno spettacolo per ragazzi sia semplice. La verità è che è un processo molto complesso, che apre mondi, spazi di ricerca artistici enormemente vasti. Basti pensare al teatro di figura, che utilizza marionette, pupazzi, burattini. L’abilità nella manipolazione e la qualità artigianale delle marionette trasformano oggetti inanimati in materia viva. Ma ci sono anche il teatro delle ombre, o il teatro su nero: quello che fa apparire le cose dal nulla e le fa muovere magicamente sul palco senza che si capisca come accada. C’è lo studio di tecniche e materiali specifici. Il teatro ragazzi ha fatto nascere e sviluppare modi estremamente ricchi di espressione: che in alcuni casi il teatro degli adulti sta iniziando a prendere a prestito.
Un solo teatro per tutti, grandi e piccoli
Se la qualità artistica è elevata, i confini diventano labili. Noi del TN Genova, per esempio, abbiamo la stagione Sabato a Teatro: una rassegna pomeridiana di spettacoli per ragazzi, dove gli adulti non sono semplici accompagnatori ma protagonisti di una esperienza condivisa. Nella scorsa stagione abbiamo inserito tre eventi serali tout public, e abbiamo visto arrivare anche adulti senza bambini: per noi è una vittoria.
Quando si è avvicinata al teatro ragazzi?
Subito dopo la scuola di recitazione, ho iniziato a lavorare al Teatro dell’Archivolto di Genova. Facevo l’attrice nel teatro ragazzi con il regista Giorgio Scaramuzzino, affiancandolo nei laboratori: soprattutto con gli adolescenti. Ma contemporaneamente facevo anche teatro per gli adulti. Ho sempre pensato che il teatro ragazzi sia una palestra straordinaria per un giovane attore: i bambini sono splendidi, sanno capire se stai parlando davvero a loro o se fingi; capiscono se li stai coinvolgendo, perché sono puri.
Ma a che serve il teatro, soprattutto per i ragazzi?
Da una parte c’è idea che il teatro debba fare intrattenimento: divertimento e basta. Dall’altra c’è l’idea che debba essere per forza didascalico, insegnare qualcosa. Le scuole spesso chiedono al teatro di essere didattico.
E cosa pensa invece Elena Dragonetti?
Io credo che una cosa non escluda l’altra. Il teatro a scuola è un contatto con l’arte, teatrale in questo caso: con tutto quello che rappresenta l’arte. E poi è soprattutto arte dal vivo, una cosa rivoluzionaria in questo mondo dove tutto è registrato e replicabile all’infinito. L’esperienza del teatro accade solo per il pubblico presente in quel momento, non è filtrata da un mezzo tecnologico. Il teatro è arte viva tra persone vive: attori e spettatori. E ogni replica è diversa.
Come reagiscono i bambini?
Spesso arrivano in teatro pensando di vedere un film, e quando scoprono la verità sono completamente conquistati dall’emozione. Ogni spettacolo deve essere una proposta di esperienza artistica. Può insegnare o no, divertire o no: ma ogni esperienza artistica lascia un segno.
Quindi il teatro per ragazzi può non essere didascalico ma deve essere formativo?
E’ importante il contatto con l’arte, qualunque essa sia. Poi, se viene anche veicolato qualcosa, ben venga. Vorrei uscire dall’idea di insegnare la vita attraverso il teatro. L’arte aiuta a crescere e a sviluppare la propria sensibilità, indipendentemente dall’argomento veicolato.
Che succederà nella prossima stagione del TN Genova Ragazzi?
Daremo priorità a spettacoli che abbiano un percorso di qualità artistica teatrale interessante, con uno sguardo oltre confine. All’estero il teatro per ragazzi è molto importante e ha ampio spazio di ricerca. Apriamo la stagione con lo spettacolo Imagine toi di Julien Cottereau: un clown mimo rumorista divertente e magico che ha lavorato anche con il Cirque du Soleil. Cottereau crea uno spettacolo senza oggetti in scena, ma si vede tutto quello che lui crea. Uno spettacolo di pura immaginazione.
Poi per il terzo anno arriverà una compagnia italiana che amiamo molto: Zaches Teatro. Fanno un lavoro estremamente interessante di ricerca estetica, unita al desiderio di andare a recuperare l’anima più ancestrale e antica nelle fiabe più conosciute: ripulendole da tutti gli addolcimenti, gli abbellimenti, le rassicurazioni che sono state inserite negli ultimi sviluppi delle fiabe, fino ad arrivare a Walt Disney. Le fiabe originali sono spesso dure, essenziali, asciutte.
Quest’anno ospitiamo Cappuccetto Rosso, l’anno scorso Cenerentola. A fine spettacolo diamo la possibilità a bambini e genitori di parlare con gli artisti: scopriranno così che anche la fiaba di Cappuccetto Rosso in realtà ha un finale meno rassicurante. Poi ci sarà il mio spettacolo Lettere da molto lontano, capace di parlare a diversi livelli di lettura.
Cosa intende con diversi livelli di lettura?
Quando lo proponiamo nelle scuole elementari lo facciamo accompagnare da un laboratorio di filosofia da tenere nelle classi. Diamo ai ragazzi la possibilità di allargare i cerchi dello spettacolo come un sasso nello stagno. Proponiamo spettacoli a misura di spettatore, ma che aprono riflessioni.
Dopo Lettere da molto lontano i bambini si interrogano sugli animali, su sé stessi, sugli altri. Una nostra nuova produzione sarà In…segnami in silenzio: un lavoro sul silenzio e la lingua dei segni, e su come in alcuni casi la comunicazione e la parola diventano corpo che danza.
Una stagione abbastanza ricca
Usiamo tre delle quattro sale del TN Genova: il teatro Duse, il Modena e la Sala Mercato. Una decina di appuntamenti alle 16, poi tre spettacoli tout public alle 19.30.
Poi il lavoro nelle scuole
Quest’anno oltre agli spettacoli vorremmo proporre un laboratorio dedicato ai genitori, con merenda finale. Si intitola Libri per danzare, in collaborazione con la rivista Andersen. A fare lo spettacolo sarà una danzatrice. Ogni volta sarà scelto un libro da abbinare allo spettacolo; ci sarà un laboratorio di movimento e danza rivolto a genitori e bambini, insieme: un’esperienza da condividere.
Una cosa inusuale
E’ vero. Purtroppo ci sono in giro poche possibilità di esperienze dedicate a entrambi: di solito l’interazione si limita al genitore che accompagna il figlio e poi aspetta che tutto finisca. Noi vogliamo fare il contrario.
Il problema è quello di portare a teatro gli adolescenti, più che i bambini
Si. Infatti abbiamo tre appuntamenti dedicati a loro, in serale. Possono venire con gli amici o la famiglia. Sono spettacoli che parlano dei loro problemi, della loro età. Anche qui è interessante vedere la condivisione tra generazioni. Dopo lo spettacolo ci si ferma a parlare, in modo trasversale. Al mattino invece andremo direttamente nelle scuole medie: proporremo per esempio uno spettacolo sull’industria tessile, oltre a corsi di recitazione e critica teatrale
Il teatro fuori dal teatro, quindi?
Non proprio. Vogliamo entrare in contatto con quelli che saranno gli spettatori di domani per portarli dentro il teatro. Tutti sappiamo quanto è importante entrare in sala e sentirsi parte di un evento-emozione che sta per iniziare. Ma sono due anni che chiudiamo la stagione in un bosco: c’è un’azienda agricola sociale a Neirone, in provincia di Genova, che ha voluto creare uno spazio culturale sul suo terreno. Li abbiamo aiutati a costruire un palcoscenico nel bosco, e facciamo l’ultimo spettacolo della stagione lì. Poi si mangiano i prodotti dell’azienda agricola.