Dopo aver illustrato le novità riguardanti l'imminente nuova edizione del Napoli Teatro Festival, Luca De Fusco si concede a rispondere, finalmente alle polemiche che, nel corso dell'anno, si sono moltiplicate. "Faccio una premessa, e non lo dico ipocritamente: io ho molta comprensione verso le persone che si sono riunite al PAN (il Palazzo delle Arti di Napoli dove un nutrito gruppo di artisti si incontra per reagire alla politica teatrale che ora regola Napoli, dalla quale dissentono, ndr), poiché esprimono un disagio ed una rabbia del tutto tipica della loro età (gran parte, se non tutti, sono molto giovani) e di questo momento: sono andato in Spagna ed ho scoperto che il teatro Liceu di Barcellona chiude ad aprile per poi riaprire a novembre, restando quindi chiuso per ben sei mesi. Qui, probabilmente, succederà di peggio, e i manifestanti del PAN hanno ceduto all'irresistibile tentazione, antica come la storia umana, del capro espiatorio. È paradossale, però, che coloro che contestano perché il teatro Stabile non paghi, si riuniscano in una sede del Comune di Napoli che incarna la principale motivazione per cui lo Stabile non paga (Il PAN è in forte crisi economica e gestionale, ndr) . Sembra "Il tema del traditore e dell'eroe" di Borges,dove colui che fa l'indagine è anche l'assassino. "
Una delle più insistenti riguarda il suo doppio incarico direttivo: al Festival e allo Stabile.
Effettivamente, se si ragiona nei termini in cui si auspicherebbe a tante piccole risorse a tutti, sul modello delle vecchie sovvenzioni a pioggia che venivano erogate dal ministero, ci si chiede effettivamente perché dare ad una sola persona due direzioni, visto che allo stabile addirittura eleggevano un direttore e ben 4 componenti di un comitato artistico, riuscendo nel capolavoro di avere un teatro solo e cinque direttori. Purtroppo quello che non riesco a spiegare, o, meglio, lo dico cento volte e nessuno me lo pubblica per bene, è che quando tornando dal Veneto mi riaffacciai da queste parti, studiando al situazione di bilancio dello Stabile di Napoli mi convinsi che se non accorpato, federato, unito, col Napoli Teatro Festival, così come vogliono i proprietari, sarebbe morto. Quindi l'allora presidente Sergio Sciarelli durante la conferenza stampa nel giugno dello scorso anno, presentando la mia prima stagione, testimoniò che, seppur appena arrivato, avevo portato con me una quantità tale di denaro che permetteva al teatro Stabile di Napoli di tappare il buco creatosi nei due anni precedenti, non certo per colpa di Andrea De Rosa, ma semplicemente perché i contributi sono sempre minori e la spesa non è contraibile, per cui oramai i contributi coincidono con le spese fisse della macchina di un teatro che ha il minor numero di dipendenti in Italia, per cui se non c'è qualcuno che ci metta dei soldi in più per far andare avanti l'attività, il Mercadante resterebbe aperto solo per dare lo stipendio ai dipendenti. Posso sicuramente dichiarare che il Festival avrebbe potuto vivere senza il Mercadante, ma il Mercadante non sarebbe potuto sopravvivere senza la Fondazione Campania dei Festival, che in questi due anni è stato il sostenitore più importante del Teatro Stabile di Napoli, anche più del Comune, anche perché, e non per colpa del Sindaco De Magistris ma per la situazione che lui stesso ha trovato, ci deve ancora dare le sovvenzioni relative al 2008, record negativo assoluto di tutti i teatri stabili italiani. La Fondazione, quando può cerca di contribuire con i soldi, e non con una postazione di bilancio. È molto divertente ed appassionante organizzare il Napoli Teatro Festival, ed io potrei serenamente dedicarmi a fare solo questo e basta, e sarei pronto a farlo se ci fosse qualcuno che mi dimostrasse che il Teatro Stabile di Napoli è in grado d'avere una vita dignitosa con un apporto economico nuovo che io ora non vedo. Sinceramente non capisco perché di questo non si parli, essendo questo IL problema. Chi tifa per la fine della doppia direzione, o ha trovato un signore che mette circa 1.000.000,00 di euro all'anno, e li mette possibilmente in contanti, oppure sta tecnicamente tifando per la chiusura dello Stabile. Basti dire che il personale che è stato giustamente formato dai miei predecessori, tanto per intenderci dalla "scuola Martone", è diventato ora un grande tifoso di quest'alleanza Stabile-Fondazione, perché sa che ad essa si deve la nostra sopravvivenza. Una mia amica scrittrice dice, con un efficace slogan, "nessuno ha capito che per De Fusco il Mercadante è un problema, mentre, ad oggi, per il Mercadante De Fusco è l'unica soluzione." Naturalmente nessuno è insostituibile, di soluzioni se ne può trovare un'altra, ma per ora, pur avendo letto ed ascoltato centinaia di proclami e progetti per il futuro, di soluzioni per non far chiudere il Mercadante io non ne ho ascoltate.
È però stata più volte accusata un'incompatibilità formale tra le due direzioni
È ovvio, e so che il Ministero sta anche rispondendo in questo senso, che non possono dirigersi due istituzioni finanziate entrambi dal FUS. Ma è noto, però, che la Fondazione non è finanziata dal FUS, anzi serve da vettore anche per finanziare altre importanti istituzioni culturali in Campania, perché, come è noto, chi riceve importanti sovvenzioni europee non può essere soggetto ad importanti sovvenzioni ordinarie, altrimenti sarebbe doppiato. Il Festival è stato, sì, in passato, sovvenzionato dal Ministero, ma alla sua nascita, poi, purtroppo, è uscito da questo genere di sovvenzione. La sovvenzione europea è stata una geniale idea, non so se di Rachele Furfaro (ex presidente della Campania dei Festival, ndr), di Renato Quaglia, o dello stesso Antonio Bassolino, geniale perché altrimenti il Festival non ci sarebbe più, ma ciò comporta una serie di obblighi per la Fondazione. Il primo è quello di imparare a rendicontare, dove i signori di cui sopra, purtroppo, non hanno mostrato altrettanta genialità, secondo che per esempio non si può avere contemporaneamente anche un'importante sovvenzione statale fissa. L'abbiamo avuta una sola volta come progetto speciale, ma non come sovvenzione ordinaria. Quindi non c'è, nella realtà dei fatti, alcuna incompatibilità
Un'altra polemica ha investito lo spettacolo che lei ha firmato alla scorsa edizione del Festival, l' "Opera da tre soldi", per i costi che alcuni hanno trovato eccessivamente elevati.
La vituperata "Opera a tre soldi" con i suoi 600.000,00 euro al giorno della prima, e non 700.000,00, 900.000,00 o 950.000,00 come ho sentito dire , da chi evidente da, è il caso di dirlo, i numeri, non ha sforato il suo preventivo. 600.000,00 euro non è un costo scandaloso, poiché sono sicuro che lo Stoppard dello Stabile di Torino e di Roma, con 32 attori, sarà costato senz'altro di più, così come i "Demoni" di Stein, che, inizialmente prodotto dallo Stabile di Torino che non l'ha mai portato in scena, costarono a quello stabile 600.000,00 euro che furono letteralmente buttati via, ma lì non ci fu nessuna rivolta. Chissà perché! L'"opera da tre soldi", con la scenografia firmata da Plessi che è costata 60.000,00 euro, è costato tanto perché ha dato lavoro a tanta gente, 23 persone in scena, 18 in buca, registrando il tutto esaurito nelle principali città italiane, Napoli, ma anche Venezia, Roma, Trieste. Migliaia di spettatori che, forse per vedere Ranieri o la Sastri, magari pensando che cantassero "Rose Rosse" o "Bambenella", hanno di fatto scoperto che esiste l' "Opera da tre soldo" di Brecht, quindi abbiamo fatto anche un'opera di divulgazione culturale.
Si contesta, però, il mancato pagamento di chi ha lavorato alle scorse edizioni del Festival
La cosa più vera e più importante che dicono coloro che ci contestano è che ancora non abbiamo pagato tutti. È vero, ed in un momento così difficile direi che è drammaticamente vero. Però vorrei spiegare con calma perché. Quando viene stanziata una cifra per un progetto POR, il 33% viene subito erogato, quale acconto, immediatamente all'approvazione del progetto stesso. I successivi soldi vengono rendicontati all'approvazione della rendicontazione delle fatture presentate. Alla presentazione delle fatture per un altro terzo di spese, la cifra viene saldata, e così il progetto si chiude. Quando siamo arrivati, tranne il primo POR che era andato completamente saldato, abbiamo trovato che tutti i progetti, tantissimi, per una cifra pari a circa 15.000.000,00 di euro, erano allo stato di acconto, quindi al primo scalino del processo di sovvenzione, per nessuno di questi progetti era stato rendicontato, quindi approvato e pagato, nemmeno il secondo scalino. Per l'acconto non è necessario presentare fattura, ma alla semplice approvazione del progetto la cifra, come dicevo, viene immediatamente erogata in percentuale d'acconto. Ciò ha creato un enorme ingorgo, come un'automobile che di traverso blocca tutte quelle che dopo di lei devono immettersi nel medesimo tunnel. Voglio precisare che non intendo dire che Quaglia o Furfaro fossero in mala fede, ma che il lavoro della rendicontazione è un lavoro difficilissimo, tra i più difficili che esistono, e quindi il flusso si era bloccato. Addirittura ho saputo che in amministrazione erano andate perse delle carte e che alcuni dipendenti sono stati invitati a raccontare, giorno per giorno, ciò che avevano fatto nel secondo semestre 2008. Ogni fattura, se non debitamente quietanzata non permette di passare allo scalino successivo, per cui si crea un serpente che si orde la coda: se non hai soldi non puoi farti fatturare e quietanzare, se non ti fatturano non hai i soldi. Non c'è alcun buco, ma un'enorme massa creditoria e, quindi, debitoria. Il problema è riuscire a smaltire questi debiti. Ma il lavoro sta andando avanti con successo:in questi giorni, per la prima volta, è stato chiuso un POR per la sezione cultura qui in Campania.
A quale periodo si riferisce?
Alle prime tre edizioni del festival, ovvero 2008, 2009 e 2010, e, con uno sforzo enorme, stiamo chiudendo anche fino alla metà del 2012. Ora che abbiamo imparato la cosa diventerà senz'altro più facile, e consolo chi ci legge, nel senso che sono certo che il meccanismo si accelererà, ma si è anche dovuta stabilire un'intesa, cosa che mi permetto di dire che all'inizio c'è stata una grande difficoltà di comunicazione, tra i dirigenti regionali ed i nostri funzionari, perché delle spese che noi consideravamo ammissibili, loro non le consideravano tali perché non le avrebbero accettate a Bruxelles, pertanto abbiamo passato sei mesi a discutere sull'ammissibilità o meno di una spesa. Ciò ha sicuramente rallentato i pagamenti, non la Spektre, non il Regno del Male, e, soprattutto, e mi dispiace che l'abbiano detto i miei predecessori, non è vero che Caldoro abbia bloccato la liquidazione dei pagamenti per ottenere che Quaglia e Furfaro uscissero dalla Fondazione come i Cowboy assediati dai Pellerossa. La responsabilità è unicamente del meccanismo farraginoso e complicato, laddove i miei predecessori mi sembra si fossero specializzati più nell'ottenere acconti sulle approvazioni ai progetti, che in rendicontazioni. In fondazione oramai alloggiano un numero di funzionari regionali che rendicontano giorno per giorno, permettendoci di recuperare ciò che preesisteva dal 2009, quindi ai giornali che negano che le nostre difficoltà siano ereditate dal passato, noi diciamo invece che sì, è proprio così, e lo possiamo dire e dimostrare scientificamente con fatture alla mano.
Cosa invece risponde alle critiche dovute al progetto "Punta Corsara" che ancora vanta crediti dalla Fondazione?
È un problema molto delicato. Il progetto è stato presentato, approvato ed avviato prima del mio arrivo. Ora, dato che è esterno all'organizzazione del Napoli Teatro Festival, per il quale la Fondazione ha vinto un concorso con le altre città d'Italia, i funzionari regionali stessi hanno avuto dei dubbi ex post sul fatto che questo progetto potessimo o meno farlo noi. La regione Campania ha sempre giudicato la Fondazione Campania dei Festival un ente in house, benché ne mancasse la formalizzazione, perché la vecchia gestione della fondazione ha sempre affermato il contrario, sottolineando la lontananza della Fondazione Campania dei Festival dalla Regione Campania. Ma il Consiglio di Stato ha definitivamente chiarito la cosa dichiarando la Fondazione in house alla Regione Campania. Tant'è che la nuova gestione della Fondazione ha adeguato lo statuto ufficializzando esplicitamente la cosa. Questo in passato ha comportato che la Regione Campania ha sempre affidato alla Fondazione dei progetti senza mai fare bandi, e mentre la cosa è legittima se si parla del Napoli Teatro Festival, in quanto la fondazione è stata costituita appositamente, come recita lo statuto, stessa cosa non si può dire per il progetto Punta Corsara, quindi, a distanza, ahinoi, di anni, si è messa addirittura in discussione questa legittimità con cui la Regione Campania abbia scelto la Fondazione per il progetto Punta Corsara, agli occhi della Comunità Europea è questa un'assegnazione illegittima. Allo stato attuale sul progetto Punta Corsara, un progetto che vale 3.000.000,00 di euro, la Fondazione Campania dei Festival ha incassato 1.200.000,00, quale primo acconto per l'intero 2008 ed un acconto di 200.000,00 per il 2009. Il progetto Punta Corsara è un progetto triennale che la Fondazione ha ritenuto opportuno comunque di portare a compimento, spendendo tutti e 3.000.000 previsti per il progetto, , ma avendone incassati solo una parte, la parte scoperta di 1.800.000,00 corrisponde al pagamento di persone giustamente arrabbiatissime perché in credito. Questo problema, naturalmente, si risolverà, perché altrimenti si determinerebbe un buco che la Regione, essendo ora la Fondazione ufficialmente in house, non potrebbe sostenere, visto che ella stessa ha approvato il progetto.
Cosa la fa arrabbiare di più delle critiche che le vengono mosse?
Che ogni volta che si alza il sipario su questo o quello spettacolo del Festival ci sia qualcuno che dica, "invece di ingaggiare, ad esempio Bob Wilson, perché non pensate a pagare Punta Corsara?" Io non so come spiegare che non c'entra nulla. Sono due cose completamente diverse. Mi fa arrabbiare che, a differenza dei manifestanti del Valle di Roma o del Marinoni di Venezia, che lottano per la sopravvivenza dei due teatri, i manifestanti napoletani al PAN chiedano la chiusura del Festival. È l'unica manifestazione di cui si chiede la chiusura anziché la salvaguardia. Con la chiusura della Fondazione nulla dei problemi che stiamo affrontando andrebbe risolto. Anzi, nessuno rendiconterebbe nulla, e sarebbe la catastrofe, non solo per quel che riguarda un ipotetico futuro o per lo stato attuale, ma, soprattutto, per il passato. Davvero non riesco a capire come non si comprenda che il Mercadante sia vivo grazie alla Fondazione. L'idea che la chiusura della fondazione possa liberare i fondi stanziati è un'idea assolutamente errata. Leggo da un documento del PD e dalla commissione della Regione Campania del PD a Strasburgo : "Ad un anno e mezzo dalla chiusura formale dei programmi dei fondi europei 2007-2013 è stato impegnato solo il 34% dei fondi dedicati alla campania e di questi solo il 16% è stato effettivamente speso. " Ma questo che potrebbe sembrare un difetto della Regione Campania ad amministrare i fondi, è in realtà un modus comune anche per le altre regioni del sud Italia, tranne che, in parte, in Puglia e Basilicata. Il problema, ripeto, è uno: il non riuscire a spendere e quindi rendicontare i fondi europei. È questa una grande emergenza del meridione, un problema drammatico comune al mezzogiorno, e fare di tutto questo Luca De Fusco il capro espiatorio è davvero puerile, perché è del tutto evidente che questo problema è preesistente a me e mi circonda, nel senso che riguarda anche le altre regioni meridionali, nella cultura ma anche nelle sovrastrutture, come nei cantieri, ad esempio, nei quali si realizzano le gallerie. Inoltre, nello stesso documento si evince che nel complesso delle regioni italiane si è arrivati a malapena ad erogare il 17,05 dei fondi POR a disposizione per tutta l'Italia Meridionale. E questo a solo un anno dalla fine del POR. Un'altra critica che mi offende è che è stato detto che discreditavamo l'Italia in quanto non abbiamo ancora pagato le compagnie straniere partecipanti al festival, ebbene ci tengo a dire che ad oggi tutte le compagnie francesi, spagnole, tedesche, che hanno partecipato alle precedenti edizioni sono state saldate, e che stiamo saldando qualcuna della scorsa edizione, quindi nessun discredito internazionale.
Accanto alle critiche arrivano, per fortuna, anche le soddisfazioni, quali ha raccolto in quest'anno e mezzo di lavoro?
Tante. Questo è comunque il più bel lavoro che abbia mai fatto da quando faccio questo mestiere, e questa è la squadra più bella con cui abbia lavorato, ed è di grande soddisfazione vedere come in una cosa Napoli sia un'eccellenza. Persino la posizione del Calcio Napoli, in questo momento, con gran sofferenza per i tifosi, non è quella di una potenziale vincitrice di scudetto, mentre il Napoli Teatro Festival ha le carte in regola per vincere lo scudetto della più importante manifestazione teatrale italiana, ed essere un'eccellenza è motivo d'orgoglio. Io, inoltre, sto lavorando moltissimo all'allargamento del pubblico, per l'edizione di quest'anno, anche ai non napoletani, facendo un grande lavoro promozionale presso le capitali straniere per indurre turismo, e sono curioso, poi, di conoscerne i risultati. Certo che, come ricordavo anche nell'intervista che abbiamo fatto lo scorso anno, mentre in Veneto mi rimproveravano ogni tre mesi il fatto che fossi napoletano, ma a parte questo campavo tranquillo, qui non sono stato ancora accusato forse solo di pedofilia, ma a parte questo, credo di essere stato accusato di tutto. E ciò allena molto il mio sistema nervoso.
C'è poi la questione del POR di 11.000.000,00 di euro di cui si chiede l'annullamento
Molti non sanno che di questi 11.000.000 quasi la metà sono andati al Teatro San Carlo, e la Fondazione è infatti lo strumento con cui viene sostenuto il nostro lirico dai fondi POR. Ma anche questo non lo dice mai nessuno. Se si va a vedere, a parte il POR che sostiene il Napoli Teatro Festival, quest'altro su cui si è tanto discusso, e per il quale si è chiesto l'annullamento, è servito a tenere in salute il Teatro San Carlo, il Teatro Mercadante ed ha finanziato parzialmente alcuni festival in regione. Questo ritratto del sottoscritto quale Re Mida è assurdo: io sono solo colui al quale è chiesto di comporre un disegno culturale che possa far accedere al finanziamento, e per i successivi POR, sperando che ce ne saranno, sarò più attento ad essere strategico: il fine ultimo è dare una mano alle istituzioni, per garantire un buon flusso turistico.
Per concludere, quale può essere la strada per una larga intesa con i tanti lavoratori dello spettacolo che chiedono maggiori sicurezze e dignità per il loro lavoro?
I dissidenti che si incontrano al PAN hanno chiesto di fare una conferenza sul Mercadante al Mercadante (cosa che in verità mi pare un po' curiosa) ed hanno anche chiesto di parlare con tutti ma nessuno ha avuto la curiosità di venire a sapere dall'altra parte della barricata come sta la situazione, forse se ci incontrassimo e ci ragionassimo insieme, senza fare assemblee pubbliche o manifestazioni, tante cose si spiegherebbero.
(2. Fine)