Intervista a Germano Lanzoni, da attore principale del fenomeno social "Il Milanese Imbruttito" al ritorno in teatro con "Ci aggiorniamo! Dipendenze croniche di massa", ispirato dai grandi maestri comici milanesi
Attore comico, speaker, autore, consulente e comunicatore cresciuto tra gli spazi off, teatri e locali di cabaret di Milano, Germano Lanzoni, il volto e personaggio del Milanese Imbruttito, in scena con lo spettacolo Ci aggiorniamo! dipendenze croniche di massa. Solo sul palco, accompagnato unicamente dalla chitarra del maestro Orazio Attanasio, per raccontare dell’uomo contemporaneo alle prese con le “dipendenze” che accompagnano, anche senza volerlo, le nostre scelte quotidiane.
Lo incontriamo a Teatro per parlare del suo spettacolo, della sua milanesità, ispirata dalla grandissima tradizione comica degli anni sessanta/settanta, e della sua carriera professionale.
Lei è sulle scene da quasi 30 anni ma il grande successo è arrivato con "Il Milanese Imbruttito" nel 2014: quanto c’è di suo nella caratterizzazione di questo personaggio?
30 anni, potrebbe sembrare chissà quale carriera in realtà è il percorso cronologico di un giullare che ha cercato diverse piattaforme per trovare quella che meglio gli si addice. La mia fortuna principale è stata quella di aver avuto delle opportunità in base alle mie competenze: i villaggi, le radio, il cabaret, il teatro off e il web.
L’incontro con il Milanese Imbruttito è arrivato per una coincidenza astrale: i founders avevano bisogno di un personaggio e io allora interpretavo il Leghista ne Il Terzo Segreto di Satira, una parte del personaggio era quindi già in essere, questo è stato il seme di quello che poi è diventato il Milanese Imbruttito. I Founders hanno portato l’idea “Figa e fatturato”, cioè la parte bella dell’Imbruttito. La psico-geografia condiziona parecchio il nostro modo di pensare e di fare: identificarsi nelle stesse frasi e nei modi di fare vuol dire che siamo molto più uguali di quello che pensiamo. C’è molto di me tecnicamente, ma anche molto della città.
Che spettacolo porta in scena, ce lo racconta?
Lo spettacolo s’intitola Ci aggiorniamo! Dipendenze croniche di massa, scritto con il regista Walter Leonardi e con la partecipazione attiva sia in scena che nella parte musicale di Orazio Attanasio. Lo spettacolo analizza il vuoto che ci accompagna nel quotidiano e come noi cerchiamo di colmarlo, talvolta si trasforma in ossessione o dipendenze. Ecco, lo spettacolo analizza queste dipendenze che poi diventano il nostro nemico da superare.
La tematica è seria e l’utilizzo dell’ironia è la chiave di lettura, alla fine siamo esseri imperfetti e il modo migliore per sottolineare la nostra imperfezione è riderci sopra.
Un antesignano dell’imbruttito era il Dogui, Guido Nicheli. L’ha conosciuto? Cos'ha preso da lui?
Non ho avuto la fortuna di conoscere il Dogui: quando lui era in auge io ero negli off. Non c’è stata un’ispirazione diretta, nel senso che l’abbinamento delle due figure la fa lo spettatore. Tutto sommato il Dogui, nonostante le sue origini bergamasche, è stato il primo che ha interpretato una maschera contemporanea di Milano figlia del benessere che lui identificava con il “Cumenda”. Faceva parte di quel teatro meraviglioso che è stato il Derby, dove confine tra palcoscenico e pubblico era sempre invisibile, il loro slang veniva dalla città, la differenza è tra una comicità consapevole cioè il comico e quella inconsapevole che è quella del personaggio, il Dogui riesce ad ottimizzare questo suo modo di fare, a diventare non soltanto fonte ma anche sorgente.
Personalmente la mia ispirazione immediata è stata con mio padre: una generazione di milanesi nati al tempo di guerra che hanno un attaccamento alla vita straordinaria. Quello che mi ha trasferito tantissimo è l’amore per questa città ed io voglio rendere omaggio a quella parte della città che sa essere comica, ironica e cinica.
Ha detto in un’intervista che si era ispirato ai grandi comici milanesi degli anni 60’ e 70’; cosa c'era di veramente geniale in loro?
L’ispirazione immediata è sempre rivolta ai maestri, ed io sono stato fortunato perché sin da piccolo ho avuto l’opportunità di vedere dei maestri straordinari. I primi comici in assoluto che mi hanno coinvolto da piccolo sono stati Cochi e Renato, ancora prima di Gaber e Jannacci che invece ho scoperto successivamente in un’età più matura.
Ritengo che Gaber debba essere insegnato nelle scuole. Cochi e Renato rappresentano una grossa fetta della comicità milanese che è il surrealismo. Quando arrivi a Milano hai una grande opportunità: in Stazione Centrale, scendi le scale, sulla destra c’è Gaber, Jannacci e Fo che ti salutano, i tre più grandi giullari che ti danno il benvenuto sorridendo. Questi, insieme a I Gufi e Walter Valdi riuscivano a cogliere una criticità del contemporaneo: conflitto, superiorità, sudditanza per farlo poi diventare un pretesto per ridere.
Com'è cambiato il suo modo di fare l’attore col web, se è cambiato?
Con il web è cambiato sicuramente, ho avuto l’opportunità di sperimentarmi davanti ad una telecamera, scoprendo che il mio talento è funzionale anche alla macchina da presa. La leggerezza del cabaret, l’essere vero puro come al bar è un’impostazione di gioco che si avvicina al set e questo meccanismo serve molto nei video, anche perché poi i social giocano sull'identificazione.
C’è rivalità tra i comici, sul web?
Non credo ci sia questa grande rivalità, per una questione di timing: oggi in rete puoi guardare il mio video o quello di un altro, stando nello stesso posto. Inoltre c’è molta collaborazione. La piattaforma è libera per cui credo che il modo di relazionarsi non sia competitivo ma di condivisione, soprattutto nel mio ambito di comicità milanese dove siamo tutti nella stessa barca.
La comicità può essere un indicatore di libertà: più comici sono liberi di dire ciò che pensano e più quella società è libera, viceversa si tratta di una società blindata.
Lei è anche la voce ufficiale del Milan da due decadi. Com'è l'esperienza a bordo campo?
Anche San Siro può essere un luogo teatrale. Quando mi diedero la possibilità di fare lo speaker, mi resi conto che lo stadio è come il Globe Theatre: un luogo in cui la gente va per diversi motivi e si radunano in un teatro circolare 80.000 persone. Esattamente come il teatro, c’è uno che fa un prologo; decisi di non stare più nella torretta ma di spostarmi al centro del campo, li per me è il momento più teatrale della mia vita.
Chi è il vero comunicatore?
Il comunicatore contemporaneo è Germano Lanzoni (ride) nel senso che mi definisco prima di tutto un comunicatore in quanto ho fatto della comunicazione il mio percorso, attraverso l’intrattenimento e con la volontà di farlo diventare divertimento, consapevole che ogni volta che acquisisco una competenza diversa può essere messa al servizio di un brand o di una causa. Il comunicatore contemporaneo condivide le proprie conoscenze ed è esattamente quello che faccio riguardo ai miei personaggi, acquisisco informazioni e attraverso i miei spettacoli li condivido con il pubblico. Quindi da una parte mi sento un motivatore sociale e dall'altra uno che fa circolare le informazioni.
Fare teatro aiuta ad essere un buon comunicatore, o viceversa?
Io credo di essere un buon comunicatore proprio perché ho fatto teatro, non avrei potuto fare ciò che ho fatto nella mia vita senza la formazione teatrale: vengo dai villaggi, il mio talento naturale è l’empatia e il salto di qualità l’ho fatto dopo aver frequentato la Scuola Arsenale con Marina Spreafico. Sperimentare il gioco teatrale significa che prima di salire sul palco mi domando chi sono in quel momento e cosa ho da dire a quelle persone, questa è una condizione imposta dal teatro, cioè occupare uno spazio e un tempo per chi mi ascolta cercando di dare un valore, al contrario delle altre forme di comunicazione che non lo richiedono.
“La qualità - diceva Gaber - non è richiesta ma nel teatro è di default”: il teatro ti prepara ad essere quello che sei, un media ma con un focus, una vision che ti porta ad avere soddisfazioni personali.
Facendo corsi di teatro gratuiti a ragazzi delle medie mi sono reso conto che il teatro è il miglior gioco di intelligenza, in scena ci sei tu con i suoi pensieri e le tue difficoltà.
Dopo il successo del Milanese Imbruttito che personaggio immagina nel suo futuro? Ha paura di restarne schiavo?
È facile avere paura del successo ma non alla mia età, vorrebbe dire che ho vissuto inutilmente questi 52 anni. Il successo per me è far accadere le cose, e nel momento in cui accadono finiscono. Nel mio spettacolo Ci aggiorniamo! Dipendenze croniche di massa c’è una voglia di condividere 10 anni di riflessioni e di testi, canzoni elaborate proprio perché il mio procedere mi da la possibilità di cambiare, quindi in realtà come sarà il mio futuro? Con meno capelli, con due figlie di 15,16,17 e poi 18 anni e con punti di vista da raccontare personali, oggettivi e sociali che mi circondano.
Germano Lanzoni va a teatro?
Vorrei dirti di sì ma la verità è che ho sempre lavorato tantissimo e quindi le serate mie di divertimento sono sempre rare e tendenzialmente quando sono libero vado a vedere gli amici come Walter Leonardi (lo dico perché è qui vicino e perché è il mio regista) Marco Ripoldi, Renato Converso, artisti che conosco.
E invece il Milanese Imbruttito va a teatro?
Certo! Ma a due condizioni: la prima, se gli regalano i biglietti e la seconda se è alla Prima. Non è prima se non c’è il milanese imbruttito!
Va a vedere tutto quello che gli ricorda la doppia “F” che sono Fatturato e Fi…ducia in se stessi perché la figa arriva se sei uno di classe (ride).
Perché andare a teatro?
La vera moneta non è il bitcoin e neanche l’euro o il dollaro, la vera moneta è il tempo e il modo migliore per investire il tempo è un confronto, e oggi il senso del teatro è un confronto leale tra chi è in scena e chi ascolta, che vale ancora la pena, oggi ancora di più, per due motivi: il primo perché il teatro è aggregazione e secondo per la presenza di artisti e di testi che valgono sempre la pena di essere condivisi. Col teatro abbiamo l’opportunità di evolvere e comprendere meglio ciò che siamo.
Per INFO, DATE dello spettacolo Ci aggiorniamo! Dipendenze croniche di massa (Scheda dello spettacolo)