'Indovina chi viene a cena' è lo spettacolo in prima nazionale con cui apre la sua stagione il Teatro Manzoni di Milano. Debutto assoluto per una compagnia di attori eccellenti, diretti dal gentile Patrick Rossi Gastaldi, il regista che convince a dare il meglio il sè. La storia, di William Arthur Rose, è stata adattata per il teatro da Mario Scaletta, uno degli interpreti con Timothy Martin, Emanuela Trovato, Howard Ray, Fatimata Dembele e Mari Hubert.
I protagonisti sono Gianfranco D'Angelo e Ivana Monti, che riportano sul palcoscenico la mitica coppia Spencer Tracy e Katherine Hepburn, nel film affiancati da Sidney Poitier e Cecil Kellaway. "Guess Who's Coming to Dinner" uscì sugli schermi statunitensi nel 1967, in piena guerra del Vietnam e principio di rivoluzione giovanile. Il cinema non aveva mai trattato l’imbarazzante argomento dei matrimoni misti.
Gianfranco D’Angelo, fa ancora effetto uno spettacolo del genere?
Lo spettacolo è talmente accurato, ha un tale ritmo che il pubblico ci ha acclamati. Che sia molto ben riuscito non lo dico io, ma chi è venuto a vederlo. Il regista Patrick Rossi Gastaldi lo ha modulato benissimo. Parla di un mondo in cui viviamo, cioè un mondo multietnico. Una coppia, lui di colore e lei no, è venuta dopo aver visto il film, prima di entrare a teatro. Sono passati in camerino a dirci che la commedia è bellissima e noi bravissimi. In effetti è perfino più ironica dell’originale, specie nel primo tempo. La riuscita dello spettacolo mi rende molto contento. Una cosa del genere succede solo una volta ogni tanto.
A chi va il merito?
Il cast è fantastico, Ivana Monti è brava e anche tutti gli altri! La produzione di Giga e Noctivagus, nella persona di Tania Corsaro, ha tirato le fila di tutto, registi, attori, provini, sceneggiatura e soldi, lavorando in modo eccellente. Il successo è davvero meritato: le squadre vincono sempre, quando il team lavora bene insieme. Non stupisce che il testo fu fatto per un film: basta guardarlo e si scopre che si svolgeva tutto in casa, a parte un pio di scenette. Una vera commedia, perfetta per il palco.
Ha nostalgia della televisione?
Oggi sono molto più sereno di una volta. Non perché non farei più la televisione, ma perché non vorrei sbagliare, in televisione. Le proposte sono mirate all’audience, si punta poco sulla qualità e pochissimo sui programmi innovativi. Il teatro, dopo un periodo difficile, è in ripresa, fortunatamente. Una parte, almeno, si sta riprendendo, forse anche grazie alla scarsa qualità delle televisioni. Ma il teatro è una fonte di minore guadagno e si può puntare un po’ di più sulla qualità.
A teatro si osa di più?
Non serve tranquillizzare il pubblico con cose note. I testi teatrali classici vanno benissimo, ma quando si sono visti 42 volte Pirandello e 50 Shakespeare, forse io preferisco cimentarmi in una cosa nuova. Sempre una commedia, ma nuova. Come quando allestimmo ‘La Cena dei Cretini’, che in Francia aveva avuto un successo enorme. ‘Indovina chi viene a cena’ nasce come film ma è una commedia bellissima, splendida da interpretare a teatro.
Che effetto le ha fatto tornare accanto a Ezio Greggio che ripropone il suo celebre sketch sul cane ‘Has Fidanken’?
Alcuni numeri, in particolare quello che avevo inventato col cane che facevo parlare, certi artisti lo avrebbero tenuto in repertorio per tutta la vita, perché non hanno scadenze né difficoltà di linguaggio. Io no, sono fatto così. Abbandono le cose, come quando lasciai Drive In, dopo 5 o 6 anni di enormi risultati. Un varietà viene superato dopo un po’ ed è stato un bene, certo non mi pento. Sono compiaciuto per il successo di ‘Striscia la notizia’ ma lì c’è l’aggancio con un notiziario, umoristico, che ogni giorno cambia per forza.
Al Teatro Manzoni fino al 5 novenbre, ‘Indovina chi viene a cena’ va poi in tournée: Lugano, Varese e dintorni, poi la Sicilia con Agrigento, Catania, Caltanissetta e Siracusa. Di nuovo al nord, a Bergamo e a Roma.
I protagonisti sono Gianfranco D'Angelo e Ivana Monti, che riportano sul palcoscenico la mitica coppia Spencer Tracy e Katherine Hepburn, nel film affiancati da Sidney Poitier e Cecil Kellaway. "Guess Who's Coming to Dinner" uscì sugli schermi statunitensi nel 1967, in piena guerra del Vietnam e principio di rivoluzione giovanile. Il cinema non aveva mai trattato l’imbarazzante argomento dei matrimoni misti.
Gianfranco D’Angelo, fa ancora effetto uno spettacolo del genere?
Lo spettacolo è talmente accurato, ha un tale ritmo che il pubblico ci ha acclamati. Che sia molto ben riuscito non lo dico io, ma chi è venuto a vederlo. Il regista Patrick Rossi Gastaldi lo ha modulato benissimo. Parla di un mondo in cui viviamo, cioè un mondo multietnico. Una coppia, lui di colore e lei no, è venuta dopo aver visto il film, prima di entrare a teatro. Sono passati in camerino a dirci che la commedia è bellissima e noi bravissimi. In effetti è perfino più ironica dell’originale, specie nel primo tempo. La riuscita dello spettacolo mi rende molto contento. Una cosa del genere succede solo una volta ogni tanto.
A chi va il merito?
Il cast è fantastico, Ivana Monti è brava e anche tutti gli altri! La produzione di Giga e Noctivagus, nella persona di Tania Corsaro, ha tirato le fila di tutto, registi, attori, provini, sceneggiatura e soldi, lavorando in modo eccellente. Il successo è davvero meritato: le squadre vincono sempre, quando il team lavora bene insieme. Non stupisce che il testo fu fatto per un film: basta guardarlo e si scopre che si svolgeva tutto in casa, a parte un pio di scenette. Una vera commedia, perfetta per il palco.
Ha nostalgia della televisione?
Oggi sono molto più sereno di una volta. Non perché non farei più la televisione, ma perché non vorrei sbagliare, in televisione. Le proposte sono mirate all’audience, si punta poco sulla qualità e pochissimo sui programmi innovativi. Il teatro, dopo un periodo difficile, è in ripresa, fortunatamente. Una parte, almeno, si sta riprendendo, forse anche grazie alla scarsa qualità delle televisioni. Ma il teatro è una fonte di minore guadagno e si può puntare un po’ di più sulla qualità.
A teatro si osa di più?
Non serve tranquillizzare il pubblico con cose note. I testi teatrali classici vanno benissimo, ma quando si sono visti 42 volte Pirandello e 50 Shakespeare, forse io preferisco cimentarmi in una cosa nuova. Sempre una commedia, ma nuova. Come quando allestimmo ‘La Cena dei Cretini’, che in Francia aveva avuto un successo enorme. ‘Indovina chi viene a cena’ nasce come film ma è una commedia bellissima, splendida da interpretare a teatro.
Che effetto le ha fatto tornare accanto a Ezio Greggio che ripropone il suo celebre sketch sul cane ‘Has Fidanken’?
Alcuni numeri, in particolare quello che avevo inventato col cane che facevo parlare, certi artisti lo avrebbero tenuto in repertorio per tutta la vita, perché non hanno scadenze né difficoltà di linguaggio. Io no, sono fatto così. Abbandono le cose, come quando lasciai Drive In, dopo 5 o 6 anni di enormi risultati. Un varietà viene superato dopo un po’ ed è stato un bene, certo non mi pento. Sono compiaciuto per il successo di ‘Striscia la notizia’ ma lì c’è l’aggancio con un notiziario, umoristico, che ogni giorno cambia per forza.
Al Teatro Manzoni fino al 5 novenbre, ‘Indovina chi viene a cena’ va poi in tournée: Lugano, Varese e dintorni, poi la Sicilia con Agrigento, Catania, Caltanissetta e Siracusa. Di nuovo al nord, a Bergamo e a Roma.