Arriva a teatro uno tra i più bei film di Pupi Avati riscritto da Sergio Pierattini.
Uno tra i più bei film di Pupi Avati diventa teatro e racconta sul palcoscenico la storia di quattro amici di vecchia data che la notte del 25 dicembre si incontrano per giocare una partita a poker.
“Regalo di Natale”, questo il titolo dello spettacolo attualmente in giro per l’Italia, finisce però per mettere sul tavolo verde non soltanto le fiches, bensì il bilancio della vita di ognuno dei personaggi. E’una produzione La Pirandelliana, con l’adattamento teatrale di Sergio Pierattini e la regia affidata a Marcello Cotugno.
Nel cast, composto da Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Gennaro Di Biase, c’è anche Gigio Alberti, che torna nei teatri dopo il successo ottenuto con Alessandro Haber e Alessio Boni per “Art”.
Alberti, partiamo da qui.
Fu uno spettacolo particolarmente riuscito. Se mi avessero chiesto di fare “Art” due mesi all’anno per tutta la vita avrei firmato senza pensarci. Entravi in scena e sapevi già che tutto sarebbe filato liscio. Merito del testo, ma anche dell’affiatamento tra noi tre.
Com’è girare l’Italia con Haber?
Haber è un eccellente compagno, in scena e fuori, ha i suoi difettacci ma è anche un generoso. Non c’è posto in Italia in cui non diceva di non avere un amico da cui andare a mangiare per assaggiare quel particolare piatto. Il bello è che non andava mai da solo, ma si portava dietro sempre tutta la compagnia. Io, lui e Alessio siamo stato molto bene insieme.
Una storia di amicizia, proprio come “Regalo di Natale”.
“Quando me l’hanno proposto non sapevo nemmeno se avevo visto il film. Me lo sono andato a riguardare e mi ha colpito subito, perché è una storia di niente che però lascia sensazioni fortissime. Racconta di un’amicizia tradita, per ben due volte, ed è ancora peggio rispetto al classico tradimento in una relazione amorosa. Perché con una donna lo metti in conto dall’inizio che un giorno o l’altro potrebbe finire, mentre con un amico no. E’più grave, ti lascia tracce più forti.
Perché hai voluto vedere il film? Non era meglio salire sul palco scevro da ogni condizionamento?
Perché faccio sempre così con tutto. Ogni cosa che è stata fatta precedentemente la guardo, perché c’è sempre qualcosa che non vedrei o non farei. Lo trovo molto utile. Un po’ la paghi in condizionamento, ma ne vale la pena. Comunque in questo caso la mia parte, quella dell’avvocato Santelia, era interpretata da Carlo Delle Piane, così piccolo e fragile che se lo tocchi si rompe. Con il mio personaggio, dunque, non c’azzecca per nulla, dunque ho dovuto reinventarmelo di sana pianta.
Com’è invece il tuo rapporto con il Natale?
Lo snobbo sempre fino a tre giorni prima, poi mi parte. Con il risultato che è tutta una corsa, perché poi i regali mi piace farli, ma soprattutto voglio farli a tutti e voglio che sia il regalo giusto. Un compito improbo, insomma. E così passo gli ultimi giorni a osservare vetrine che mai avrei guardato, perché nel resto dell’anno per me i negozi non esistono.
Non passi dunque la notte della vigilia a giocare a poker con gli amici come i protagonisti dello spettacolo?
No di certo. Diciamo che lasciare a casa le famiglie per trovarsi di nascosto a giocare a poker la notte di Natale con amici che non vedevi da quindici anni è rompere un tabù. Ma vuole anche dire che a casa le cose non vanno così bene come ciascuno vuol sempre far credere.
Nonostante tanto cinema e televisione, ciò che non snobbi mai invece è il teatro. Perché?
Io ho cominciato a teatro e, a ben guardare, in carriera ho fatto più teatro che cinema. Del teatro mi piace la sua lentezza, la possibilità unica che ti dà quel mese di prove per tentare e ritentare di rendere lo spettacolo esattamente come lo vuoi. E’un lavoro artigianale e minuzioso che sera per sera, davanti al pubblico, ti offre una verifica dei passi avanti che stai facendo.
In carriera hai lavorato anche con Fausto Brizzi, regista al centro delle polemiche dopo l’inchiesta delle Iene per le accuse di molestie sessuali. Cosa ne pensi di tutto questo scandalo partito dagli Stati Uniti ch sta colpendo ovunque il mondo dello spettacolo?
Personalmente in tanti anni di lavoro io non ho mai visto nulla di tutto ciò. Sono mediamente felice che sia venuto fuori, ma ora aspetto con ansia che si trasferisca ad altri settori. Nello spettacolo forse accade di più, perché è più facile, ma sono certo che esiste anche altrove, dove i ricatti possono essere molto più pesanti e durare molto più a lungo. Nel mondo del spettacolo, infatti, tutti gli anni cambi posto di lavoro. In una banca, per esempio, ci lavori una vita intera. E sono certo che anche lì accade.