Da ingegnere informatico alla carriera da artista. Giovanni Vernia racconta il suo percorso a Teatro.it fino al nuovo one-man show, ora in tournée nei teatri italiani.
Ingegnere di giorno, impiegato in una multinazionale americana, mentre la sera si trasformava in Jonny Groove a Zelig. È iniziata così la carriera del comico Giovanni Vernia, una doppia vita andata avanti per un po' di tempo, fino alla scelta finale di fare l’artista: Vernia o non Vernia: questo è il problema è il suo dilemma esistenziale ed è anche il titolo del suo nuovo spettacolo in tour nei teatri italiani. Un one-man show fatto di ironia, improvvisazione e comicità, ma anche di canto e ballo, frutto della sua grande passione per la musica.
Partiamo dal titolo. Cosa si deve aspettare il pubblico dal suo nuovo spettacolo?
Vernia o non Vernia: questo è il problema nasce dal fatto che sono sempre stato una persona tranquilla, con un’educazione abbastanza rigida, e contemporaneamente invece c’è sempre stato un piccolo demone in me che mi spingeva a prendere le sembianze di chi mi stava intorno. È sempre stato un fil rouge della mia esistenza. Ho fatto per anni un lavoro d’ufficio, con il capo col fiato sul collo, mentre la sera mi divertivo facendo spettacoli.
A lavoro tendevo a imitare i miei capi, e infatti ho cambiato quattro o cinque aziende perché se ne accorgevano (ndr. ride). Così nasce il mio spettacolo: il dualismo che mi appartiene, avere una vena folle che mi fa prendere il lato ironico delle persone, la malattia di far ridere chi mi sta intorno, che poi mi ha anche portato sul palco.
Con me in scena c’è anche il Maestro musicale Marco Sabiu. Lo spettacolo, cresciuto nel corso di tre anni, è un vero One Man Show. La gente vedrà il racconto della mia vita con questo demone e la mia malattia di voler far ridere, ma in realtà poi si riconosceranno nella vita di una persona normale.
Quanto è difficile far ridere oggi?
Far ridere è complicato perché c’è tanta concorrenza, ad esempio sui social son tutti bravissimi a fare battute, quindi trovare idee originali è complicato. In più se sei fatto come sono fatto io che ogni due minuti mi stufo di quello che faccio, una volta che ho fatto ridere, devo passare ad una cosa nuova.
Chi mi segue vede che non ripropongo mai lo stesso personaggio. Dunque: c’è abbondanza di risate grazie al web che ha permesso a tutti di potersi esprimere, ma solo se sei bravo emergi. Io vorrei stupire sempre, non faccio mai vedere quello che la gente si aspetta, o meglio lo faccio vedere ma è solo un piccolo atomo di una molecola. Il più grande complimento per me è quello di aver conquistato la gente di teatro, che non sono i miei giovani fan ma un altro tipo di pubblico.
Rispetto a chi ha iniziato la carriera con un tormentone, è riuscito a cambiare spesso, si è plasmato. Viene da un’intuizione, consigli, studio...?
La voglia di cambiare e di non fossilizzarmi sullo stesso personaggio nasce dalla voglia di far vedere al pubblico che Giovanni Vernia ha altro da dire, per quanto non rinnego quello che mi ha dato la possibilità di fare questo lavoro, ovvero Jonny Groove, il personaggio che è esploso in maniera indescrivibile.
Mi sono trovato di giorno ad andare lavorare in giacca e cravatta e la sera a Zelig con un pantalone muccato e occhiali enormi bianchi. Per un anno ho mantenuto questa vita, ne ho visti tanti che avevano fatto l’esplosione iniziale ma poi si sono ritrovati con un fuoco di paglia. Nello spettacolo infatti, racconto questo dilemma: Vernia o non Vernia, questo è il problema. Con Jonny Groove potevo vivere di rendita, ma fino a quando? La vita è una sola e tutto questo lo sognavo sin da bambino. Così ho detto no, faccio l'artista e lo faccio seriamente!
Molto apprezzate sono le parodie dei personaggi famosi. Com'è nata l'idea? Come sceglie e studia i personaggi da parodiare?
Quando faccio un personaggio non sono io che scelgo il personaggio ma è il personaggio che sceglie me, è sempre stato così: osservando una persona mi viene istintivo notare dei dettagli che mi fanno scattare qualcosa dentro, mi si apre un mondo parallelo su quella persona. Ecco come nasce ad esempio il personaggio Jovanotti: in generale tutti notano la parlata a zeppola, a me invece colpivano le vocali allungate, questo era il suo tallone di Achille. Nello spettacolo si parla di rap, si parla di X-Factor, la musica per me è una passione, quindi se ne parla. Perché a X-Factor tutti questi giovani cantano canzoni tristi, ci avete fatto caso? Ve lo spiega Vernia!
Giovanni Vernia va a teatro? E se si cosa va a vedere?
Io vado a teatro e spesso vado a vedere i miei colleghi, e non per copiare ci mancherebbe, non rientra nell’etica del comico. Picasso diceva: un bravo astista copia, un grande artista ruba: è vero, copiare è vile per la dignità del comico, rubare invece può essere una chiave per inventare cose nuove, si può avere un’intuizione e arrangiarla in un altro modo.
Io guardo tanti spettacoli stranieri, loro hanno un modo di lavorare che è diverso dal nostro, grazie alle piattaforme di streaming puoi vedere quello che vuoi anche senza dover andare per forza a teatro. In Italia vado a vedere i musical che mi piacciono molto.
Teatro.it ha lanciato una campagna contro l’uso dei cellulari a teatro. Anche lei è d'accordo?
Io ho una tecnica per invogliare a spegnere il cellulare a teatro, basta fare un messaggio a inizio spettacolo in cui dici: sappiamo che avete il vostro smartphone con cui state postando le vostre foto, le vostre Instagram stories, se siete a questo spettacolo ricordatevi che mentre voi le postate c’è un ladro che sa dove vi trovate e quindi probabilmente potrebbe entrare a casa vostra.
Per INFO, DATE e BIGLIETTI della sua tournée vai alla Scheda dello spettacolo (Vernia o non Vernia: questo è il problema)