Teatro

Goran Bregovic e un disco che si gusta come un drink

Goran Bregovic e un disco che si gusta come un drink

Un grande concerto per un grande nome: Goran Bregovic torna in tour in Italia. Dopo l’apertura di “confine” il 26 ottobre a Lugano, il 28 ottobre sarà a Vercelli, il 29 ottobre a Milano al Teatro degli Arcimboldi e il 31 ottobre a Rovereto (TN). Sarà accompagnato dalla grande "Big Band", Wedding and Funeral Orchestra. Con le radici nei Balcani, di cui è originario, e la mente nel XXI secolo, le composizioni di Goran Bregovic mescolano le sonorità di una fanfara tzigana, le polifonie tradizionali bulgare, una chitarra elettrica e percussioni tradizionali con delle accentuazioni rock…. dando vita a una musica che ci sembra istintivamente di conoscere.

Ci parli del disco di quest’anno “Alkohol: Rakia e Champagne”? Il mio nuovo CD è un live intitolato “Alkohol” ed è diviso in due capitoli: il primo, SLJIVOVICA come la nostra bevanda nazionale, il brandy alla prugna, è stato registrato live nell’estate del 2007 a Guca, che è una cittadina di forse 20.000 abitanti in Serbia dove si tiene la gara annuale di brass brands (banda di ottoni, ndr) ad agosto. In questa occasione a Guca arriva ad avere fino a 150.000 persone che, sotto tende che li riparano dal sole e dal caldo torrido, bevono, mangiano carne grigliata e crauti acerbi fatti alla “serba” e ascoltano la musica, bevendo e bevendo ancora per tre giorni….il che spiega il titolo! Le canzoni registrate a Guca non sono state pubblicate prima e hanno lo scopo di essere ascoltate e ballate accompagnate da drinks belli forti. Il secondo capitolo, CHAMPAGNE è ancora in lavorazione …vi dirò di più la prossima primavera.

Com’è cambiato negli anni (se è cambiato) il ruolo della musica nella tua vita? Quando ero una star in Yugoslavia, ai tempi del comunismo, le tasse sui guadagni erano al 90% e dato che non sopportavo l’idea di dare il 90% dei miei soldi al governo, lavoravo una volta ogni 3 anni. Il resto del tempo scalavo montagne, navigavo con lo yacht, sono stato anche presidente di un club di boxe… questo perchè non avevo altro di meglio da fare. Ho scoperto il piacere di lavorare solo negli ultimi 10 anni e ora lavoro 8 ore al giorno, come tutte le persone normali.

Fare musica per il cinema ha un livello di conoscenze differente rispetto alla composizione tradizionale?
Quando lavoro per cinema o teatro, mi piace essere presente durante le riprese o durante le prove: sono momenti di grande concentrazione di energie e spesso accadono cose che mi incitano al lavoro. La musica ha un’influenza enorme nel carattere di una scena e la logica dice che vada aggiunta alla fine. Un regista intelligente aggiunge la musica quando tutto il resto è fatto, perché è la sua ultima occasione di vedere il film o lo spettacolo come totalmente nuovo.

Hai in progetto ancora una réunion con i “Bjelo Dugme”?
No… I 3 concerti che abbiamo tenuto nel 2005 erano più che altro una riunione per celebrare i 30 anni dalla laurea…tutti abbiamo questa vena sentimentale. Questi tre concerti a Sarajevo, Zagreb e Belgrado potrebbero essere definiti come “una tre giorni di sentilmentalismo”, niente di diverso. In quei 3 giorni abbiamo scoperto che che Belgrado, Sarajevo e Zagreb – tre città che hanno combattuto una guerra terribile di 10 anni – erano diventati posti in cui tutti gli ex patrioti yugoslavi di ogni parte del mondo convergevano per godersi questi concerti tutti insieme.... Bosniaci, Croati e anche Serbi. Ovviamente questo non cambia nulla della realtà politica, ma il fatto di avere alcune canzoni che possiamo cantare insieme per me ha già un significato.

Come viene percepita la tua musica nei vari paesi del mondo? Ci siamo esibiti nell’Ovest più estremo, come Seattle e nell’Est più lontano, come Seoul, al Nord come Tomsk in Siberia e al Sud come Buenos Aires. Il posto più strano dove abbiamo suonato e dove ho avuto più pubblico è stato a Dyarbakir – al confine con la Turchia, Siria e Iraq, dove ci siamo esibiti davanti a 250.000 curdi. Ma non è questione di numeri: potevano essere anche 2500, o 750 persone…io do’ sempre il meglio che posso, ed è solo in questo modo che mi diverto: se mi diverto io durante il concerto, allora anche il pubblico si diverte.

Parliamo della tua esperienza di attore nel film di Roberto Faenza “I giorni dell’abbandono”. Che esperienza è stata, come ti sei trovato? Mi piace fare il debuttante nelle cose e ho avuto la fortuna di iniziare molte volte cose nuove. Nella mia natura deve essere una vena un po’ strana che preferisce il più duro degli inizi alla più affascinante routine. Collaborare con Roberto Faenza per “I Giorni dell’ Abbandono” è stato magnifico: ho scritto la colonna Sonora e ho interpretato un violoncellista, uno dei ruoli più importanti. Questo è il mio secondo ruolo in un film: la prima volta ho recitato in un film scandinavo diretto da Uni Straume. Recitare è veramente divertente: troppo, per lasciarlo solo agli attori professionisti!