Teatro

I Legnanesi: emigrare? Meglio l'Italia!

I Legnanesi
I Legnanesi

"Meglio star qui. Noi siamo un popolo radicato, non ce n'è".

Cambiano le mode, chiudono i teatri, passano gli anni, ma i Legnanesi sono sempre sulla cresta dell'onda. Ogni anno tornano in scena con un nuovo spettacolo, una rivista storica del grande Felice Musazzi che Antonio Provasio, capocomico e amatissima Teresa, rivede con l'occhio della sua personale regia.  Il trio è ormai collaudatissimo: negli sfavillanti panni della figlia Mabilia sempre Enrico Dalceri, mentre Gigi Campisi è il rubicondo marito Giovanni.
Quest'anno tutti in viaggio con "La scala è mobile", che dal 5 gennaio fino a fine febbraio sarà al Teatro Nazionale di Milano e poi in tour per il Nord Italia. Li incontriamo in "patria", al Teatro Galleria di Legnano, sede storica delle prime date invernali.


Allora, anche quest'anno una rivistona da 3 ore e mezzo?
Eh no! Una delle novità è che abbiamo imparato a stringere. Abbiamo capito che superare le 3 ore non serviva e siamo scesi a 2 ore e 40 minuti: lo spettacolo ne ha giovato, la gente è comunque contenta e la rivista è sempre bellissima!


Che tema affrontate ne "La scala è mobile"?
Sono due scene, con un tema centrale: la solita, imperante e incurabile crisi. La famiglia Colombo decide di abbandonare l'Italia e volare negli USA. Ovviamente, c'è la classica serie di traversie: ci si perde in aeroporto, il Giovanni si impantana sulle scale mobili, l'inglese resta un mistero e alla fine, ovviamente, non tutti partono: la Teresa e la Pinetta restano a casa. E quando la Mabilia rientra, si riporta in Italia un regalino: un virus che l'ha mandata fuori di testa, dato che pensa di essere Liz Taylor. Insomma, le situazioni sono esilaranti e ci riportano alla realtà di tutti i giorni, che è l'altro tema centrale dei Legnanesi.


Ma è meglio emigrare e tentar fortuna o rimanere nel "nido" del povero cortile?
Meglio star qui. Noi siamo un popolo radicato, non ce n'è. L'Italia è bella, abbiamo meravigliose tradizioni. Tanti emigranti tornano a casa, e comunque li senti spesso rimpiangere le nostre "cose".


A proposito di emigrare: avete sconfinato anche voi, esibendovi a Firenze e Roma. Com'è andata?
Benissimo, è stato pazzesco. Ci eravamo un po' auto-ghettizzati, la paura c'era. Invece sbagliavamo. Ci hanno accolto alla grande, ci hanno capito...era un po' il nostro dubbio, tanto che qualcosa avevamo italianizzato maggiormente, partendo con una mimica un po' più marcata per compensare la lingua che pensavamo fosse ostica.  Beh, a Roma abbiamo avuto sei minuti di applausi finali. Per noi è stata una soddisfazione ancora più grande.


La crisi colpisce tutti i settori, anche quello dell'entertainment. Il Teatro Smeraldo, sede degli ultimi anni dei vostri spettacoli, è stato chiuso e ora siete al Teatro Nazionale. Il calo di spettatori c'è, inutile negarlo. A voi come va?
Incrociando le dita,  a noi va sempre bene. Certo, qualcosa in meno la avvisiamo anche noi, ma nel complesso siamo sempre soddisfatti. Nel tour estivo facciamo una trentina di date, che sono comunque parecchie. E al Nazionale staremo fino al 23 febbraio. Poi affianchiamo iniziative diverse, come la crociera: siamo andati alle Baleari grazie a un accordo con Costa Crociere e abbiamo fatto lo spettacolo in nave. Un'esperienza ottima, con i nostri affezionatissimi fan che ci hanno seguito anche lì! 


Progetti in TV?
Abbiamo lavorato bene con Rai5, che ha mandato in onda i nostri spettacoli e dopo Casa Colombo su Antenna 3, ci siamo presi un anno sabbatico. Niente più TV private, aspettiamo proposte strutturate. Ma abbiamo tante idee e qualcosa bolle in pentola...