Mirko Ranù e Giulia Sol, alle prese con il loro lungo tour in giro per l'Italia, in questa intervista si raccontano tra ricordi, aspirazioni e vita sul palco.
Mirko Ranù e Giulia Sol sono i giovani artisti protagonisti di Ghost Il Musical, la pièce firmata Federico Bellone che da gennaio - dal debutto bolognese - sta girovagando per i teatri di tutta Italia, da Milano a Genova, passando per Catanzaro. Con entusiasmo e tanta ridente simpatia ci hanno concesso una chiacchierata prima di andare in scena, rivelandoci -alle volte timidamente, altre con vivace partecipazione- aneddoti del passato e mire al futuro (a fondo pagina il video integrale dell'intervista).
L'uscita del film Ghost risale al 1990. Quale ricordo custodite della prima volta che l'avete visto?
Giulia: Io non ero nata! L'ho vissuto come un cult, come un film "d'epoca". L'ho visto quand'ero piccola, ma poi l'ho riscoperto e me lo sono gustato davvero quando l'ho rivisto, appena prima di decidere di fare l'audizione per lo spettacolo.
Mirko: Io lo vidi per la prima volta su Canale 5. Avevo cinque o sei anni. Si tratta di un ricordo bello, ma anche un po' traumatico, perché mi sono rimaste soprattutto le scene delle anime cattive, che portavano via gli antagonisti della storia; mi avevano impressionato. Ho versato tante lacrime, vedendolo con mia mamma.
Ora che ne avete sperimentato e introiettato la storia, la trama, le sensazioni, avete una visione diversa rispetto a prima?
Giulia: La sceneggiatura dello spettacolo è scritta da Bruce Joel Rubin, che è pure l'autore del film, quindi è iper fedele al film. Forse l'unica differenza che sussiste tra lo spettacolo e il film è che Molly è molto più attiva rispetto alla pellicola.
Mirko: In realtà non tanto, personalmente. È stato scritto in maniera talmente fedele rispetto alla sceneggiatura del film, che sembra di riviverlo in prima persona. Tra l'altro, questa è anche l'opinione che esprime il pubblico, alla fine di ogni replica.
Che atmosfera si respira durante le prove e dietro le quinte?
Giulia: Il fatto di aver lavorato sodo e montato tante scene all'inizio ci ha permesso di arrivare al debutto già rodati. Nel cast c'è un clima di serenità che è particolarmente buono e sereno. Siamo diretti, poi, da persone estremamente competenti, di cui ci fidiamo. Siamo in ottime mani.
Mirko: Tanto stress e tanta fatica! Abbiamo montato molte scene in poco tempo e attualmente siamo ancora in fase di prove, nel senso che lo spettacolo ha debuttato da poco; stiamo ancora sistemando e aggiustando tante cose.
Pur essendo entrambi giovanissimi, avete alle spalle già molta esperienza. In che modo e misura la gavetta fatta fin qui vi ha cambiato e maturato?
Giulia: Per me è il terzo anno di lavoro. È la prima volta che mi trovo ad affrontare un impegno di questa difficoltà. In generale, però, anche grazie al clima sereno che si respira nel cast creativo, riesco a viverla tranquillamente, nonostante il peso delle aspettative del pubblico.
Mirko: La gavetta secondo me serve a tutelarci dalle ansie e dalle paure. Personalmente ho affrontato spettacoli scenograficamente e tecnicamente ancora più difficili di questo (ad esempio, Priscilla, la regina del deserto, dove il cast tecnico era assai ampio). Il fatto d'aver avuto determinate esperienze ti tutela dal punto di vista emotivo, quando succede qualcosa che può essere d'intralcio e che non va. La gavetta ti fa le ossa.
Che cosa significa per voi fare teatro? Sia a livello emotivo sia come peso specifico nella vostra vita.
Giulia: Mi chiedono spesso: "Ti andrebbe di fare cinema?", e io rispondo "sì, sarebbe una bella esperienza"; però, d'altra parte, penso che ci siano delle vocazioni nella vita. Io avevo cinque anni e già sapevo che avrei voluto fare questo. Essere qui, emotivamente, è una soddisfazione immensa. Questo è un lavoro e un sogno e, al pari di tutti i lavori, va rispettato.
Mirko: Dico sempre che fare teatro è una vocazione. È una missione di vita, secondo il mio parere. Bisogna avere un'urgenza, una necessità impellente (quella di salire sul palco) non tanto per ricevere applausi o complimenti, quanto per raccontare una storia, far vivere al pubblico una storia e convincerlo che ciò che sta vedendo sia vero. A livello emotivo, poi, è una grandissima gioia. È la gioia più grande. È veramente il senso della mia vita.
Avete un tour piuttosto intenso di date con quasi cinque mesi di programmazione. Ci raccontate la vostra giornata tipo prima di andare in scena?
Giulia: Si parte con tre caffè! In realtà per ora siamo molto impegnati in interviste e prove. Credo che la routine arriverà dopo, adesso siamo ancora belli freschi. Vita sociale, zero; spesa e lavatrici non si sa quando si fanno; teatro (ndr, ride).
Mirko: La giornata tipo di un performer prima di andare in scena è: sveglia comoda perché si va a letto tardi la sera, si mangia, si va in palestra, ci si prepara per andare a teatro, si arriva in teatro, si prendono le note di regia, o di balletto o di direzione musicale, dopodiché si procede al riscaldamento vocale e fisico. In seguito, c'è la preparazione di trucco e parrucco, microfoni a posto e poi si va in scena.
Un aggettivo a testa per descrivere Ghost Il Musical?
Giulia: Grazie alla regia dello spettacolo è sorprendente. Tutti rimangono estasiati dagli effetti speciali, vogliono sapere come avvengono, ma noi siamo dei professionisti e non sveliamo i segreti.
Mirko: Emozionante, è il primo aggettivo che viene in mente, per via delle lacrime che versi alla fine della storia.
Un difetto e un pregio del vostro partner/collega?
Giulia: Il difetto di Mirko è che non mi ama davvero (si mette a ridere, ndr). Un pregio è che sul palco è estremamente generoso. Il fatto che abbia più esperienza mi è stato molto d'aiuto. Più che dalle dritte e dai consigli, impari da come un professionista si comporta. Lui per me è l'esempio.
Mirko: Pregi ne ha tantissimi. In particolare, Giulia è amorevole. Non puoi non volerle bene. Mi ha aiutato sotto tanti punti di vista. Andiamo d'accordo. È stato proprio amore a prima vista. Difetti? Forse un pochino logorroica.
Il prossimo ruolo che vorreste interpretare?
Giulia: Io il ruolo dei sogni ce l'ho, però è nel cassetto e non si dice, per scaramanzia. Di sicuro, mi piacerebbe che il prossimo ruolo fosse quello d'una persona che a fine spettacolo è felice!
Mirko: In realtà non c'è un ruolo dei sogni. Sicuramente tutto ciò che è diverso da quello che ho fatto prima rappresenta un grande stimolo. Magari anche all'interno dello stesso spettacolo, se mi venisse proposto un altro ruolo, sarebbe stimolante per me, sarebbe una grande prova quella di riuscire a dimostrare, eventualmente, di essere capace di fare sia una cosa sia l'altra.
Credete nella vita oltre la morte?
Giulia: Io penso che la vita oltre la morte ci sia a prescindere da qualsiasi fede, dal momento stesso che si mette piede sulla Terra. Si lascia per forza un segno. È una prerogativa universale.
Mirko: È un grande dubbio. È una domanda troppo grande. Io ci spero, vivamente. E forse, pensandoci, qualche volta nel mondo dei sogni ho avuto dei segnali.
Per INFO e DATE dello spettacolo: Ghost Il Musical