Teatro

Il gioco della vita di Massimo Popolizio

Il gioco della vita di Massimo Popolizio

Titolo lungo per una commedia scritta nel 1934 dall’autore austriaco Hermann Broch, fino al 5 aprile al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello con la regia di Luca Ronconi. Si tratta di Inventato di sana pianta, ovvero gli affari del barone Laborde in cui si parla di speculazioni finanziarie che sembrano pensate l’altro ieri, mescolate all’irresistibile fascino della borghesia mitteleuropea anni ’30. In modo divertente, un po’ alla vaudeville, Broch racconta la storia del barone Laborde, un imbroglione mitomane che si muoveva nel jet set dell’epoca truffando bellamente, favorito dal fascino personale e dall’abilità nel mentire; inventava frottole a seconda delle necessità. Commedia brillante, con personaggi che ben delineano un mondo così lontano eppure ancora così vicino. Ne parlo con Massimo Popolizio, che interpreta il ruolo dell’antagonista accanto a Massimo De Francovich, alla bravissima Anna Bonaiuti e a Giovanni Crippa, Giacinto Palmarini, Pasquale Di Filippo, Andrea Germani, Gabriele Ciavarra, Marco Brinzi, Paolo Garghentino e Andrea Coppone. Cast importante e di alto livello per una pièce capace di costruire sulle parole e sull’atmosfera tutto il gioco dell’ottima recitazione. La nostra chiacchierata si svolge con allegria, durante la pausa pranzo. In cosa consiste la storia? In un albergo arrivano due lestofanti, che siamo io e Anna Bonaiuti, per raggirare i ricchi di turno. Il bello della storia è che non lo facciamo per i soldi ma per spirito artistico. E’ una vera truffa ma la storia si basa sul ‘come’ farla. Ci sono raggiri finanziari, tipo vendere cose che non esistono, piazzare milioni che non ci sono… Cose che forse oggi chiameremmo ‘econima virtuale’ ma che, raccontate da uno vissuto negli anni ’30, fa più impressione. Chi pensava che già allora si facessero movimenti simili senza avere un soldo? Come vi presentate al pubblico? Ronconi ci ha allestito uno spazio vuoto, popolato da luci e colori pur di non riportare alla mente gli sceneggiati di una volta, seppure il testo li ricorda. Bisogna avere voglia di divertirsi col sorriso, non ci sono grandi risate ma sottintesi. E’ il suo bello, è lì la classe. Costa fatica interpretare questi personaggi o no? E’ un miracolo che Ronconi ci lasci andare via così in fretta, noi abituati a opere di 4 o 5 ore! Ci pare un gioco, non è faticoso. Vedi, coi compagni abbiamo già fatto tantissime cose assieme, non siamo attori di primo pelo. Siamo esperti e abbiamo lo spirito di gruppo. Senza contare il fatto che, per via delle scene con cambi veloci, abbiamo 9 tecnici dietro le quinte che lavorano molto allo spettacolo e siamo in tanti, dietro il palco. E’ una grossa macchina. Pensi che il teatro piaccia sempre alla gente? C’è molto pubblico per molti tipi di teatro. Certamente il genere leggero ha un boom, come quello che porta argomenti etici o scientifici. Il teatro di prosa in questo periodo è un po’ relegato ai monologhi e sono ben pochi i coraggiosi che possano fare spettacoli con più di 3, 4 o 5 persone… Bisogna prenderne atto, c’è molto meno denaro di una volta e tante scene non le può fare più nessuno. Detto questo, il teatro continua ad avere pubblico ma purtroppo non dipende dagli attori. Noi siamo pedine usate qua o là, mentre le scelte dipendono dai direttori delle stagioni, dalle scelte politiche statali e regionali, perfino comunali. Se c’è un sindaco illuminato, esistono possibilità di creare teatro, se no no. Quali le cause? Il teatro pubblico vive se ci sono sovvenzioni, col privato dipende. Al governo attuale sembra interessare di più il cinema, forse perché ce ne sono di più da salvare. Il teatro si rappresenta una sola volta al giorno, di solito per vederlo bisogna organizzarsi, richiede partecipazione. Io mi stupisco sempre che ci sia chi viene ed è giusto dare il massimo a questa gente. Eppure c’è bisogno evidentemente di questo tipo di arte che parla dal vivo con la gente. Esistono tanti tipi di teatro, dal classico all’alternativo, quasi ogni sala ha il suo pubblico di abbonati o di frequentatori, ci sono target ben diversi tra loro, come sanno i direttori teatrali tipo il Piccolo piuttosto che lo Smeraldo, ad esempio. Cosa farai dopo questo spettacolo a Milano? Me ne torno subito a Roma, dove abito, per prepararmi a un film che inizia credo intorno ad agosto col regista Mario Martone. Intanto andranno in onda le 6 puntate dei gialli che ho fatto per Rai2, intitolati “La stagione dei delitti”. Poi mi tocca recitare l’Iliade all’Auditorium e infine, per la prossima stagione teatrale, interpreto un lavoro di Thomas Bernhard, “Ritter, Dene, Voss”. Ti avanza tempo per uno straccio di vita privata? Ci mancherebbe altro! Ho una compagna che mi capisce perché fa il mio stesso lavoro. E’ l’attrice Gaia Aprea e in questi giorni interpreta al Teatro Carcano la Trilogia della villeggiatura, di Goldoni e possiamo stare assieme. Tanti attori hanno vissuto così, ci si vede poco ma io mi ritengo fortunato: cerco di farne un gioco, della mia vita, senza troppe ansie.