Teatro

Intervista a Gennaro Cannavacciuolo

Intervista a Gennaro Cannavacciuolo

E' reduce da Bruxelles ed è a Napoli, protagonista dello spettacolo Le tre verità di Cesira di Manlio Santanelli, in scena alla Sala Ferrari di Napoli. Gennaro Cannavacciulo veste i panni della baffuta acquafrescaia dei Quartieri Spagnoli, sedici anni dopo il debutto nel lontano 1990, per la regia di Angelo Savelli.
 
Cannavacciuolo, perché questo monologo piace ancora?
“Cesira è il battito cardiaco di Napoli. È la sua solitudine, ne
rappresenta tutti gli umori. Porta in sé la tragedia e l'allegria.”
 
Secondo quale registro la interpreta?
“Senza travestimento né travestitismo. È una donna con fattezze maschili, sono molto naturale nei suoi panni e recito con  a mia voce.
Non c'è trucco, mi faccio crescere i baffi e porto solo una parrucca. Lei è
vera, folle e teledipendente.”
 
Ma c'è una verità nei suoi racconti?
“C'è un delirio. Le tre verità di Cesira sono come i figli di Filumena Maturano: non si saprà chi è quello giusto. Nello spettacolo si coglie una sorta di verità interiore che non è quella che spiega i suoi baffi, è una verità latente, molto tragica.”
 
Scritto nel 1986, il monologo parla di guerra del Golfo e mette in campo l'icona Maradona. È ancora attuale?
“Certamente. Questi sono diventati simboli. Maradona ormai è un mito, la guerra del Golfo rappresenta la nuova era.”
 
Lo spettacolo è stato rappresentato in molti paesi, siete partiti dalle case private e siete arrivati ai teatri. All'estero recita in altre lingue?
“No. Le battute restano in napoletano e la gente ride, dovunque. A San Pietroburgo è stato strepitoso. In Lituania abbiamo usato i sottotitoli. C'è anche una traduzione francese del testo, ma ancora non l'abbiamo utilizzata.”
 
La comprensione da parte del pubblico è merito della gestualità e della regia che punta tutto su di lei?
“La scena è semplice, il testo è meraviglioso e comprensibile.”
 
Come è cambiata Cesira negli anni?
“Me la sono modellata addosso, un po' alla volta. È maturata, come me. Ci sono dentro sedici anni di lavoro, altre storie, altri personaggi. Forse Cesira passa attraverso la drammaturgia contemporanea che ho interpretato.”
 
Lei ha dato tanto a questo personaggio, che cosa ha in cambio?
“Divertimento, emozione, malinconia. Solitudine, che è un po' anche la mia.”
 
Fino a novembre sarete in tournée, e dopo?
“Replicheremo a Tirana, Belgrado, Assisi, Firenze, Ankara e torneremo a Bruxelles. Poi riprenderò Concha Bonita.”
Un altro successo personale per lei, un'occasione e il premio Girulà come migliore attore non protagonista.
“E’ una gioia in più questo riconoscimento del quale sono molto riconoscente. Questo musical mi ha dato molte cose belle. L'occasione e la felicità d'incontrare Nicola Piovani ed Alfredo Arìas. E loro mi hanno dato la possibilità d'incontrare questo
meraviglioso personaggio che è Carlo. Nei suoi panni vivo mille emozioni nuove, diverse da tutte le altre.”
 
È il fantastico mondo delle star.
“E' il musical, è Parigi, è l'arte, è lo spettacolo: ciò che amo e che mi diverte. Il canto è per me un'altra passione. Sono stato da poco a Torino dove ho lavorato in Zaide, opera musicale ispirata a Mozart, e ho cantato in un'operetta austriaca.”
 
Tanti generi diversi per il partenopeo Gennaro Cannavacciuolo, che ha cominciato con Pupella Maggio ed Eduardo.
“Amo passare da una scena all'altra. Mi sento ancora libero come una farfalla.”

Di Angela Matassa