Intervista realizzata in occasione dell'arrivo a Napoli, al teatro Mercadante (1-12 febbraio 2006) di Ferdinando di Annibale Ruccello, interpretato e diretto da Isa Danieli.
Ho voluto ricordarlo così, - afferma l'attrice - riportando in scena quel capolavoro, che fu proprio lui a rappresentare per primo nel 1986”.
Ha effettuato qualche cambiamento?
Ha effettuato qualche cambiamento?
No. L'ho rimessa in piedi com'era, come l'aveva realizzata Annibale. Non c'era motivo di modificare niente, ci sono vicini anche costumista e scenografo. Certo, sono cambiati alcuni attori e c'è il ritorno di Luisa Amatucci, che recitò nella ripresa del 1996. Il ruolo di Don Catellino, interpretato da Annibale, è oggi di Lello Serao.
Com’era il suo rapporto con lui?
Per me è stato come un fratello e lo è ancora, lo sento presente, vicino, le sue foto me lo ricordano. Al di là dell'autore, lo vedevo come parte della mia famiglia. Avevo soltanto i miei nipoti, Luisa e Giuliano Amatucci (che purtroppo ci ha da poco lasciati), quando erano ragazzi stavamo tutti insieme, andavamo al mare, facevamo tante cose belle, lui era una persona solare Mi è mancato un braccio con la sua morte. Aveva ancora tanto da dire e da donare, anche se scriveva soltanto quando aveva un'idea e non per rappresentare un lavoro, aveva tanti progetti e un grande amore per il teatro.
Quando ha capito che aveva talento come drammaturgo?
Subito. Quando mi portò a leggere 'questo fiore di carta', come definisco il testo di Ferdinando, lo percepii immediatamente come una cosa bella e proposi di metterlo in scena. Fu un successo.
Ferdinando è ancora attuale?
Direi proprio di sì. Se guardiamo come si è imbarbarito il mondo, purtroppo mi sembra che calzi proprio a pennello oggi. Lo sento ogni volta che recito quelle battute così dure, che sono vicinissime alla nostra vita quotidiana. Credo che questa commedia sia diventata ormai un classico e che molti altri la riproporranno nel tempo. Anche per la lingua: è come un documento, una testimonianza storica del napoletano arcaico, dolce e musicale, di cui si sta perdendo l'uso.
Come va al Nord?
Va bene dovunque. Il testo è bello ed è compreso. Quando recitiamo in Toscana, sembra scritto in dialetto toscano, quando siamo a Milano in milanese. È questa la sua straordinarietà. Forse è la musicalità della lingua, forse perché anche i gesti aiutano, ma al Nord è molto apprezzato e il pubblico si diverte.
Ha un sogno?
Interpretare il ruolo di Prospero nella Tempesta shakesperiana nella versione napoletana di Eduardo.
Intervista di Angela Matassa