"E' l'occasione di confrontarsi continuamene con persone di paesi, background, vite e culture diverse".
Torna in Italia il fenomeno globale di Stomp, i pluripremiati e formidabili performer che a colpi di scope e percussioni traducono i rumori urbani in una straordinaria sinfonia ritmica. Parte il 7 marzo da Catanzaro il nuovo tour, che farà tappa anche a Bergamo al Creberg Teatro Bergamo il 15 e 16 marzo e chiuderà a Torino il 30 marzo. Nel cast, anche un italiano, Ignazio Bellini. Lo intervistiamo in occasione della data più vicina alla “sua Milano”, dove è nato ventidue anni fa. La stessa età degli STOMP.
Sono un'istituzione a Londra da oltre 20 anni e un successo planetario in tour. Come ci sei arrivato?
Ho visto Stomp per la prima volta a 11 anni al teatro Smeraldo a Milano e ne rimasi estasiato. Suonavo già la batteria e, finito il liceo , ero indeciso su cosa fare. Sono andato su internet, ho trovato un indirizzo mail degli Stomp di Londra e ho scritto, dicendo che ero interessato a lavorare con la compagnia. Mi hanno risposto subito dicendo che non c'erano casting in arrivo ma che mi avrebbero contattato alla prima occasione.
Nel frattempo, mi ero iscritto a Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano. Passa un anno, e nel giugno 2011, ricevo una mail con l'avviso di nuove audizioni a Londra. Sono andato, ho partecipato e mi hanno scelto. Così è iniziata l'avventura.
Qual è la tua formazione?
Sono un batterista da quando ho 7 anni. Inizialmente ho preso lezioni private con Cristiano Bacherotti, poi ho studiato al CPM un anno, in seguito al The Collective Music School di New York (mi ero trasferito là a frequentare il quarto anno del liceo) e infine con Maxx Furian presso la NAM, sempre a Milano.
Com’è, ora, la vita da ramingo?
Ho trascorso alcuni brevi periodi della mia vita in Inghilterra, specialmente durante il training per lo show e i primi spettacoli. Londra per me è una seconda casa. Quando sono entrato nella European Touring company degli Stomp, ho cominciato a girare per l'Europa. Nelle pause dal tour torno a Milano, la mia città natale.
La grande bellezza: sei l'orgoglio italiano nel cast. Come ti trovi?
Essere parte degli Stomp è un'esperienza unica. E' l'occasione di confrontarsi continuamene con persone di paesi, background, vite e culture diverse. All'inizio, appena entrato in compagnia, è stato necessario un periodo di assestamento. Ma dopo essermi abituato allo spettacolo e alla vita del tour, posso dire che gli Stomp sono diventati una seconda famiglia per me. Condividiamo molto insieme ed è una grande occasione per la mia vita.
Neverending Stomp per te? Che progetti hai per il futuro?
Beh, gli Stomp non sono neverending per nessuno, dato che a un certo punto il fisico dice basta o si opta per una vita più stabile. Non credo di restare negli Stomp tutta la vita, più che altro perchè sono una persona con molti interessi diversi. Mi piacerebbe continuare a studiare (nelle pause dal tour ho proseguito con gli studi e al momento mi mancano 4 esami alla laurea triennale) e vorrei continuare a immergermi nel mondo della musica e perseguire una carriera da musicista. Il quando non lo so ancora, staremo a vedere: la vita svelerà i prossimi passi. So per certo che in ogni caso gli Stomp resteranno un'esperienza incredibilmente unica.
Perchè STOMP funziona ancora così bene?
Io credo il successo di Stomp sia dovuto al carattere di universalità dello spettacolo. Non ci sono parole, solo ritmo e movimento; questo rende lo spettacolo esportabile e comprensibile in tutto il mondo senza dover ricorrere a traduzioni o a versioni in lingua locale. Lo spettacolo è sempre quello e offre un linguaggio universale. Può essere visto ed apprezzato in Italia come in Germania, o in Russia, o in Giappone. Inoltre è uno spettacolo che si propone ad un pubblico di ogni età…che ne resta sempre affascinato.