Teatro

Leo Gullotta: "Prima del silenzio? La vita"

Leo Gullotta: "Prima del silenzio? La vita"

Dal 22 gennaio al 2 febbraio, il Teatro Franco Parenti di Milano ospiterà Prima del Silenzio, spettacolo diretto da Fabio Grossi e prodotto da Teatro Eliseo. Un testo scritto oltre 30 anni fa da Giuseppe Patroni Griffi, intenso e delicato ma dannatamente attuale per le tematiche affrontate. Teatro.org ha incontrato Leo Gullotta, lo straordinario protagonista di questa pièce di successo, capace di emozionare e di far riflettere lo spettatore. 

Lei afferma che Prima del Silenzio “sembra stato scritto domani”. In che senso?
Si tratta di un testo moderno, nonostante sia degli anni Settanta, ed è sicuramente uno dei più importanti del Novecento. Patroni Griffi è scomparso 8 anni fa ma l’Italia, come al solito, dimentica, annulla la Memoria anche dei più grandi autori. Prima del Silenzio entra a piede lungo su temi attualissimi e che toccano ciascuno di noi.

Quali temi?
Il buio sociale, la fine di un matrimonio, lo scontro generazionale tra vecchi e giovani, la morte della parola, il fallimento della politica. Lo spettacolo tratta questi temi in modo alto e profondo ed è capace di coinvolgere il pubblico, pur lasciando irrisolte alcune questioni.

Può descrivere il suo personaggio?
Vesto i panni di un vecchio poeta, un intellettuale senza nome, che cerca di fuggire dal passato, dalla famiglia, dalla cultura, evitando tutto e tutti. Ma i ricordi e i fantasmi della sua vita tornano a fargli visita, come veri e propri incubi. L’unica persona che lo tranquillizza è un Ragazzo, anch’egli senza nome.

Un giovane discepolo con il quale però è condannato a scontrarsi.
Il vecchio poeta cerca di comunicare e di infondere l’amore per la vita al giovane (interpretato da Eugenio Franceschini, ndr) ma il ragazzo cerca altre parole, altre vie. La colpa non è sua, ma dei padri, della società in cui vive.

Chi sono gli altri personaggi dello spettacolo?
L’incubo-moglie, interpretato da Paola Gassman, che lo ricatta; l’incubo- figlio, ovvero la casta, il quale cerca di riallacciare in ogni modo il rapporto col padre; il Maggiordomo, che rappresenta il dovere, il senso di colpa. I tre appaiono in diverse installazioni video.

Ma cosa c’è Prima del Silenzio?
La vita. E il finale dello spettacolo lo dimostra, con un applauso che esplode come segno di libertà, di liberazione, prima del tramonto.

Come è cambiato il pubblico negli anni? Cosa chiedono, oggi, le persone che si recano a teatro?
Il pubblico chiede da sempre onestà all’attore, 50 anni fa come oggi. Tutto sta nelle intenzioni, nella professionalità di chi va in scena. Le persone vogliono vedere il bicchiere mezzo pieno e uscire dal teatro con un sorriso di speranza.

Qual è lo stato di salute del teatro e, più in generale, della cultura in Italia?
Il teatro è come il Parlamento: formato da gruppi, da massonerie. Questo è il Paese delle ambiguità. Sono incazzato per ciò che è stato fatto all’arte e alla cultura. La crisi economica ha colpito tutti ma Francia, Spagna e Germania hanno saputo, ad esempio, investire in istruzione e università per cercare nuove proposte e risorse. L’Italia, nazione governata per anni da affaristi, ha invece tagliato i fondi. Un programma preparato a tavolino per eliminare luoghi di cultura, compagnie e teatri.

Siamo proprio senza speranza?
Al contrario. Vedo molti giovani, organizzati in associazioni, che si battono quotidianamente per la cultura e non solo. Battaglie costruttive che ogni singolo cittadino può portare avanti. I ragazzi devono essere curiosi, studiare per migliorare questo Paese e riuscire a realizzare ciò che la mia generazione non ha saputo dare.

Mezzo secolo di carriera: ancora sogni da realizzare rimasti chiusi nel cassetto?
No. Sono felice di fare questo mestiere e di poter collaborare con i giovani. Noi attori vendiamo emozioni e non cose materiali. E quando scegliamo un personaggio da interpretare, ne cerchiamo l’anima, realtà che nessun copione può scrivere.