Nell’ampio panorama teatrale, spesso affollato di proposte poco allettanti o peggio ancora deludenti, spicca uno spettacolo di grande respiro, che racchiude in sé tradizione e innovazione: “Filumena Marturano” di Eduardo de Filippo per l’impeccabile regia di Francesco Rosi il quale si avvale della splendida scena postuma di Enrico Job, affacciata su una Napoli così concretamente distante ed essenziale da farsi astratta.
L’ottimo cast è capitanato da un eccellente Luca De Filippo, che vince il confronto con l’illustre genitore, e dalla sanguigna Lina Sastri, che, tra critiche attese, meritatissimi elogi ed applausi sempre entusiastici, regala al pubblico la sua straordinaria Filumena.
Del suggestivo ed insidioso ruolo abbiamo parlato proprio con la protagonista nei camerini dell’ottocentesco Teatro Verdi di Salerno.
Lei stessa dice che la missione dell’attore è lunga, faticosa, sorprendente. Qual è la fatica che ha dovuto affrontare per dar vita alla sua Filumena?
“Eh, sì, ci vuole grande onestà, intellettuale e di cuore, per fare l’attore!… Quanto a Filumena la fatica continua ogni giorno e continuerà, credo, fino all’ultima replica. E’ molto lontana da me, contrariamente a quanto si possa pensare, soprattutto come anima! Ha una strategia di comportamento che non riuscirei mai a vivere, vedi la stessa messinscena del matrimonio, una forza che la porta a difendere l’amore per il suo uomo e per i figli, l’amore di compagna e di madre, fino a giungere all’epilogo finale con stanchezza, con malinconia… e senza piangere, o almeno senza permettersi di farlo quando è davanti agli altri. Tutte cose distanti da me, io piango, ho un’anima fragile, ancora molto infantile dal punto di vista femminile, posseggo un pensiero ed una razionalità maturi, che mi permettono di ben comprendere il percorso del personaggio, ma di sentirlo fin in fondo no! Per questo ogni giorno è un insegnamento, uno studio, un incontro, una ricerca delle ragioni di questa donna, per farle più mie, per portarla un po’ a me e andare io verso di lei.”
E quale sorpresa le ha regalato?
“E’ sorprendente che, come sempre mi accade, anche l’incontro col questo ruolo non sia stato casuale e mi permette di capire tanto di me. Di fronte a questa donna che pensavo di conoscere, che tutti pensiamo di conoscere, continuo ad interrogarmi ogni giorno, cercando ogni giorno di comprendere chi essa sia, di portarla in scena, sorprendendomi nello scoprire un piccolo angolo del suo animo che ancora non conoscevo.”
Insomma, lei che la incontra e la vive tutte le sere, ci dica: com’è questa Filumena?
“E’ un personaggio molto ricco, complesso, difficile, non soltanto istintivo e passionale. Non è solo donna, madre o una Medea all’incontrario. E’ forte, eppure così fragile. Tanti aspetti giocano nella sua difesa della dignità di compagna e di madre: l’amore ferito, la ricerca di una famiglia e una maturità che la porta a perdonare. Non dice quasi mai la verità, eccetto che a sé stessa e solo in alcuni momenti (ad esempio quando parla della memoria, o quando, nel finale, confessa a Domenico Soriano il proprio amore). E’ violenta, tragica, ma anche comica, ha mille facce che io cerco di rendere in scena.”
Ma quali sono i sentimenti che turbinano nel suo animo così provato?
“Più forte di tutti è la ricerca di una famiglia. Lei sa quanto la famiglia sia la sicurezza e la forza di un essere umano, e sa anche quanto le sia mancata, dando vita a quell’assenza, a quella solitudine, non solo di miseria umana ma anche intima, che l’ha condotta alla decisione di diventare prostituta: lei trova triste approdo alla prostituzione non solo per necessità, ma anche per non esser circondata da affetti che la proteggano. Così, per tutta la vita cerca quello che non ha avuto, cerca di crearla a tutti i costi una famiglia, di essere madre di figli che protegge e difende… ed anche del suo uomo è madre, e in quanto tale lo perdona! Lei sa quanto Domenico Soriano sia bugiardo e superficiale, quanto al traguardo di un’età matura possa sentirsi attratto da donne di gran lunga più giovani di lui, ma combatte tutto questo con forza, fino a fargli valicare quel traguardo di vita che gli permetta di essere padre, di essere adulto… lei che adulta lo è sempre stata, fin da bambina.”
Nanni Loy diceva che lei è come la Magnani, sempre scontenta e autocritica. In questa sua ultima avventura teatrale, cosa la rende scontenta?
“Scontenta di me lo sono sempre, ogni giorno, perché mantengo rispetto a questo personaggio un atteggiamento di curiosità, di scoperta, di dubbio. Mi faccio tante domande su quello che è e su quello che io posso fare di lei. Mi chiedo fino a che punto io riesca a rispettare l’autore, per come l’ha scritta, e me stessa per quello che posso raccontare al pubblico. Cerco di non ricalcare di me quello che da me il pubblico si aspetta, ma di essere onesta, nei confronti del personaggio e nei miei. Quindi sono scontenta ogni momento, ogni giorno ha qualcosa in più e qualcosa in meno rispetto al giorno prima, ogni giorno non è uguale a ieri o a domani…
Ma questa è la bellezza del teatro, fino all’ultima replica scoprirò qualcosa che non ho fatto e potevo fare, che potevo far meglio, che per un istante ho intravisto in scena, o che solo per un attimo in quel giorno sono riuscita a dare.”
Guardando lo spettacolo si ha l’impressione che ogni tanto l’attrice Lina Sastri sia sopraffatta dal personaggio… così come si percepisce in qualche momento che lei fa fatica a non piangere. E’ così?
“Indubbiamente il personaggio non piange, o almeno non piange in pubblico! Nel senso che secondo me non è detto che Filumena non conceda a sé stessa un’emozione; in alcune battute nell’identificare il mondo con Domenico Soriano, dice che è lui a definirla la donna che non sa piangere. Quindi forse ci si deve sempre chiedere se ciò che dice in risposta a Domenico sia la realtà, o un atto di rivalsa, di ripicca, anche d’amore, che lei ha nei confronti del suo uomo.
Io personalmente sono una donna che piange… ed ho anche occhi molto fragili che con le luci del palco a volte lacrimano.”
Insomma una commedia piena di sfaccettature e di insidie…
“… E’ stato ed è un lavoro complesso. Anche la grande Titina De Filippo ebbe delle difficoltà a comprendere il percorso di Filumena e chiese di rimetterlo in prova per interpretarlo a suo modo. Come lei, io ci ho messo un po’ a capire il personaggio… e certo capirlo non mi aiuta a portarlo in scena. Cerco di rispettare un grandissimo autore che ha dato vita a due grossi personaggi come Filumena e Domenico, ognuno col proprio carattere e col proprio intricato percorso, descrivendo con grande sensibilità e ricchezza il modo diverso di amare dell’uomo e della donna.”
Ma cosa direbbe il maestro della sua Filumena?
“Che mi emoziono troppo, che le emozioni si devono comunicare, non sentire, che devo essere più autoritaria e più padrona della vicenda… Ma Eduardo è un uomo ed io una donna!”
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