Nell'ambito del Laboratorio sulle Arti e i Mestieri dello Spettacolo, organizzato da Alice Art Management srl di Federico Fiorenza a L'Aquila, l'08 e 09 novembre appena trascorso si è tenuto (in collaborazione con il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura dell'Università degli Studi dell'Aquila) un incontro con lo scenografo Andrea Taddei, sul tema dal titolo "L'architettura e lo spazio del teatro".
Toscano di S. Giuliano Terme (PI), Taddei sembra essere nato con la vocazione all'arte nelle vene. Fin da giovane è stato attratto dal modellismo, poi ha frequentato il liceo artistico e ha conseguito la laurea al DAMS; ma si è formato sopratutto praticando le scene (fin da giovanissimo) come comparsa, attrezzista e assistente. Ha lavorato con i più importanti teatri stabili italiani, tra cui il Teatro Stabile di Genova, il Teatro Stabile d'Abruzzo e il Teatro Stabile di Catania, poi il teatro dell'Elfo e tanti altri, prestando la sua opera per importanti registi, come Armando Pugliese (in pièces come "Die panne" e "La bisbetica domata") e Alessandro Preziosi, per il quale, proprio in questi giorni sta preparando le scene del nuovo spettacolo, "Cyrano de Bergerac", che debutterà a L'Aquila a fine aprile 2012, prodotto dal Teatro Stabile d'Abruzzo (in collaborazione con Khora teatro) di cui Preziosi, proprio in questi giorni, è stato eletto direttore artistico.
Ascoltare le considerazioni di un esperto di teatro che il teatro lo fa veramente e, sopratutto, che lo fa ad alti livelli è davvero interessante perchè racconta in maniera fedele come nasce una creazione destinata alla pratica scenica. E ci sono diversi motivi.
Tanto per cominciare in Italia è pieno di teatri, ognuno dei quali ha il palcoscenico (e lo spazio teatrale in genere) di grandezza diversa dagli altri, per cui uno scenografo deve sapere fin da priori che dovrà apportare delle modifiche in fase di replica. E' impotante conoscere i termini tecnici e gli elementi necessari ad un palcoscenico... Dopo la parte creativa ci sono gli incontri con il regista per definire quella scenografia che prenderà forma definitiva solo alla prova generale.
Le scenografie di Andrea Taddei sono diverse l'una dall'altra, benchè ci siano degli elementi stilistici ben riconoscibili, come ad esempio l'uso delle impalcature, i pvc stampati o gli ambienti dalle linee minimal e, contemporaneamente, espressioniste (e, a volte, con un tocco "decor"). I colori sono sempre ben definiti, e vanno da scenografie con tonalità calde (come il rosso e l'ocra) ad altre in cui prevale in tono freddo dell'azzurro.
C'è poi l'uso delle luci, spesso dai tagli laterali, senza essere esageratamente caravaggeschi.
Un accenno, infine, Andrea Taddei lo ha fatto (doverosamente) alla situazione dei teatri italiani, suggerendo quella figura professionale con competenze di progettazione interisciplinare che manca al panorama dell'arte drammatica italiana. Infatti le strutture architettoniche predisposte a quest'arte (che è la più complessa tra tutte in quanto può contemplare in se tutte le altre) presenti adesso in Italia vanno dai capannoni delle ex-fabbriche, ai teatri all'italiana spesso costruiti nell'Ottocento e che servivano alle finalità degli spettacoli dell'epoca, che erano distanti culturalmente da quelli di cui avremmo bisogno noi oggi e che costringono, pertanto, registi e scenografi a costruire prolungamenti del palco, spostamenti di americane, etc.etc.
Parlando del teatro non può essere evitato il discorso sul tempo. Infatti passare interi pomeriggi a provare una sola scena (o parte di essa) è diverso dal vedere tutta la pièce rappresentata dall'inizio alla fine.
Ma i ricordi di Taddei toccano anche quel Phuket Fantasea che ospita il più grande e complesso teatro al mondo.
Andrea, quale è l'elemento che non deve mai mancare nelle sue scenografie?
Non deve maimancare il "tappeto", il ground, il pavimento... cioè una zona ben delimitata su cui sai che devi lavorare... E' importante che lo sappia l'attore che quella non è "casa sua", ma che è uno spazio destinato a una determinata rappresentazione. Lo diceva anche Peter Brook.
Quale è, secondo lei, la miglior scenografia che ha realizzato? Quella che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera?
Sì... Be', forse non è la mia migliore perchè non ha creato un punto di svolta, ma è stata la più importante che ho fatto perchè credo sia la migliore per come è stata concepita e per come è stata realizzata. E' la scena di "As you like it" di Shakespeare per la regia di Giancarlo Nanni (1994, ndr), proprio perchè le modalità sono state interessanti, lavorando con le prove, gli attori, ... La scenografia è cresciuta con lo spettacolo... E' poi è stata quella che mi ha fatto conoscere a Roma!
C'è un'opera teatrale in particolare per la quale sogna da tempo di poter allestire una scenografia e ancora non l'ha fatto?
Mi piacerebbe fare una cineseria come ad esempio la "Turandot" di Gozzi, ... (riflette, ndr) comunque una cosa cinese... Anche se mi son tolto un po' la voglia facendo "L'anima buona del Sezuan" di Brecht con lo Stabile di Genova (2009, ndr). Quella però era un'opera contemporanea, invece io vorrei fare una cosa più fiabesca.
La curiosità di vedere la sua cineseria è molta. Per il momento, però,... attendiamo di vedere le scene che Andrea Taddei sta realizzando per il "Cyrano de Bergerac" diretto da Alessandro Preziosi in programma a L'Aquila il 26 e 27 aprile 2012.