Al Teatro Out Off, dall’1 al 6 marzo 2011 va in scena uno spettacolo davvero straordinario: LORETTA STRONG di Copi, con Paolo Oricco e Maria Luisa Abate, Alessandra Deffacis, Valentina Battistone e Stefano Re. Sul palco troneggia un’Astronave creata da Daniela Dal Cin, la regia è di Marco Isidori per la compagnia dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa che presentare questa incredibile edizione di Loretta Strong di Copi. Non tutti lo ricordano: Copi fu autore di una vignetta che imperava negli anni ’60 su LINUS, il mensile di fumetti diretto da Oreste Del Buono. Argentino di nascita ma francese di adozione, il suo vero nome era Raul Damonte Taborda. Negli anni ‘60, arrivato a Parigi, Copi si fece conoscere con il suo personaggio della "donna seduta" dalle vedute piccoloborghesi, che si lancia in discussioni surreali con un pollo chiacchierone o un topo sfacciato.
Oltre ad avere successo come fumettista e artista, Copi collaborò con diversi giornali e scrisse numerosi romanzi ed opere teatrali, ancora oggi messe in scena in tutto il mondo, nelle quali spesso recitava come protagonista en travesti, come quando, nel ‘79, venne in Italia per recitare nel suo Loretta Strong, storia di una donna che vive su uno dei tre anelli di Saturno e alla quale succede di tutto, o quasi, a cominciare dal topo che nasce da una lattuga e che all’inizio non riconosce ma che poi si rassegna ad allevare, con la speranza che diventi ingegnere e la possa così ripagare dei sacrifici fatti. Paolo Oricco, il protagonista, parla con noi, seguito da Daniela Dal Cin, la costumista e scenografa.
Ho viste le fotografie: com’è recitare in questo spettacolo?
Ci sono molti limiti, fisici: l’Astronave è il mio costume, io sono imbragato sull’astronave, ma per noi l’attore è sempre costretta dalla scena o dal costume. E’ un limite fisico ma obbliga allo scatenamento di energie straordinarie, perché bisogna vincere questa costrizione.
Cosa ti piace di questo personaggio?
Il primo impatto che ho avuto appena cominciato a lavorare con Marco Isidori è che Loretta è un continuo scoppio di energia e richiede all’interprete di essere sempre al massimo. Questa continua esplosione di energia è vicina alla compagnia, l’ho sentita molto Marcido. Poi sento molto il gioco di Copi perché il suo personaggio deve compiere una missione, ha una mitragliatrice interspazio, chiaramente è un gioco, porta la risata, Copi utilizza questi giochi per rendere più efficace, più drammatica la pièce, per parlare della solitudine dell’uomo rende la storia più grottesca, con la risata.
Non sei proprio solo in scena, vero?
Ci sono altri quattro attori, tra cui la co-fondatrice della compagnia e hanno un prologo in cui sono visibili, sono ‘il coro degli astronauti’: loro invitano il pubblico a entrare in sala mentre Loretta ancora non c’è, poi scompaiono quando Loretta compare e inizia. Amplificano il delirio di Loretta.
Copi recitò nel 1976 proprio questa opera in italia, lo sapevi?
Certo e Copi recitava in italiano, Loretta Strong era il suo cavallo di battaglia. Francamente è un personaggio straordinario e Isidori da tempo aveva voglia di incontrare questo autore. Ha deciso di allestirlo quando Daniela gli ha presentato questo progetto, un disco volante. E’ stata una scelta obbligata dal momento che Loretta è persa nello spazio e ci si sposta.
Quale traduzione avete scelto?
Abbiamo utilizzato la traduzione edita da Ubu Libri, l’originale.
Tu fai molta fatica e il pubblico, dicono, si stupisce…
Essendo un monologo che dura un’ora, nel momento della recitazione c’è una trasfigurazione dell’interprete e, quando tutto è finito, la gente si stupisce nel vedere che non sono né tanto alto né tanto robusto…
M ti sei divertito a farlo?
Come no! Sono un appassionato dei manga giapponesi, di Mazinga, per me questo è un sogno che si realizza!
Andrete in giro?
A fine marzo debuttiamo a Roma, al teatro Aralia dal 28 marzo al 2 aprile. Voglio essere una supereroina ancora tante volte!
(Parlo ora con Daniela Dal Cin)
Come ti è venuto in mente di fare questa astronave?
Innanzitutto è stata la lettura del testo a farmi pensare alla messa in scena. Mi piacciono le macchine cinetiche, ho una passione per le macchine e ne ho costruita una per Copi che ho chiamato astronave per adattarla al significato della pièce ma che è una delle mie macchine sceniche, che estendono, prolungano, amplificano le potenzialità dell’interprete.
Hai creato altri oggetti per Loretta Strong?
No, il disco volante è l’unico oggetto scenico, l’unico elemento. Le attrici e attori del coro scompaiono perché due manovrano la macchina e stanno dietro, mentre altri due entrano nella parete, dietro le quinte che contiene l’astronave. E’ un particolare insignificante ma agisce come fosse un blocco unico.
Sembra complicato…
Questo è uno spettacolo apparentemente semplice ma è invece molto complesso, sia per la scenografia sia per la regia.
Riutilizzi mai le tue macchine?
Ogni volta è sempre una cosa nuova, un ulteriore passo verso la creazione di qualcosa di meraviglioso che possa emozionare il pubblico ed è sempre molto difficile. Ogni volta c’è una cosa diversa da inventare.
Come sei arrivata a questo curioso mestiere?
La costruzione mi ha sempre interessato. Non ho mai pensato al teatro come sbocco dei miei interessi artistici, è stata una sorpresa anche per me, tanto che ho lasciato perdere la pittura, che sembrava più importante. Nel momento in cui ho deciso di dedicarmici, ho scoperto la mia passione per il costruire, per l’edificare. Perché i teatri che ho edificato sono luoghi fisici, oltre che i contenitori dei riti Marcido.
Sento una totale aderenza alla Compagnia… Sei leale, vero?
Penso che sia veramente così, senz’altro!
(Tutte le fotografie sono di Daniela Dal Cin, esclusa quella di Copi in Loretta Strong nel 1976)