Teatro

Luigi Pisani: il mio incontro con Mario Martone e il Risorgimento

Luigi Pisani: il mio incontro con Mario Martone e il Risorgimento

Luigi Pisani è una delle giovani leve del teatro e del cinema. Ci parli, e sorridi sentendo il suo accento che è ancora allegramente campano, nonostante i tanti anni trascorsi a Roma.

Talento ne ha da vendere e a soli trent’anni è co-protagonista di NOI CREDEVAMO, il film di Mario Martone sul Risorgimento italiano, presentato al Festival del Cinema di Venezia e ora in uscita in un cofanetto il 16 marzo. Con lui nella pellicola un cast davvero stellare, tra cui Luigi Lo Cascio, Toni Servillo, Luca Zingaretti e Francesca Inaudi.

Pisani è un risorgimentale sin dagli esordi: studia infatti al "Teatro Azione" di Roma, dove si diploma nel 2005. Lavora successivamente in importanti teatri romani, come l’Orologio, il Vascello, il Petrolini, portando in scena ruoli diversi che lo portano a diventare flessibile artisticamente.

Nel 2008 entra nella "Compagnia dei giovani" del Teatro Stabile d'Abruzzo nello spettacolo "Love and Crash" per la regia di David Gallarello tratto da William Shakespeare dove interpreta Macbeth e Cassio. Parallelamente entra a far parte del cast di "Radio G.R.E.M" serie televisiva in onda su Rai Educational per la regia di David Emmer all'interno del progetto "Il Divertinglese -Tracy e Polpetta" dove interpreta il pirata Van Ruben.

 

Che cast in “NOI CREDEVAMO”!  Com’è stato farne parte?

E’ stata un’avventura bellissima e io stesso l’ho vissuto in progress, con cose svelate man mano. Martone aveva questo progetto in cantiere da molto tempo. Fino all’ultimo non si sapeva chi avrebbe interpretato il ruolo di Giuseppe Mazzini…quando ho scoperto che sarebbe stato Toni Servillo – e che io avrei avuto scene importanti insieme a lui - sono quasi svenuto dall’emozione.

 

E’ raro che un attore dalla formazione teatrale arrivi così presto al cinema.

Sono stato anche fortunato. Diciamo che un po’ per conoscere Mario mi sono quasi appostato... Io sono campano come lui e sapevo che veniva in vacanza dalle mie parti. Il primo incontro è stato praticamente in tenuta da mare!  Dopo sette o otto mesi mi ha chiamato a Roma per un provino e ho portato un pezzo per farmi conoscere come attore.

 

Cosa hai portato?

Un monologo tratto da Cast Away, il film con Tom Hanks. Il bello è che l’ho esposto in italiano ma anche riadattato in dialetto cilentano. Insomma, dopo il provino mi ha detto “ci sentiamo”…sai, quelle frasi che ti lasciano sospeso… e invece un anno dopo mi ha fatto contattare dal suo assistente. Ho fatto sei provini per Noi Credevamo e ho ottenuto il ruolo di Salvatore, il pragmatico rivoluzionario di origini contadine che è in scena per tutta la prima parte del film.

 

Oggi in cosa vedi unita l’Italia e in cosa divisa?

È paradossale, ma appena c’è qualcuno diverso dall’italiano, per esempio negli eventi sportivi, ci cominciamo ad esaltare…pensiamo al calcio: accidenti, ecco il francese, c’è la Francia che ci sfida! Ci uniamo sulle scemenze, in sostanza. Dovremmo affacciarci al mondo con una coesione interna. Unità non significa unire entità che la pensano allo stesso modo, ma significa unire le uguaglianze. Potremmo allora dire la nostra a livello europeo, cosa che non succede. Siamo la provincia d’Europa. Dobbiamo trovare una strada che unisca le idee. E allora saremo veramente un’Italia unita. Si parla tanto, ma c’è poca voglia di agire.

 

E pensare che nel Risorgimento i giovani si riunivano nel Partito d’Azione. Ma chi sono i colpevoli di questa poca voglia di agire?

I mass media passano il concetto che siano importanti altre cose. Non siamo più popolo, ma pubblico. Televotiamo su tutto, siamo abituati a un pensiero che è generalizzato, non si da’ la giusta importanza alle cose. Le idee diverse sono belle, ma è tutto urlato. Siamo inondati di urla e questo ci spersonalizza.