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Massimo Dapporto e Antonella Elia raccontano <i>La verità</i>

Massimo Dapporto e Antonella Elia raccontano <i>La verità</i>

Arriva al Teatro Alfieri di Torino, dal 13 al 18 dicembre, “La verità”, un testo di Florian Zeller, con la regia di Maurizio Nichetti. Teatro.Org ha intervistato i due protagonisti, Massimo Dapporto e Antonella Elia.

Signor Dapporto, come descriverebbe lo spettacolo?
«Intanto bisogna subito dire che questo spettacolo è una novità assoluta in Italia e penso sia una bella notizia, perché ormai certi testi li sappiamo tutti quanti a memoria. Questa commedia ha avuto un grandissimo successo lo scorso anno in Francia e adesso io la propongo in tournée italiana con la regia di Maurizio Nichetti. E’ uno spettacolo che lascia disorientato il pubblico per il divertimento che gli procura. Nel primo atto il pubblico si crea delle convinzioni sui quattro personaggi al centro della vicenda e sembra proprio che tutto si riduca a un tema specifico, quello del tradimento; nel secondo atto, invece, una serie di situazioni al limite del parossismo inducono lo spettatore a ricredersi totalmente rispetto le convinzioni precedenti».

Verità o menzogna: qual è l’elemento predominante nello spettacolo?
Le due componenti sono molto bilanciate nello spettacolo: sta al pubblico decidere chi prende il sopravvento tra verità e menzogna. Bisogna capire dov’è la verità, o quanta verità c’è nella menzogna oppure quanta menzogna c’è nella verità. Questo è proprio il segreto dello spettacolo».

Il suo personaggio è davvero convinto di quello che dice e dei suoi comportamenti?
«Le posso onestamente confessare che c’è molto di me nel personaggio di Michel, il protagonista della commedia. Ai miei colleghi però io non l’ho chiesto, per non invadere la loro privacy… Michel è talmente convinto delle menzogne che sta dicendo che pensa che siano la verità. E quindi come si rapporta con gli altri personaggi? Quello con la moglie è un rapporto abitudinario: sono sposati da più di vent’anni e hanno una figlia grande. Il rapporto con l’amante forse sta finendo, si sente un po’ di stanchezza; il tradimento forse assume più rilevanza nei confronti del migliore amico di Michel, che ha ua relazione con la moglie del suo più caro amico, appunto».

Lo spettacolo è in tournée fino a fine febbraio, ma questo non sarà il suo unico impegno teatrale della stagione…
«No. Tornerò anche a Torino, al Carignano, nel mese di aprile, con un Otello diretto da Nanni Garella».

 

Stessa domanda per Antonella Elia: tra verità e menzogna, chi è il vero protagonista dello spettacolo?
«Il protagonista è il tentativo di dire la verità. Tant’è che alla fine dello spettacolo la gente ancora si domanda quale sia la verità. Ridendo, ma se lo domanda».

Nella realtà è plausibile avere a che fare con persone che assumono comportamenti simili a quelli rappresentati dai personaggi nella commedia?
«Io credo che lo spettacolo rispecchi comunque la nostra società. L’autore è una persona molto colta – benché giovane – che ha saputo fare un quadro della media borghesia, della vita di coppia: uno specchio della realtà, in chiave leggera e brillante, nel quale a gente si riconosce e arriva a pensare “Forse non è poi tutta questa tragedia”. In fondo la scappatella può capitare nella vita di coppia».

Esistono coppie che arrivano a parlare di un tradimento, come succede nella commedia al suo personaggio e a Massimo Cimaglia, che interpreta suo marito?
«No. Io non faccio le corna, però c’è da dire che non sono sposata. In una famiglia, se capita la scappatella, si tende a salvare la famiglia e l’amore che non sempre è di tipo passionale o passeggero, come quello che può vivere una persona senza vincoli. Io onestamente non riesco a immaginare una donna che dice al suo uomo “Vado a letto con un altro!”; e non posso pensare che il marito di lei lo accetti. Diciamo che sono vedute un po’ troppo ampie per la mia mentalità».

Sta forse dicendo che nella realtà è più “giustificabile” un comportamento come quello di Michel, il personaggio interpretato da Dapporto?
«Forse tenere nascosta la scappatella è più accettabile… rispetto al mio modo di pensare».

Questa commedia arriva dopo il suo ultimo impegno televisivo, ossia il ritorno a “La Corrida”…
«Esatto. E’ stata una delle mie botte di fortuna, ma anche un dono enorme, perché mi trovo a lavorare con tre professionisti straordinari della prosa italiana. E’ una grande scuola stare con loro».

Tornerebbe a vivere l’esperienza di un musical?
«No, perché io non so cantare. In A Chorus Line interpretavo una stonata, anche se ballavo e cantavo nei cori. Ma la protagonista femminile di un musical nel 2011 deve cantare da paura e io, ahimè, non sono una cantante».

Parliamo un po’ di televisione: che rapporto ha con la tv di oggi?
«Io non sono una grande fruitrice televisiva. Diciamo che tornare in televisione al fianco di Flavio Insinna ne La Corrida è stata una esperienza bellissima, nella quale abbiamo cercato di creare gag comiche in stile Mondaini-Vianello. Io credo che comunque la televisione offra esattamente quello che la gente vuole: infatti ci sono show come quello di Fiorello che fanno dodici milioni di ascolto… Posso dire che mi piacerebbe condurre Sanremo!»