Intervista al comico romano Maurizio Battista: si racconta con grande schiettezza e semplicità a Teatro.it
Un’arte non fondata, per sua ammissione, su testi imparati a memoria, ma sulla capacità di improvvisare, di inventare sul momento, di interloquire con il pubblico e di interagire su input offerti o richiesti da lui stesso. Questo è Battista e questo porta nel suo Papà perché lo hai fatto?, un one man show attualmente in tournée.
La prima domanda riguarda il titolo dello spettacolo: stasera non l’ha spiegato
No, non l’ho spiegato, vero... La domanda me la fece mia figlia quando uscii dal Grande fratello. All’inizio ho detto: “Poi parliamo del Grande fratello”, ma dopo… me ne sono dimenticato.
Ecco!
Questa è la bellezza dello spettacolo, lo faccio insieme alle persone. Io ho un genere per il quale devi avere una grande forza fisica…
è lunghissimo!
…un milione e mezzo di input, devi rispondere a tutti, è interattivo, la gente c’è, partecipa e si diverte. Esce fuori ed è stata con un amico. Io non voglio fare il filosofo, lo scienziato, non sono niente di tutto questo e di conseguenza, quando dico che mi dimentico le cose, scherzo, ma dico la verità. Essendo così interattivo…
Si può perdere il filo
E se non c’è?..- ride - Io però ho una finalità: le persone che stanno qui le due ore, due ore e mezzo, escono contente, rilassate. Questo è il mio intento. Non vengo qui per proporre uno spettacolo con una drammaturgia precisa, per me non farebbe ridere. L’aver interagito con quello o l’altro spettatore che mi racconta cose particolari, mi fa ridere. L’improbabile mi fa ridere. Domani sarò in un’altra città e farò un’altra cosa. Io sono allenato all’improvvisazione e mi piace.
Però dovunque vado porto questa romanità buona, questo vissuto e metto anche cose “brutte” che mi capitano perché se hai modo e sei capace e onesto intellettualmente, questo voglio portare. Non ho altre velleità.
L’ironia poi credo aiuti molto a superare momenti difficili
Ma scherziamo, certo! Io non provengo da una scuola, sono autodidatta. Questo mi porta a fare cose senza un vero filo logico. Dalla domanda, che è poi il titolo dello spettacolo, si passava a parlare di scelte, alimentari, abbigliamento…ecco, c’era un filo logico, ma ce lo siamo persi all’inizio! E quando c’è spazio tra palco e pubblico, mi penalizza molto. Se stasera fosse mancato sarebbe stato molto diverso. Quando poi si trova la buca per l’orchestra…è ancora peggio.
Sul maxi-schermo portato sul palco, scorrono frasi sulle scelte di vita appunto, ma mi aspettavo che lei ne facesse cenno
In realtà lo spettacolo nasce con quattro maxi-schermi, ma non si può portare in tutti i teatri allo stesso modo e se, come stasera, ce ne è uno soltanto diventa complicato parlare e girarsi in continuazione per fare accenno a quella o all’altra frase.
Così si perde una parte di lei, quella più emozionale, intima che appare in fondo con la lettera a sua madre. Si capisce che c’è, comunque
Sì…ma l’importante per me è sapere che le persone ti vogliono bene, che c’è un legame sentimentale, oltre che artistico. Tanto di fenomeni è pieno il mondo, li lascio fare agli altri. Io voglio essere una persona che racconta, che ha fatto parte di una serata bella. La mia “sporcatura” è la forza, che mi consente di fare anche il dopo spettacolo. A volte ho fatto anche 400 foto… Panariello giorni fa, la penultima sera all’Olimpico, mi ha chiesto: - Ma tu ogni sera fai così???
Indubbiamente è un valore aggiunto, una cosa che quasi nessuno fa
Io lo faccio perché mi piace, non per farmi dire bravo. Mi piace condividere questi momenti con le persone. Per me è un vero piacere. Quello che dicevo sul palco, che io non c’entro niente con il mondo dello spettacolo, non lo dico per scherzo. Quello che vedete è un po’ di talento, poi esperienza e cuore. C’è chi ha fatto la scuola di Proietti o un’altra. Io non ne ho fatte.
Volevo chiederle: quando ha sentito di avere raggiunto il successo?
Mai! E ancora non lo sento veramente. Noi, quando abbiamo più date in uno stesso teatro - l’organizzazione è un po’ diversa - regaliamo una media di venti-trentamila libri, in cui racconto di mia madre, o DVD, a serata. Per me è un costo, però mi piace farlo. Donarli, firmarli. Una generosità, devo essere sincero, che mi è sempre stata contraccambiata.
Pieraccioni è venuto a vedermi a Firenze con la figlia Martina e mi ha detto: - Stiamo al bar con un amico. Perché non lo chiami “Bar Battista”? Metti i tavolini…Questa è la mia cifra, questo sono io.
La prima volta che ha intrattenuto un pubblico quando è stata?
Sono andato con un mago, io sono molto legato ai maghi e iniziai così, con uno che cercava un assistente. Io avevo già i figli, un bar, non ho iniziato a fare questo a vent’anni. Lavoravo e… sapevo di avere delle capacità, però mi vergognavo. Io nasco timido e morirò così…Però poi piano piano, prima un localino, un piccolo teatro, poi uno più grande e sono arrivato qui.
E sul palco porta il suo essere “familiare”
Sì, io sono uno di famiglia. Una volta uno spettatore mi disse: - Tu sei il mio dirimpettaio di casa.
In realtà, ho provato pure a fare altre cose. Una commedia al Sistina, Il mio secondo matrimonio, primo tempo da solo, il secondo con altri: una scenografia importante… Nel 2012, trasmesso su Rai 2: l’ascolto del primo tempo fu dell’11%, quello del secondo il 6%. Avevo anche mia moglie accanto a me, canta molto bene, e ho fatto spettacoli anche con il Mago Silvan, con Manuela Villa. Ma tutti mi dicevano lo stesso: il pubblico vuole te, te da solo. E in effetti era ciò che poi mi confermavano anche le persone direttamente. Quindi, perché dovrei cambiare?
Lei, poi, è così sempre, sul palcoscenico e nella vita
E così faccio le cose…anche lo spot per l’evento per la lotta ai tumori al seno: #raceforthecure a Roma dal 16 al 19 maggio e in tante altre città. Tutti hanno parlato con la maglietta in mano, io, non avendo memoria, ho preparato dei foglietti scritti da me e li ho fatti scorrere. È stato bello. Io sono così.
Per INFO e DATE tournée: Papà perché lo hai fatto? (scheda spettacolo)