Teatro

MICHELE DI MAURO: IL MESTIERE DELL'ATTORE A TUTTO TONDO

MICHELE DI MAURO: IL MESTIERE DELL'ATTORE A TUTTO TONDO

Un mese particolarmente denso d’impegni, quello appena trascorso, per Michele Di Mauro, attore e regista piemontese che da parecchi anni ormai opera sulle scene nazionali, in teatro, in numerose fiction televisive, al cinema e anche nel mondo del doppiaggio. A gennaio, Torino ha visto debuttare almeno tre dei lavori nei quali è attualmente coinvolto: Questa sera si recita a soggetto, di Pirandello, diretto da Virginio Liberti (lo spettacolo ha concluso le repliche il 6 febbraio per la stagione del Teatro Stabile di Torino); Der augenblick dort (che lo vede impegnato come regista), interpretato dai giovani della compagnia Tecnologia Filosofica; e la fiction Fuori classe, dove recita nel ruolo di Espedito, accanto alla “prof” Luciana Littizzetto.
La sua versatilità come attore lo ha portato, nel corso della sua carriera a cimentarsi nelle prove teatrali più innovative e disparate e, anche per questo motivo, Michele è un professionista della scena molto apprezzato dai giovani attori che, in punta di piedi, si affacciano alla scena teatrale. Ma procediamo con ordine…

Questa sera si recita a soggetto contiene una forte componente metateatrale. Come viene trasmessa al pubblico?
Il lavoro dell’attore, a volte, non viene considerato tale, persino all’interno della categoria stessa. Spesso resta una passione. Lavorando su questo testo noi attori abbiamo avuto la possibilità di riflettere su cosa sia il nostro mestiere. Anche se, questa riflessione, nel testo di Pirandello, tende comunque a essere rappresentativa. Io, però, penso che il pubblico sia avvezzo a qualsiasi provocazione e a qualsiasi nuovo tentativo da parte dell’attore di sbalordirlo, perciò percepisce questa sottile lama tra arte e vita. Certo, il teatro ha ormai sdoganato un nuovo rapporto come il pubblico non siamo più agli stessi livelli di ottant’anni fa, quando questo testo è stato scritto.

Esiste, dunque, un limite, nel mestiere dell’attore, circa il rapporto arte/vita?
Io ho un approccio molto freddo nei confronti del mio lavoro. So sempre esattamente quello che posso fare. L’attore moderno è consapevole, è una persona che fa le cose con la freddezza di chi può permettersi di capire cosa sta succedendo. E’ necessario, quindi, saper separare il lavoro dalla vita.

La capacità del teatro di esprimere emozioni primarie cosa comporta?
Bisogna essere in grado di mettere in moto improvvisi capovolgimenti, agire su determinati “scossoni emotivi”. Ovviamente, ci sono le eccezioni e l’adesione personale fa la differenza: ciascun attore mette quel “più di sé” che rende quegli attimi qualcosa di unico e non ripetitivo.

Quando un attore è anche autore e mette in scena quello che ha scritto, quale può essere la percezione più immediata da parte del pubblico?
Trovo che il termine necessità, in questi casi, sia abusato, ormai ottocentesco. Direi piuttosto che si tratta di un’urgenza, una voglia un togliersi qualcosa di dosso. E a quel punto ci si può chiedere se questo qualcosa è condivisibile o meno con qualcuno. Io penso che la creazione pura di qualcosa di tuo sia molto più potente quando la “agisci” tu stesso, ma non per una questione di paternità, bensì per l’esperienza diretta che se ne ha; a quel punto un attore-autore non ha bisogno del filtro dell’interpretazione. Con Tecnologia Filosofica, che è una compagnia di teatro danza, abbiamo lavorato attraverso un percorso di scrittura, prima di allestire lo spettacolo Der augenblick dort. Ed è stato molto utile, perché liberando la visione che ciascuno ha di se stesso e del mondo, diventa poi più semplice provare a comunicare qualcosa agli altri.

Tu sei abituato a spaziare davvero tanto nel tuo lavoro e continui a metterti alla prova in diversi generi attoriali. Le ragioni di questo percorso?
Ho cercato sempre di fare quello che all’improvviso mi veniva in mente “frequentando me stesso”. Mi è sempre piaciuto alternare i diversi linguaggi teatrali con disinvoltura, forse perché ho cominciato anni fa col cabaret. E sono anche musicista. Diciamo che mi stuferei proprio di me stesso se dovessi fare sempre le stesse cose, legandomi a una compagnia o affidandomi a un solo regista. Poi io sono interessato alle persone e non ai personaggi o ai testi.

Passiamo per un attimo alla televisione, con il successo di questa nuova fiction, Fuori classe. Sfiorare il 28% di share alla prima puntata, per coloro che fanno televisione, è sempre un grande traguardo. Il mio personaggio in questa fiction è secondario, ma mantiene una sua dimensione attraversando tutte le puntate. Speriamo vada avanti così.

Questa sera si recita a soggetto sarà di nuovo in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 6 al 17 aprile. Grazie a Michele Di Mauro per la simpatia e la disponibilità!