Teatro

Patrick Rossi Gastaldi, dietro le quinte di Adorabili Amici

Patrick Rossi Gastaldi, dietro le quinte di Adorabili Amici

Adorabili Amici, commedia comicissima ma dal fondo amaro, ha aperto la stagione del Teatro Manzoni di Milano con la perfetta regia di Patrick Rossi Gastaldi, attento a rendere credibili i mille trabocchetti di battute al filo di lana del testo scritto da Carole Greep, una giovane drammaturga che si è fatta notare come ttrice al Festival di Avignone nel 2002. E’ interpretato da Laura Lattuada, Ettore Bassi, Alessandra Raichi e Massimiliano Vado e, fino al 2 novembre, rimane la possibilità di farsi quattro grasse risate e allo stesso tempo riflettere sulle ipocrisie che condiscono le nostre relazioni. Il regista ha saputo dominare come al solito lo spettacolo facendo in modo di passare del tutto inosservato, ma oggi lo metto in primo piano. Ha calcato i suoi primi passi da attore sotto la guida di Luca Ronconi e Giancarlo Corbelli, fra gli altri e ha vinto la Maschera d’Oro Idi per la sua appassionante interpretazione ne L’altro, di Aldo Nicoaj. E’ passato alla regia dirigendo personaggi mitici come Lauretta Masiero, Valeria Valeri, Anna Proclamer, Johnny Dorelli e Franca Valeri. Ha creato anni fa la regia del musical Il pianeta proibito con Giampiero Ingrassia, Chiara Noschese e Scialpi ma anche di testi stranieri contemporanei, come Cannibal con Luca Zingaretti e Fabio Ferrari. Ora è conosciutissimo fra i giovani: lavora con Maria De Filippi per Amici dove è l’insegnante di recitazione. Ho visto molti suoi lavori e ho intervistato tante attrici da lui dirette, sentendo commenti lusinghieri su di lui. Inizio così a fargli la prima domanda: Sapevi che attrici come Franca Valeri, Lauretta Masiero e Valeria Valeri mi hanno confessato di essere tornate in teatro soltanto perché c’eri tu come regista? No. Non lo sapevo. Lauretta Masiero, Anna Proclamer, Valeria Valeri, hanno tutte la mia ammirazione e mi considero fortunato di aver lavorato con donne che ammiravo fin da bambino. Ho potuto chiedere loro cose: loro sono la nostra storia, una storia che spesso viene dimenticata, in questo Paese. Saranno sempre dentro di me, come quando ero un bambino. Cosa intendi dire? Che fin da piccolo amavi la recitazione? Ho sempre saputo che da grande avrei voluto fare l’attore. Rendeva i miei molto infelici e loro speravano sempre che, crescendo, volessi fare altro. Ora i miei sono morti e solo dopo ho scoperto che mio padre, che ha fatto l’uomo d’affari molto bene, voleva fare l’attore pure lui. Davvero? E tua mamma? Mia madre era casalinga ed è morta giovane. I miei però erano spesso fuori quando ero piccolo e io guardavo i film, ballavo tip tap sul piano della nonna e facevo fare teatro ai miei compagni di scuola. A 10 anni circa ho creato un Taras Bulba! Mia madre era russa. Non so come mai ero così, sarà stata una specie di schizofrenia o uno stato leggermente patologico. Per fortuna, direi! E quando il sogno è diventato realtà? In realtà ho fatto circa dieci anni l’attore, dal 1975 al 1985 e poi sono diventato regista, di me stesso. Voleva fare cabaret tedesco, Brecht, queste cose qui e me li sono prodotti da me: avevo un po’ di soldi e sapevo che nessuno l’avrebbe fatto per me. A parte una carriera che può renderti orgoglioso, ora come ti trovi? Adesso ho quasi 55 anni e faccio televisione. Non avrei mai immaginato di lavorare con Maria De Filippi eppure ora lo faccio. Insegno da 7 anni recitazione ad “Amici”, o meglio apporto la mia esperienza, essendo io stesso un autodidatta. Quello che ho, lo do. Sono tutto il giorno su Sky e una volta la settimana su Canale 5. Adesso la mia vita è cambiata, la gente mi riconosce per strada e mi diverto con i giovani. Ti trovi bene in televisione? Va bene, ci tengo, ho bisogno del produttore vicino con cui inventare assieme le cose. Ho tanti difetti ma un pregio: non mi sento un frustrato e mi va di parlare e sentir pareri. Ma non ti mancano le lunghe tournée teatrali, gli applausi dal vivo? Intanto sono qui al Manzoni. In prospettiva, mi piacerebbe realizzare ancora due o tre progetti teatrali. Ma sono timido, un insicuro, tutte le volte seguo l’onda e solo a volte mi impongo. Se non riesco a convincere che la mia è una buona idea, sarà per una prossima volta. Così passano gli anni. Vorrei portare in scena Arthur Miller e cosucce così, che non si realizzano facilmente, in due minuti. E non ho più tempo da perdere dietro a gente da convincere. La televisione mi prende molto tempo e sono diventato un’orso. Non torneresti sul palco neppure per una grande attrice che volesse solo te? Se un’altra grande attrice mi chiamasse, vado! Ma sono cambiati i ruoli, un certo tipo di teatro. Non so cosa succederà in futuro e c’è ancora tanto da fare.