Teatro

Piero Nuti: 'Leggiamo i lirici greci per imparare che la vita cambia'

Piero Nuti: 'Leggiamo i lirici greci per imparare che la vita cambia'

Oltre 60 anni di carriera, tra teatro cinema e tv, cinque dei quali passati nella compagnia di Dario Fo.

Non nasconde l'emozione, Piero Nuti, dopo aver rimesso piede, per un incontro con il pubblico, al Teatro Gobetti, dove, nel 1954,  fu tra coloro che gettarono i "primi semi" del nascente Teatro Stabile di Torino. Con questa città continua a vivere, ormai da anni, un rapporto speciale – che fino a qualche mese fa ha condiviso con Adriana Innocenti, sua compagna sulla scena e nella vita, scomparsa alcuni mesi fa – quale motore delle produzioni della Compagnia Torino Spettacoli. Ora sta vivendo un momento professionale molto intenso, che, nel giro di pochi mesi, lo vedrà protagonista di almeno quattro produzioni – come interprete, ma anche regista – primo fra tutti il nuovo allestimento de Il giardino dei ciliegi, di Anton Cechov, firmato da Valter Malosti, nel quale interpreta il ruolo dell'anziano servitore Firs, in scena al Teatro Carignano fino al 30 ottobre.

Quanta verità c'è nel personaggio che lei interpreta in questo spettacolo?
Secondo me Cechov vuole la vita vera. Allora, più un attore riesce ad essere "vero", più vince la sua battaglia. Io mi sono trovato nei panni di questo personaggio, che è contrario alla mia visione della vita, perché io non sarei mai un servo, ma Firs è fedele: si è proposto di essere questo e tale sarà fino alla fine. In Cechov c'è una constatazione dell'infelicità dell'uomo. Mi ha sorpreso osservare l'atteggiamento delle principali figure femminili dello spettacolo: Anja ama Trofimov, che si dice al di sopra dell'amore e quindi non pensa alla famiglia, ma solo alla Rivoluzione; Varja sarebbe anche disposta a sposare Lopachin, contraendo così un matrimonio senza amore; Ljubov' insegue un delinquente che la aspetta a Parigi e la sfrutta portandole via tutto. Quello che Cechov vuole dire è che tanti uomini non pensano a farsi una famiglia, a essere costruttivi (nel senso tradizionale), ma inseguono delle idee. E, guardandola con gli occhi di oggi, una rivoluzione a che cosa porta? Come è andata a finire con il comunismo? Adesso vediamo che anche il capitalismo non funziona. Ma allora che diavolo vogliamo? Il nulla.

Lei si riferisce a una rivoluzione solo politica o anche sociale?
Anche politica, ovviamente, ma io penso soprattutto al sociale: non riusciamo ad essere onesti con noi stessi e con i nostri vicini. Io ho 88 anni e, pur essendo una persona ottimista, sono molto deluso dalla vita e mi ritrovo molto in questa critica cattivissima che Cechov rivolge alla stupidità dell'uomo.

Nell'arco della sua lunga vita professionale, come è cambiata la percezione dei cosiddetti testi "classici", da Plauto fino - se vogliamo – a Cechov?
I classici racchiudono tutto, mi limiterei a parlare soprattutto dei lirici greci (V-VI secolo a.C). In questi secoli è contenuto il disegno di tutta la vita futura: democrazia, spiritualità, cultura, tutto quello che l'umanità, fino a oggi, ancora non è riuscita a imparare. Io lo dico sempre: leggiamo i lirici greci e cerchiamo di essere costruttivi e di farci una ragione della vita che cambia.

Che rapporto ha con la città di Torino?
Io oggi sono entrato al Teatro Gobetti con grandissima emozione, perché qui nei primi mesi del 1954, insieme con due miei compagni – Ernesto Cortese e Franco Passatore -  abbiamo gettato il seme del Teatro Stabile di Torino. Qui è nata la mia carriera.

Come definirebbe in questo momento la sua vita professionale?
Lei mi dirà: "Come fa, alla sua età, a fare ancora così tanto"? Mi sono buttato nel lavoro, è stata una specie di scommessa con me stesso. Così sono riuscito a superare un momento molto difficile della mia vita personale. Credo che portare avanti questo lavoro, anche per due, non solo per me, sia un compito estremamente necessario.

Dunque, una stagione invernale molto intensa attende Piero Nuti. Finite le repliche di Cechov, immancabile l'appuntamento, ormai fisso da anni, con Trappola per topi (in trasferta al Teatro Gioiello nel febbraio 2017), insieme ad altre due novità: una commedia di Goldoni a novembre e Assassinio sul Nilo (dicembre-gennaio) al Teatro Erba.