Teatro

Pingitore: “Vendere il Salone Margherita sarebbe una Gran Follia”

Pier Francesco Pingitore
Pier Francesco Pingitore

Lo storico “patron” del Bagaglino esprime tutto il suo disappunto sul nuovo tentativo, da parte della Banca d’Italia, di mettere in vendita l’unica sala in stile liberty di Roma.

Il Salone Margherita compie 100 anni, o meglio, a compierli è la società Cinema Teatrale Marino & Co. Srl, che, dalla sua fondazione, gestisce lo stabile di via dei due Macelli, dove ha sede la struttura. Un compleanno burrascoso, perché la Banca d’Italia, proprietaria dell’immobile, ha manifestato nuovamente la volontà di venderlo all’asta. 

Proprio alla scadenza dei termini del bando – che, peraltro, non prevedeva alcuna base d’asta, consentendo di fatto a chiunque una libera offerta d’acquisto – da via Nazionale sono state confermate alcune manifestazioni di interesse presentate da potenziali investitori.

L’ennesima dimostrazione della decadenza italiana

Teatro.it ha raggiunto telefonicamente Pier Francesco Pingitore, “memoria storica” del Salone Margherita, dal 1972 la “casa” del suo Bagaglino.

Ecco la sua testimonianza: 
"Intanto, sgombriamo il campo da un equivoco: il teatro non chiude, almeno fino a tutto il 2018, perché la società che lo gestisce ha un contratto di ferro e la stagione corrente sarà inaugurata da un mio spettacolo, il più grandioso che il Bagaglino abbia mai realizzato. Si intitola Gran Follia e resterà in scena per molti mesi a partire dal 29 novembre, con l’orchestra dal vivo e la partecipazione di artisti che qui si sentono veramente a casa: Martufello, Pamela Prati, Matilde Brandi, Manuela Villa e tanti altri. Il fatto che la Banca d’Italia manifesti l’intenzione di mettere all’asta un edificio storico, pregiatissimo esempio dello stile liberty italiano, è veramente una dimostrazione della decadenza del nostro Paese. Un teatro come questo non dovrebbe essere venduto, ma accudito come si deve e lasciato alla società che lo gestisce da oltre 100 anni. Eventuali manovre di altro genere bisognerà anche spiegarle bene al pubblico: spendere tanti soldi per acquisire uno stabile nel centro di Roma senza sapere bene cosa farci sarebbe proprio una ‘gran follia".

Staremo a vedere.
 

Dal café chantant alla satira di costume, un secolo di storia del Paese

Costruito nel 1898, in via Due Macelli, con l’obiettivo di diventare il principale café chantant della Capitale, il Salone Margherita, nacque grazie ai fratelli Marino, imprenditori teatrali, già proprietari di un omonima sala aperta a Napoli nel 1890, e futuri padroni del Teatro sala Umberto, sempre a Roma. Il nome Margherita era un chiaro omaggio a Margherita di Savoia, moglie del re Umberto I. Una serie di eleganti tavoli riempiva la sala rettangolare, nella quale venivano allestiti sontuosi buffet durante le rappresentazioni. Il successo fu così grande che gli impresari furono costretti, già nel 1908, a modificare la struttura del teatro per renderla più lussuosa. 

Venne costruito un piano ammezzato nel quale avrebbe trovato posto la galleria e fu creato spazio sufficiente alla costruzione di un vero e proprio palcoscenico. Nel 1909 il teatro riaprì completamente rinnovato, presentando un cartellone in cui comparivano i migliori comici del tempo, da Ettore Petrolini a Leopoldo Fregoli. Nel 1921 Filippo Tommaso Marinetti vi rappresentò uno spettacolo di varietà futurista.

Fino al secondo dopoguerra il teatro rimase uno dei punti cardine indiscussi della comicità romana. Ma la concorrenza di cinema e televisione ne decretarono la trasformazione in sala cinematografica. Nel 1972 un intervento di recupero lo riportò in auge come teatro di cabaret e di rivista, grazie all’insediamento stabile della compagnia del Bagaglino, nata nel 1965 dal sodalizio artistico tra Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore. Dal 2014, il Salone Margherita è passato in gestione a Nevio Schiavone, produttore di eventi e spettacoli dal vivo tra i più affermati del panorama italiano.