Beppe Grillo, Loretta Goggi, Cecilia Bartoli: il ricordo di alcuni dei tantissimi personaggi scoperti e lanciati da Pippo Baudo in questa seconda parte dell'intervista rilasciata a Teatro.it
Prosegue la nostra intervista con Pippo Baudo per raccontare in tre puntate (Qui la prima puntata) quel mondo dello spettacolo che ha attraversato interamente. Fra i temi di oggi, lo spettacolo e i talenti che ha lanciato.
Che cos'è lo spettacolo per Pippo Baudo?
E’ tutto nella vita. Bisogna rappresentarsi e rappresentare, conoscere, sapere. Lo spettacolo deve portarti a comunicare concetti importanti, cose che abbiano un senso: anche nel semplice intrattenimento. Presentare uno spettacolo non è non può essere limitarsi a dire: ecco a voi. Lo spettacolo ti aiuta a crescere, a relazionarti con il prossimo: sia da parte di chi lo fa, sia da parte del fruitore finale e cioè il pubblico. Se non avessi fatto spettacolo, io non sarei nessuno.
Lo spettacolo come missione individuale e collettiva?
Certamente. Intrattenere la gente non è una cosa da poco. Bisogna sapere come si fa a far uscire dal bozzolo le persone, bisogna sapere quale è il loro mondo, come sintonizzarsi. Il mestiere di presentatore, in particolare, è molto difficile.
Possibile?
Per presentare efficacemente un personaggio devo conoscerlo, sapere più cose possibile di lui e di cosa fa. Se so come farlo felice, so come metterlo in relazione con il pubblico. La finzione in questo campo non regge, naturalmente.
Cosa intende dire?
Le bugie hanno le gambe corte, notoriamente, e questo vale soprattutto nel mondo dello spettacolo. C’è finzione, si recita, si interpretano ruoli, sia nella musica, che nel cinema e nel teatro: ma a fare queste cose devono essere persone vere. Il presentatore aiuta il personaggio a uscire dal ruolo e a rivelarsi al pubblico per come è realmente. Il presentatore mette a nudo il personaggio: non nel senso negativo, ovviamente. In questo modo scatta il meccanismo di identificazione: il pubblico si immedesima nel personaggio e lo ama. La sincerità paga sempre.
Quali spettacoli piacciono a Pippo Baudo, nel privato?
Devo dire che non amo molto le produzioni moderne, anche se qualche eccezione naturalmente c’è. Sono comunque come sempre appassionato di musica, e perciò ho una predilezione per i musical: sia quelli italiani che quelli americani. Ho avuto la fortuna di avere come amici due eccellenti musicisti, che mi sono stati di grande aiuto per comprendere quel mondo particolare che è il musical: sto pensando a Gorni Kramer e Lelio Luttazzi. Gorni può essere considerato il padre della commedia musicale italiana, insieme a Garinei e Giovannini ha fatto la storia del teatro musicale italiano. Basterebbe citare qualche titolo.
Lo faccia
Si parte dal 1952 con Attanasio cavallo vanesio. Poi Alvaro piuttosto corsaro; Giove in doppiopetto; Tobia candida spia; Buonanotte Bettina; Carlo non farlo; L'adorabile Giulio; Un trapezio per Lisistrata e altre ancora.
E Lelio Luttazzi?
Un genio, con lui ho lavorato parecchio. Un maestro nel suo genere. Entertainer, artista, compositore, musicista, jazzista, attore, presentatore. Ha fatto un lungo viaggio nel mondo dello spettacolo, percorrendolo tutto dal di dentro. E’ stato lui ad inventare il programma Hit Parade, e ho detto tutto.
Lei ha lanciato molti artisti, molti poi sono diventati vere star. In che rapporti è con loro? Sono riconoscenti?
Fiorello mi prende in giro con il suo tormentone "Questo l’ho inventato io!", e in realtà ha ragione: le persone che ho fatto debuttare sono state così tante che non è facile neppure ricordarsi tutti i nomi. In generale posso dire che ho rapporti di stima e a volte anche di amicizia con quasi tutti: gente che poi ha sfondato nella musica leggera, nella comicità o nella musica lirica. Potrei raccontare un sacco di aneddoti.
Anche nella lirica?
Certo. Un giorno stavamo organizzando un’edizione di Fantastico. Stavo cercando una mezzosoprano per una cosa particolare. Io e i miei collaboratori andiamo al Teatro dell’Opera di Roma, per vedere se troviamo qualcuno. Poco dopo uno dell’orchestra ci dice che la giovane figlia di due coristi cantando la barcarola del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini aveva avuto un successo enorme: e così ho preso lei.
E chi era?
Cecilia Bartoli.
Uno dei più grandi mezzosoprano al mondo
Esatto. Ecco, lei è una dimostrazione del fatto che normalmente intrattengo buoni rapporti con gli artisti che scopro. Quando ha fatto un concerto celebrativo a Lucca, Cecilia ha preteso che fossi presente. Io sono andato nel pubblico, e ad un certo punto mi ha chiamato sul palco e mi ha presentato come suo scopritore. Per fortuna avevo lo smoking.
Parlava di talenti scoperti anche nella comicità
Beppe Grillo, per esempio. Nel 1977 sono a Milano per lavoro. Una sera capito alla Bullona, un cabaret milanese. La sala era vuota, eravamo in cinque compreso me. Una tristezza assoluta. Sul palco c’era un comico genovese che faceva il suo numero come se niente fosse e faceva ridere, anche se è una cosa difficilissima in una sala vuota. Ho capito subito che aveva dei numeri e così l’ho portato in televisione. A quell'epoca di giorno lavorava come agente di commercio specializzato in abbigliamento, e di sera si esibiva sul palco con il nome d’arte di Giùse: una cosa che non si poteva sentire. Dato che si chiama Giuseppe, gli ho detto di cambiare il nome in Beppe Grillo. L’ho lanciato nel gioco a quiz ep, nel 1977, e poi nel 1979 l’ho chiamato a Fantastico.
Indubbiamente uno di quelli che le devono molto. Oggi però Beppe Grillo sembra avere dimenticato i tempi in cui faceva il comico.
Ora c’è stata questa deriva, è diventato un uomo politico di livello nazionale, e ha fondato anche un partito che è al governo: un ruolo ingombrante e totalizzante che lo sovrasta, impedendogli la libertà di movimento che lui ama. Secondo me presto si stancherà, o forse si è già stufato e aspetta il momento buono per cambiare ancora. Magari mi sbaglio, ma penso che sia così.
Ne scelga un altro, tra i tanti che ha lanciato
Dico Loretta Goggi, anche se quando ci siamo incrociati non era di certo alle prime armi. Lei è stata uno di quei rari casi di enfant prodige che poi si confermano anche da adulti. Loretta ha fatto un sacco di ruoli da bambina a teatro, al cinema, alla radio, nel doppiaggio. Aveva anche dato la voce al canarino Titti, mentre il gatto Silvestro era doppiato da Gigi Proietti purtroppo scomparso pochi giorni fa. Nel 1959 a 9 anni ha partecipato al concorso radiofonico Disco Magico di Dino Verde, presentato da Corrado. Era in coppia con Nilla Pizzi, e naturalmente vinse. Lei fa risalire il suo debutto ufficiale al giugno 1960, quando iniziò la lavorazione di Sotto processo, uno sceneggiato televisivo con la regia di Anton Giulio Majano che poi andò in onda nel 1962. Dopo molti ruoli da bambina o ragazzina in sceneggiati importanti come La Cittadella, Delitto e Castigo, I miserabili, Scaramouche, Le inchieste del commissario Maigret, arrivò il primo ruolo da protagonista: nello sceneggiato La Freccia nera, sempre di Anton Giulio Majano. Un successo incredibile, da 20 milioni di spettatori a puntata, che la consacrò definitivamente.
E cosa c’entra Pippo Baudo?
Sono stato io a scoprire le sue capacità di imitatrice. Alla radio facevo Caccia alla voce, con l’attore-imitatore Franco Rosi. Poi un giorno Rosi si è ammalato e io l’ho sostituito con Loretta: le sue imitazioni riscossero un grande gradimento da parte del pubblico. Abbastanza a sorpresa, aggiungo, visto che non aveva mai fatto l’imitatrice. Poi lei aveva avuto il notevole successo con la Freccia nera: a quel punto - fosse solo per assonanza del titolo - è stata praticamente inevitabile l’idea di coinvolgerla nel mio programma TV La freccia d’oro, che andava in onda la domenica sera.
Dato che anche quell'esperienza andò benissimo, la volli al mio fianco nell'edizione 1972/1973 di Canzonissima: e cioè il programma di punta della Rai in quell'epoca. Loretta si produsse in memorabili imitazioni di donne dello spettacolo come Gina Lollobrigida, Nada, Mina, Sophia Loren. Le affidai anche la sigla di apertura: Taratapunzi-e, che avevo scritto insieme a Marcello Marchesi, Dino Verde ed Enrico Simonetti. Con quella canzone abbiamo vinto il disco d’oro.
Con Loretta siete in buoni rapporti?
Direi proprio di sì. C’è affetto reciproco. Io ho sempre avuto molta stima di Loretta e quindi questa cosa mi fa piacere: diciamo che ho raccolto quello che ho seminato.
Puntata 1 (di 3).
(Puntata 2 di 3 - continua: Puntata 3)