Teatro

Prenditi cura di me debutta a Milano

Prenditi cura di me debutta a Milano

Prenditi cura di me debutta a Milano Per pochi giorni, fino a domenica 2 novembre, al Teatro Filodrammatici di Milano si sono esibiti in prima nazionale i cinque giovani attori della compagnia Gloriababbi Teatro di Genova, Filippo Dini, Andrea Di Casa, Sergio Grossini, Mauro Pescio, Gaetano Sciortino e le brave Valentina Cenni, Ilaria Pardini e Valentina Chico. Prenditi cura di me, un testo scritto da Giampiero Rappa, regista della sua opera, ha vinto il Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea – XIII Edizione 2007. Oltre alla qualità del testo, è stato premiato il metodo di lavoro di Drammaturg di Compagnia, riconosciuto come fondamentale strumento di crescita del teatro italiano contemporaneo. Vi si racconta come un bravo chirurgo faccia velocemente carriera tanto da diventare assessore alla sanità per poi scoprire di essere invischiato in giochi di potere molto più grandi di lui. La sua onestà si incrina lentamente e la perdita d’innocenza distrugge la sua intera esistenza. Appassionante e talvolta perfino comico l’intrecciarsi dei dialoghi fra i vari personaggi. Lo spettacolo sarà al Teatro India di Roma dal 25 al 30 novembre. Ho parlato con la compagnia a fine spettacolo. Come mai avete scelto un argomento così difficile? (Filippo Dini) Noi siamo molto contenti di averlo fatto proprio così. Volevamo dare un messaggio e offrire un’immagine chiara del potere. L’ispirazione della narrazione viene dagli scandali dell’attualità. I personaggi delineano molto bene le figure che circondano un leader. Il teatro però non dovrebbe essere simile a un documentario, no? (F.D. ) Nonostante la verosimiglianza dei personaggi, ogni singolo tassello rappresenta altro e si può allargare ad altri soggetti e ambienti, anche oltre la sanità. Ci sta tutta la società di oggi, corrotta. E possibile occupare un posto di potere e fare qualcosa di buono? Ci siamo posti questa domanda è la risposta è stata: NO. E’ impossibile. Non sappiamo se questo è vero solo nel nostro paese o nel resto del mondo, ma è così. Cos’altro vi piace dello spettacolo? (Andrea Di Casa) E’ un testo anarchico, che svela la corruzione. La fine a me non da speranza, non ho fiducia nel genere umano. A me, per come la vedo io, il dottor Franco Maggi di cui raccontiamo la storia, tutta inventata ovviamente, mi ricorda un Cristo, uno che arriva fino alla fine di un processo per poter rinascere. Lo credi anche tu? (Filippo Dini, che interpreta il dottor Maggi) Lui pensava di potercela fare, era una brava persona. Forse non siamo abituati all’onestà. Man mano che si scala la strada del successo, uno è costretto a sprofondare verso l’inferno. Al di là della sanità e del potere, le due cose più urgenti che con questo spettacolo abbiamo voluto analizzare sono i rapporti fra amici, quelli all’interno delle coppie e vedere come si amano tutte queste persone. Riuscire a vederli come essere umani ci permette di riportarli al nostro livello. E tu che pensi? (Sergio Grossini) Penso che poi ci sono quelli che stanno sempre lì, come gira il vento conservano il loro posto. E vedo ovunque un grado di solitudine esagerato.