Raul Cremona presenta fino al 28 marzo il suo ultimo lavoro teatrale, “Hocus Molto Pocus”, in scena al Teatro Ciak Webank. Lui è il mago più amato di tutte le edizioni di Zelig e torna in teatro con uno show nel quale si ritrovano tutti i suoi personaggi più celebri: Jacopo Ortis, l’attore che si comporta come faceva il grande Gassman o Silvano, il Mago di Milano fino alle ultime caricature estreme e divertenti che hanno caratterizzato le più importanti stagioni televisive viste di recente.
Prestigiazione, magia, musica, gags e macchiette sono il modo sempre divertente con cui Raul Cremona si offre al pubblico e stavolta si unisce al pianista Lele Micò e a un attor comico, Felipe. Il tutto è diretto con leggera ironia da Raffaele De Ritis. E’ un vero piacere conversare col grande mago dall’aspetto allegro e simpatico.
Ti presenti con uno spettacolo nuovo?
Beh, noi ora abbiamo cominciato a girare per fare un po’ promozione, ma è una ripresa, con innesti di cose nuove che avevo già portato in giro ma poco, circa 5 anni fa. Però ho rimaneggiato i testi e ci sono sketch nuovi.
Se non sbaglio, tu non ami parlare di politica o cose simili, vero?
No, io non amo muovermi nel contesto dell’attualità; sono piuttosto un fantasista, l’uomo maschilista, i maghi… Le cose dei giornali le ometto perché, nel tempo, l’attualità si ricicla in fretta, non mi riesce congeniale, non mi diverte.
Perciò, come mai fai ridere così tanto?
La mia è la bravura del prestigiatore, di chi fa riflettere sullo stupore del gioco. Ti fa riflettere ma è senza tempo. Il modo magico è elegante ma antico, desueto, malinconico; appare sempre come qualcosa d’altri tempi, quindi divincolato dal quotidiano.
Quando hai scoperto di saper fare magie?
Molto presto, a 8 anni, da bambino, quando ho ricevuto la scatola dei giochi di prestigio. L’ho sempre conservata e mi ha portato fortuna: metti a Zelig, i miei giochi hanno sempre ottenuto consenso. Il gioco di prestigio non delude mai nelle mani giuste: o rischia di essere patronale, trito, fanciullesco ma nelle mani giuste rischia di essere esplosivo.
E per la comicità, a chi ti ispiri?
Come il pianoforte, la musica può essere vecchia di secoli ma il musicista molto moderno. Vedi Walter Chiari: raccontava barzellette in modo tale da farne una caratteristica personale, come pure Gino Bramieri, che aveva una sua identità pur così diverso.
La magia piace di più oggi o in passato?
A dir la verità la prestigiazione ha molto più consenso oggi, a differenza di noi che lo vedevamo solo in tv, con Silvan. E se ti andava bene, bene se no ciao. Oggi c’è internet, molti ragazzi mi imitano ma pure io non ho avuto modo di porgere il mio stile, sebbene abbia un’infinita serie di imitatori ed emuli.
E quindi che si fa?
Quindi nella comicità è più facile accostarsi al monologo, all’attualità eccetera, mentre la mia è un’arte applicata da pochi ed è la mia fortuna, perché è una conoscenza verticale: mentre nelle altre ti ci tuffi dentro, magari solo parlando male di quel tal politico, qui, come succede col pianoforte, non puoi improvvisare se non hai studiato Bach.
Sei un po’ alla vecchia maniera, insomma, giusto?
Sai, quando io ero ragazzo c’erano poche cose per noi ma si facevano giochi per radio, con gran personaggi che facevano pensare. Oggi è tutto troppo veloce, non c’è tempo per ascoltare, ma non si sa mai. Un tempo si diceva che non ci sarebbe più stato uno come Sinatra, poi è arrivato Michael Bublè, che alla fine è la stessa cosa. Il pubblico però percepisce quello che l’artista dice gli sfuggono i trucchi. Dieci anni fa David Coperfiel era conosciuto per stare con Claudia Shiffer e nessuno ha notato che aveva almeno sei ingegneri che comandavano i percorsi su cui far volare le persone e tutto il resto. Come quelli del Cirque du Soleil, chissà quanti ingegneri ci sono! In Francia questi spettacoli sono considerati con maggior rispetto.
Da noi, invece?
Qui sembra che bisogna essere stupidi per avere l’attenzione su di sè e te ne accorgi. Noi siamo eternamente esterofili, da quando le sciantose si dovevano chiamare col nome straniero non è cambiato molto. L’Italia è sempre così, tende a sopravvalutare troppo quello che possiede oppure solo quello che viene dall’estero. Ecco perché mi sento antico: amo pensare che la bravura sia collegata a una bravura nel teatro come lo ricordo io, alla vecchia maniera, col varietà e il prestigiatore, il funambolo, l’istrione, il fantasista. Oggi hanno ammazzato pure ‘sta cosa qua, non ci sono più locali… Io ho fatto in tempo ad andarci, al Derby, alla Ca’ Bianca, a fare la gavetta; oggi prima vanno in televisione, diventano famosi per sei mesi, poi spariscono. Non li invidio.
Tu invece hai fatto cabaret, radio, televisione, dvd, cinema e teatro, hai pure scritto libri di successo. In futuro?
Sto facendo Zelig ancora per la televisione e teatro a Roma e Napoli. Questo spettacolo mi auguro di registrarlo come è accaduto con i precedenti, poi va su Sky. Si chiama Hocus molto pocus, contiene la parola magica, una vena malinconica, ironica, in cui faccio scoprire a chi mi segue che noi ci divertivamo con la scatola di Silvan, mentre oggi i ragazzi amano giocare con la play station. Che posso farci, sono un paladino della magia!
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