Dopo le presentazioni in America e in Europa, Beppe Gambetta, maestro di flat-picking, conclude a Milano le prime tappe del tour di presentazioni italiane del nuovo CD “Rendez-vous”, la celebrazione di vent’anni di carriera vissuti “on the road”. Vent’anni durante i quali Beppe ha sviluppato la propria personale via alla chitarra acustica basandosi sull’incontro e il dialogo con artisti padri ed eroi della “roots music” americana ed europea e sullo studio, la ricerca e la rielaborazione di tradizioni diverse. Beppe porta in concerto i ricordi intensi dei suoi viaggi in uno spettacolo emozionante che coinvolge l’ascoltatore attraverso le sue nuove composizioni, il virtuosismo dei ritmi etnici, la poesia della canzone d’autore personalmente rivisitata e il racconto delle esperienze vissute.
11 marzo, ore 21
Teatro Derby
infoline: 02.76016352 – www.teatroderby.it
Per i “profani” che non dovessero conoscerti, al di là della mia introduzione: chi è Beppe Gambetta?
Per definirmi con una sola frase direi "chitarrista acustico, viaggiatore e ricercatore, compositore e cantante che trae la propria ispirazione dallo studio delle tradizioni europee e americane". Visti i tempi, aggiungo che il mio percorso musicale è una delle tante testimonianze che la bellezza nell'arte non passa necessariamente attraverso un concorso televisivo... L'amore per la musica può avere radici più profonde ed impegnare una vita intera dedicata allo studio, alla ricerca e alla creatività. Il mio traguardo non è certo diventare una "star", ma qualcosa di più: un "portatore sano di musica indipendente", riconosciuto e amato da un pubblico vero che sicuramente guarda poco la tv.
Ci racconti come nasce il tuo CD “Rendez-vous”?
Venti anni fa ho prodotto il mio primo album Dialogs durante un indimenticabile viaggio “coast to coast” negli Stati Uniti in cui ho visitato e registrato con 12 maestri della chitarra acustica. E' stato un primo passo molto importante, caratterizzato dall'avventura, dalle difficoltà dell'autoproduzione, dalla generosità con cui tanti grandi artisti mi accolsero e dall’intenso dialogo musicale che siamo stati in grado di creare.
Dopo 20 anni di vita “on the road”, ho voluto celebrare l’unicità di quell’avventura con un progetto di duetti completamente nuovo prodotto dall'etichetta americana Gadfly Records che riflette i cambiamenti del tempo, del mio approccio musicale e l’evoluzione del mio stile.
Con Rendez-vous ho cercato di superare il confine della tecnica della chitarra tradizionale in modo creativo, sperimentando nuove soluzioni di suono per ottenere una sorta di “plettro-fingerstyle” in una sintesi inusuale.
Nel CD ho il piacere di presentare artisti che provengono da mondi completamente diversi in combinazioni molto stimolanti: dall’ avanguardia dei cantautori Patty Larkin e Darrell Scott alla scuola dei cantautori impegnati degli anni Sessanta di Francesco Guccini, dal “newgrass” di Missy Raines e Jim Hurst alla voce tenorile di Marco Beasley, dall’organetto diatonico di Filippo Gambetta alla chitarra del maestro brasiliano Marco Pereira, dallo stile progressivo del mandolinista francese Patrick Vaillant alle percussioni etno-urbane di Marco Fadda e il basso jazz di Riccardo Barbera.
Il CD è uscito in America nel settembre 2008 ed ho avuto il piacere di vederlo al trentaduesimo posto della classifica americana DJ folk, che, considerato l'immenso mercato americano, e' un traguardo meraviglioso!
Hai suonato (e suoni) con grandi nomi. Ti manca qualcuno all’appello, con cui ti sarebbe piaciuto suonare? (anche virtualmente!)
Viaggiando per produrre i miei progetti basati sul dialogo ho conosciuto quasi tutti i capiscuola leggendari della chitarra americana e con molti ho collaborato e imparato lavorando insieme e condividendo il palco. Sicuramente i ricordi che mi hanno arricchito di più vengono dai dialoghi con i "grandi vecchi": personaggi come Fabrizio De Andrè o Pete Seeger. Occasioni meravigliose in cui è stato bello confrontarsi con il loro senso estetico, la loro cultura ampia ed aperta e la loro profondità di pensiero.
Essendo artista, la mia fantasia non ha limiti e quando ho letto questa domanda ho pensato subito alla macchina del tempo. Sicuramente se potessi viaggiare nei secoli addietro incontrerei molti "grandi vecchi", inizierei con Segovia e poi indietro nel tempo a cercare Paganini, Bach e Monteverdi.
Cosa rende “virtuoso” un chitarrista o, in generale, un musicista? Qual è il quid ?
Tralasciando l'aspetto puramente ginnico del virtuosismo, cioè la capacità tecnica di eseguire dal vivo musica complicata e veloce, penso che l'artista abbia un qualcosa in più quando riesce a trasmettere al pubblico l'emozione del primo ascolto anche eseguendo brani che ha studato e ripetuto negli anni per migliaia di volte. Questo accade anche nel vero amore per una bella donna che continua a emozionare dopo tanti anni come se fosse sempre la prima volta.
In particolare, nello spettacolo che presento al Teatro Derby non mi pongo come puro virtuoso, ma cerco di ottenere quello che tu chiami "quid" costruendo uno spettacolo che parla non solo agli stretti addetti ai lavori della chitarra ma che è strutturato con regia luci, scenografia, ospiti, racconti dal viaggio e incursioni nella musica d'autore con una formula che può parlare a chiunque ami il bello.
Come si fa veramente a innovare, nella musica, secondo te?
Viviamo in un periodo in cui le grandi musiche sembrano essere state già tutte inventate. Penso che mantenendo un buon contatto con il passato sia comunque possibile trovare nuove sintesi creative muovendosi in diversi filoni di "roots music" e combinandone diversi elementi estetici.
Se non avessi fatto il musicista, cos’avresti fatto?
Vivo da sempre totalmente nella musica che non ci ho mai veramente pensato...
Cosa ti manca, di particolare, di forte, della tua amata città (Genova, ndr), quando non ci sei?
L'odore dei vicoli - che a volte è anche troppo forte!-, l'"humus" creativo molto stimolante, la diffidenza della gente che ti induce a dare di più, i luoghi nascosti meravigliosi come piazzetta S. Anna o la piazzetta della Giuggiola, il pesto della Luigina dei Piani di Fregoso.
E cosa ritrovi di Genova all’estero?
Alcune cose fondamentali di Genova come la focaccia e il pesto per trovarle le produco io direttamente quando ho a disposizione una cucina lottando con tenacia contro gli ingredienti non adatti!
Più che Genova in particolare, all'estero, spesso, tra gli spettatori dei miei concerti, ritrovo l'Italia. Un' Italia che in Italia non c'è più perchè è fuggita.
Non parlo dei discendenti dei vecchi emigranti ma degli italiani di oggi che sono partiti perchè in patria non riescono a far valere le proprie capacità, soffocati dai meccanismi della nostra italianità. Parlo di professionisti ed artisti di ogni tipo che, appena varcato il nostro confine, ricevono i giusti riconoscimenti e trovano sbocchi lavorativi proporzionali alle loro capacità. Sono begli incontri con un misto tra malinconia e speranza. Bellissimo ad esempio cenare a base di lasagne nel cuore della notte con il team italiano (grandi scenziati a livello mondiale) del laboratorio Fermi di Chicago, e cantare insieme "Dio e' morto"....
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