L’attore e regista lucano porta in tour nei teatri italiani l’esperienza esistenziale intrapresa al cinema con il film “Basilicata coast to coast”. Intervistato da Teatro.it, lancia una riflessione sulle dinamiche teatrali della sua regione, ma non solo.
Nel 2011 il film Basilicata coast to coast gli è valso un David di Donatello come miglior regista esordiente. Parallelamente al suo lungo curriculum cinematografico (da I laureati di Leonardo Pieraccioni, fino a Moschettieri del re, in uscita a Natale), Rocco Papaleo prosegue da 25 anni un percorso nel teatro-canzone.
Lo spettacolo Coast to coast, in tour nei teatri italiani fino a metà dicembre, rappresenta la summa del viaggio esistenziale - tra cinema, musica e teatro - dell’artista lucano, percorrendo strade sempre nuove per raggiungere ogni sera una meta diversa.
Dopo il film-gioiellino Basilicata coast to coast, lei è diventato ancora di più un’icona per la sua regione, che però non brilla per iniziative teatrali. Come mai?
Non conosco bene le dinamiche attuali della mia regione, ma Basilicata coast to coast è una storia che può essere ambientata ovunque. Non so perché il teatro non sia particolarmente sviluppato, ma basandomi sui ricordi di quando ci vivevo con maggiore assiduità, immagino che si tratti semplicemente di un fatto culturale. La definirei una tradizione che manca: pensi che nemmeno esiste una maschera propriamente lucana della commedia dell’arte.
E cosa si potrebbe fare di più per incentivare i lucani e in generale tutti gli italiani ad andare a teatro?
Io penso sempre che spetti alla politica educare il pubblico all’esperienza teatrale. Non mi sembra ci sia una particolare spinta verso il teatro, in tutto il Paese e a maggior ragione in Basilicata… ma non credo di essere così autorevole per discutere di tali questioni.
Il titolo del suo ultimo spettacolo è un chiaro riferimento cinematografico: ma, a livello teatrale, che significato ha?
Lo spettacolo è completamente scollegato dal film, tranne forse per la ricerca di un umore, un’atmosfera che è connessa con l’esistenza. Ho usato questo titolo per intendere qualcosa che ricordasse l’ambizione del film, ossia compiere un viaggio esistenziale.
Quest’estate ha dedicato una serata live a Torino, città nella quale risiede da qualche tempo. A quando una serata nella Milano di Gaber e del teatro-canzone?
Per motivi di lavoro devo stare molto tempo a Roma, però Torino è la mia città di adozione, in un certo senso. Quello che ho portato in scena quest’estate era uno spettacolo live in cui presentavo un collage di pezzi che mi hanno accompagnato in questi 25 anni di teatro-canzone; qualcosa di propedeutico a Coast to coast, anche perché avevo appena rinnovato la band per il 50% e i live mi sono stati utili per cementare il mio rapporto con i musicisti.
Non c’è una ragione precisa per cui non siamo stati ancora a Milano, città che resta sempre tra le mie ambizioni a livello artistico e dove comunque sono stato molte volte, sia con spettacoli miei, sia in produzioni cui partecipavo semplicemente come attore.
Di recente ha scritto anche un libro, intitolato “Una piccola impresa meridionale”: come riesce a mettere d'accordo la vita di artista e la sua inedita inclinazione letteraria?
Scrivere, recitare e suonare non sono esperienze che si contrappongo, ma si alimentano a vicenda. In Italia si corre un po’ il rischio di ragionare a compartimenti stagni. Io trovo normale che esistano tanti attori che scrivono, cantano, dipingono. Ritengo che sconfinare faccia parte del bagaglio o del percorso di ricerca di qualunque artista.
C’è un ruolo, un progetto, magari un sogno che avrebbe voluto realizzare ed è ancora nel cassetto?
Al momento devo dire che si sono realizzati anche sogni che non avevo. Mi sarei accontentato anche solo di essere un professionista e poter mantenere me e la mia famiglia con il mio lavoro. Oggi, nella situazione socio-economica molto precaria che sta attraversando il nostro Paese, mi sembra addirittura di essere un privilegiato e quindi non ho altri sogni da realizzare, oltre quelli già realizzati.
Parallelamente alla tournée teatrale, è attualmente impegnato in progetti cinematografici?
Ho già girato alcuni film che vedranno la luce a breve. Uno è Moschettieri del re, diretto da Giovanni Veronesi, in uscita il 27 dicembre. E per il prossimo anno ho già interpretato un film di Sergio Rubini. Adesso sono impegnato con il teatro: fino a metà dicembre è questa la mia missione.