E’ stato un apprezzato Marco Pantani nell’omonima fiction televisiva. Si destreggia egregiamente, tra fiction, cinema e teatro. Lui è Rolando Ravello. Teatro.Org lo ha incontrato a Torino, nel corso delle repliche de “La Tempesta”, di W. Shakespeare, diretta da Andrea De Rosa, al Teatro Carignano di Torino. Nello spettacolo interpreta il ruolo di Calibano e ci racconta questa esperienza…che, in teatro, rivelerà un finale a sorpresa!
«Il regista, Andrea De Rosa, e il protagonista, Umberto Orsini, hanno lavorato tantissimo sul testo nei mesi precedenti al debutto. Il mio Calibano, per esempio, è completamente diverso da quelli soliti e questa è la cosa che mi ha interessato maggiormente su tutte, quando ho accettato il ruolo. Il personaggio che interpreto è ingenuo, è un uomo-bambino che non sa di fare del male, agisce in base alle proprie pulsioni, ai propri istinti. Non conosce la differenza tra il bene e il male e non riesce a comprendere perché Prospero abbia voluto tirarlo fuori da una situazione in cui lui era naturalmente adagiato».
Una condizione, quindi, dalla quale Calibano sembra non voler uscire…
«Non ne ha i mezzi. Agisce in base a ciò che sente. In questa versione dello spettacolo, Calibano subisce uno stupro da parte dei due marinai che incontra. Scopre Dioniso non attraverso un’ubriacatura, ma attraverso il primo contatto col sesso che ha in vita sua».
Nello spettacolo si riscontrano, dunque, delle specifiche scelte registiche.
«L’assenza della tempesta iniziale, per esempio. La sentiamo, ma non la vediamo. Questa versione dura circa un’ora e mezza, senza intervallo. E anche questa è una scelta precisa. Siamo in giro dal mese di ottobre e, per quanto mi è dato di vedere, il pubblico risponde positivamente».
Come riesci a immedesimarti nei personaggi che interpreti?
«Io cerco proprio la trasformazione “fisica”. Generalmente parto dagli occhi e da lì, a cascata, costruisco tutto il resto. Più il personaggio è complesso, più io mi diverto come un pazzo. Il mestiere dell’attore, purtroppo, oggi, specialmente in tv, esiste poco. Grazie a Dio, il teatro continua a vivere. Ma in tv una buona recitazione non è quasi più richiesta. A me interessa lavorare per crescere più che per la quantità».
Qual è stata la caratteristica più difficile da rappresentare di un Marco Pantani e di un Calibano?
«La fiction su Pantani è stata un lavoro lunghissimo e fisicamente molto faticoso. Mi sono allenato circa un anno per riuscire a “prendere” la sua pedalata; ero dimagrito 10 kg; ho ricreato la sua parlata che lui aveva in televisione; perché, in fin dei conti, sapevo che il pubblico avrebbe cercato la somiglianza. Io ho cercato di interpretarlo come meglio potevo e sono stato accettato dal mondo del ciclismo, dai suoi gregari, dai suoi familiari. Mi sono in generale basato su materiali di repertorio. Per quanto riguarda questo Calibano, il discorso è completamente diverso. Con il regista lo abbiamo inventato “a tavolino” e devo dire che è una scommessa riuscita».
La tournée de La Tempesta proseguirà fino al 18 marzo e riprenderà la prossima stagione. Intanto, Rolando ha girato un altro telefilm della serie “Crimini”, (sceneggiatura di Carlo Lucarelli), che dovrebbe essere trasmesso su Raidue.
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