Gigi Rivieccio, uomo alto e di bel aspetto, nato a Napoli nel ’58, vinse il Festival di Cabaret a Loano nel 1980, nonostante la fresca laurea in giurisprudenza e ottenne di lavorare accanto a Paolo Villaggio e Carmen Russo su Rete 4 in Un fantastico, tragico venerdì. Lui per passione già lavorava nella Compagnia del Teatro Stabile di Sannazzaro, assieme a Nino Taranto, Luisa Conte e Pietro De Vico, per cui non c’è da stupirsi se oggi approda a Milano e, dopo 12 anni di assenza dai palcoscenici meneghini, ottiene un meritatissimo successo al Teatro San Babila. Gigi Rivieccio è un fine professionista dotato di talento.
Qui presenta fino al 28 febbraio Sali e t’abbacchi, una garbata commedia degli equivoci scritta a quattro mani con l’amico Gustavo Verde. Sul nostro sito ci sono già presentazione e recensione dello spettacolo, che consiglio a chiunque abbia voglia di passare una bella serata col sorriso stampato sulle labbra, che spesso si aprono in fragorose risate. Dopo essermi goduta la commedia, ben fatta anche grazie alla precisa regia di Gaetano Liguori, ho parlato con il co-autore e protagonista dell’opera, che mi ha rivelato molti segreti.
Gigi, possiamo darci del tu, anche se non ci conosciamo?
L’avrei chiesto io!
Mi chiedevo: perché uno bravo come te manca da tanti anni da Milano?
Perché aspettavo il teatro giusto e lo spettacolo giusto. L’ultima volta sono stato al Teatro Manzoni in Bentornata Passarella, un varietà con ballerine e ballerini, dove Pamela Prati era la soubrette. Avemmo un grandissimo successo.
Ma, e poi?
Beh, nel frattempo abbiamo fatto altre cose, in giro per l’Italia. Ora finalmente torno a Milano con una commedia attuale e dal retrogusto amaro: ha dei contenuti, parla della solitudine, si rivolge alle persone che hanno pensato solo al lavoro rinunciando alla famiglia e agli affetti, come accade al mio protagonista.
Eppure lo spettacolo è piacevole, divertente, leggero senza essere stupido…
Soprattutto non è vuoto, ci tengo. In fondo a me non è mai piaciuta la risata gastronomica, ridere per far ridere, con spettacoli che non ti porti a casa e che dopo pochi minuti ti dimentichi. Io invece sono uno di quegli artisti che rimane, mi faccio portare a casa: se dopo teatro si va al ristorante, ci si ricorda la battuta e anche i contenuti restano.
I confronti non sono mai belli ma, francamente mi ricordi le commedie di Peppino De Filippo, sempre leggere, molto comiche ma con un fondo di serietà. Ti dispiace il paragone?
Mi onora e mi lusinga il confronto che fai con Peppino, che ha avuto nella sua vita meno di quanto meritava, forse perché ha passato tanti anni all’ombra del fratello. Pure ancora oggi io nei film di Totò guardo Peppino De Filippo, che trovo straordinario. Ma senza Gustavo Verde, figlio del grande Dino Verde, un cognome pesante, non avrei mai creato commedie belle come quelle che vanta il mio repertorio, come Spasso Carrabile, Di più non dico, Mettetevi comoci e altro ancora.
Collaborate da tanto. Questa commedia è nuova?
No, in realtà l’abbiamo scritta nel 1992 e da allora l’abbiamo riscritta altre due volte, c’è stata una vera ristrutturazione del testo. La commedia nasce con Tangentopoli e nessuno degli ospiti importanti arriva al cenone perché vengono tutti arrestati. La storia girava su questo. Ora invece abbiamo creato la storia del figlio, su cui si svolge il secondo tempo. E’ cambiato il clima e da cabaret è diventata una commedia vera, con lo stesso titolo perché vi sono affezionato. Anche perché mi piace il giuoco di parole, più sali e più t’abbacchi: chi troppo vuole poi cade, il carrierismo porta alla solitudine, perché il lavoro assorbe la vita. Il protagonista non si accorge mai di nulla, è un distratto e il cenone andato a male gli fa capire tante cose.
E degli altri personaggi, che ci racconti?
Sì, anche il maresciallo, tanto burbero, in fondo è solo e passa il tempo a fargli compagnia, come il portiere, Viola. Qui Tullio Del Matto interpreta entrambi i personaggi, che sono due gemelli identici anche se diversi di carattere. E il cantante, interpretato da un divertente Lello Pirrone, lo abbiamo inventato solo nel 2004, ci sembra un fumetto. Giancarlo De Simone è il pianista, Rosario Minervino è il garzone scemo che si fa rubare il furgone col cenone e Rita Corrado, la colf tedesca, è in realtà una napoletana verace; insieme completano il cast e rendono così bene l’incastro di avvenimenti. Ma ancora il merito è di Gustavo Verde, senza di lui non saprei scrivere: è nato a Roma ma ha sangue napoletano. Così, quando ci si ritrova, anche se lui tifa per il Roma, ci si capisce sempre al volo. Sono 18 anni che lavoriamo assieme, le sue sceneggiature sono straordinarie, forse faremo un film.
Quale film?
Spero di farlo, e parlo da produttore. Il titolo è Di più non dico, commedia molto attuale che affronta le diversità religiose e razziali, il rapporto con gli altri. L’ho scritta con Gustavo e spero di riproporla anche a teatro. Nel frattempo ne abbiamo fatto un adattamento cinematografico.
Hai già scelto gli attori del nuovo cast?
Non so chi ci recita… Qualcuno probabilmente potrebbe essere scelto tra quelli che l’hanno rappresentato a teatro, ma forse non sarà possibile. Io mi affeziono ai miei attori e credo che si evinca, speriamo che il 2010 ci porti più di un progetto. Siamo in giro fino a metà marzo con questo spettacolo e lo riprendiamo a gennaio.
Poi?
Poi farò Il padre della sposa, èuna cosa che volevo fare da anni, una storia tratta da un film celebre. Oggi ho una figlia di 5 anni e sento molto il ruolo del genitore, ormai ho l’età per interpretare certi personaggi e a gennaio o febbraio del 2011 porterò in scena questo nuovo spettacolo, sempre adattato da Gustavo Verde. Ma stiamo cercando ancora sia la figlia sia la moglie.
Firmate i testi scritti a quattro mani. Ma chi ha l’idea, chi l’eloquio?
Succede come capita. Qui l’idea è stata mia, poi lui ha sviluppato alla grande. Lui ha il grande merito di perfezionare un’idea ed esaltarla, oltre a rendere comico ciò che neppure lo è. E’ figlio di Dino Verde, ha la battuta nel sangue, è intelligente. Scrive i miei monologhi ovunque, è sempre sull’attualità, ha scritto per Bramieri, ha scritto per la televisione, insieme lavoriamo bene. In questo caso è risultato un prodotto ben riuscito. Un bel piatto, parlando di cenone!
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