Intervista a Alessandro Fantechi regista di “Io e Amleto”, Isole Comprese Teatro Firenze.
Spettacolo realizzato in collaborazione con Asl 10 MOM 5 Firenze Centro Diurno Fili e Colori Firenze - Regione Toscana Progetto Risvegli
1)- Come e quando nasce “Io e Amleto”?
“ IO E AMLETO” nasce con la scoperta di Pippo Bose’ e la decisione nell’ ottobre 2008 di iniziare una nuova produzione con protagonista un paziente psichiatrico.Per Isole Comprese Teatro e’ la punta di diamante del Laboratorio Asl 10 Firenze che conduciamo da 7 anni. Non conoscevo Pippo Bose’ .E nemmeno Filippo Staud . Io non l’ ho mai visto.In una Firenze degli anni 80 dove tutti conoscevano questo bizzarro personaggio ,io non ricordo di averlo mai visto.Chiudo gli occhi e indago nella mia memoria.Nel 1982 ero in Piazza Signoria a Firenze,perche’ la sera non si sapeva che fare,e facevo spettacolo “ a cappello “ in strada.Forse l’ ho visto.E l’ ho subito dimenticato.Io volevo fare l’ attore.Avro’ sicuramente pensato:ecco un pazzo,un poverino,quanto e’ scemo.No,non me lo ricordo Pippo Bose’.La mia mente lo cancello’ subito.E mentre allo stadio,nelle piazze e in vari luoghi della citta’ lui si esibiva e io mi esibivo ,non ci siamo mai incontrati, fino a un pomeriggio di ottobre del 2007 al laboratorio teatrale con il Centro Diurno di salute mentale Fili e Colori in una Casa del Popolo di Firenze. Pippo dice di essere un artista showman certificato SIAE da più di 23 anni. Pensi, anzi ne sei sicuro, che stia delirando, o almeno barando (d'altronde quell’occhio liquido è malandrino e sorridente), poi scopri che ha il tesserino Enpals di artista generico. Ha modi da gentiluomo, fa il baciamano e l’inchino alle donne. È femminile. Fa continua domanda di feedback a tutti quelli che incontra. Sono tutti amici. O anche nemici.Non si aspetta indifferenza. Regala tutto ma è avaro, se non è lui a decidere.Miguel Bosè è il suo idolo ma dopo un po’ ti accorgi che conosce solo tre delle sue canzoni. È stonato. Fa finta, fa dannatamente finta eppure fa per davvero, dannatamente per davvero e canta a occhi chiusi a meno che non debba leggere il testo che non può imparare a memoria perché non ce la fa. E non ce la vuole fare perché vuole fare le cose semplici, le cose che sa fare. Conosce date, avvenimenti, nascite, morti, eventi, ha una cultura da rivista e da televisione, è una sorta di catalogo di informazione della disinformazione. Festeggia anniversari personali e collettivi, compleanni, momenti storici importanti oppure banali.
Ha 50 anni. Si chiama Filippo Staud.
A volte non è uno showman, a volte non sa fare niente.A Firenze è stato un personaggio popolare dalla fine degli anni settanta all’inizio degli anni novanta, molte persone lo ricordano come uno stra-ordinario cantante di strada. Il suo percorso lo ha condotto dalla piazza, alle radio e alle discoteche fiorentine. Dava vita a performance più o meno estemporanee conquistando anche gli scettici, gli indifferenti e quelli che lo prendevano in giro. Con le persone che assistevano a queste performance nasceva una relazione. La storia di Pippo è una mitologia del niente, fatta di momenti, di aria, di ricordi piccoli volatili, legati alla giovinezza di chi li ha vissuti. A parte il fatto che è uno di quei matti che una volta si incontravano spesso per le strade, uno di quei matti affidati ai servizi di salute mentale.Su internet troviamo vari post su blog personali e cittadini, gruppi su Facebook e Myspace a lui dedicati.( Laura Bucciarelli )
Sono passati piu’ di 20 anni dal concerto di David Bowie del giugno 1987 a Firenze dove Pippo Bose’ si consacrava e iniziava inesorabilmente il suo declino.Sento di essere in qualche modo debitore a Pippo Bose’.E la cosa che piu’ mi sconvolge che anche una intera citta’ lo e’ . Scopro piano,piano.su Internet,nei blog,su Facebook che i fiorentini dedicano poesie,scritti e pensieri a questo personaggio.Scopro che tutti lo conoscono.Molti lo evitano.Molti non ne vogliono sentire parlare.Molti lo amano. Tutti lo conoscono.Perche’ ? Pippo Bose’ ha un investitura divina.La sua energia e’ misteriosa. Si autodefinisce “ Showman” .Non e’ un artista ma un miracolato. Non e’ Miguel Bose’ ma Pippo Bose’ ,un intermediario tra Filippo Staud e Miguel Bose’ .E come uno sciamano si trasforma segretamente nell’ identita’ magica come Clark Kent in Superman Bruce Wayne in Barman e Filippo Staud in Pippo Bose’ . Quanto e’ pigro,distante,banale e timido Filippo cosi’ il suo personaggio e’ ambizioso,carismatico,dotato di una impressionante energia,sensuale,icona pop.Un uomo alla ricerca di una identita’.In modo autonomo fuori dal teatro.
Il rapporto tra la cultura «medianica» dello sciamano, intermediario tra l' uomo e la divinità e l' arte «mediatica» degli uomini dello spettacolo e’ chiaro. In fondo, entrambe le categorie recitano, si affidano a riti e a una certa teatralità. Lo sciamano è uno che cura gli altri e non c' è dubbio che una risata aiuti a guarire. Molte persone che hanno assistito alle “ performances” di Pippo dopo hanno dichiarato che “ erano felici”.Trasportatore della follia collettiva ? Visionario costruttore di un mondo infantile e immaginario oppure avido impresario di se stesso ? Attore,matto, performer,showman o cosa altro?Tutto questo mi interessa e mi incuriosisce come regista .E’ anche quello che vuole Isole Comprese dal Teatro :la ricerca di una identita’ che nasce dall’ incontro con le biografie di questi straordinari attori,la creazione di una comunita’ “magica”.E’ cosi’ che nasce Pippo Bose’ in IO E AMLETO,uno spettacolo fatto con/per Pippo.Che nasce da una ricerca e da un incontro necessario.Ma “ IO E AMLETO “ e’ anche una mostra /installazione sui Diari di Filippo Staud e anche un documentario video.
2) Chi è “Amleto”?
“Io e Amleto” è un monologo sulla vita di Pippo/Amleto. “Io e Amleto” è un varietà, è un one man show. Pippo diventa la versione goliardica della follia amletica. Della contemporaneità delle alternative, del loro pari valore, della indecidibilità finale di qualsiasi dubbio. Della serietà profonda della maschera e della fragilità della malattia.Pippo parla per contraddizioni e non è Amleto perché non gliene frega niente, è l’uomo comune che mette la tragedia dietro le spalle e balla al ritmo della corrida televisiva.Lo è così profondamente che lo smascheramento consegue da solo. Pippo e’ Amleto perche’ e’ torturato dalla madre,perche’ e’ solo,perche’ si finge “normale”.E’ un Amleto popolare,goliardico,lontano dai “ Vostri libroni”.E’ un Amleto che racconta in prima persona la sua storia. Il resto e’ silenzio oppure non ce ne frega niente.E’ una storia narrata da un idiota tutta rumori e furia,che non significa niente.In realta’ abbiamo anche scelto Amleto perche’ ci sembrava un “titolo” commerciale ,di richiamo per un pubblico teatrale classico e anche perche’ e’ tanto tempo che giriamo intorno agli stessi autori : Shakespeare,Beckett per esempio.
3) Qual è la poetica alla base dello spettacolo?
Pippo incontra Isole Comprese Teatro.Cosa c’entra Pippo con il teatro?Pippo si è inventato un personaggio. Un nome d’arte. Una storia. C’è uno strano miscuglio in questa linea di margine dove c’era la persona, un anti-teatro per eccellenza e poi è nato un vero e proprio personaggio: è qualcosa di indefinibile. Pippo su un palcoscenico significa una rinnovata passione neorealista. Una volta avuta la consapevolezza che quel personaggio bizzarro, raccontato da una persona delirante, è esistito e molti lo ricordano, che Pippo Bosè ha una storia, diciamo pubblica, è iniziata un’indagine che ha portato alla raccolta di materiali e a una serie di interviste a persone che lo hanno conosciuto, hanno creduto in lui, ci hanno lavorato (in radio o in discoteca), o semplicemente hanno assistito alle sue performance di piazza. Pippo è una metafora che ha agito a Firenze negli anni ’80, c’è quindi anche il tentativo di ricostruzione storica di questa metafora, accompagnata da una ricostruzione di quel periodo che è entrata lentamente nel progetto che Isole Comprese ha voluto costruire insieme a lui.L’impulso iniziale del lavoro in teatro è nato perché Pippo è carne, materiale servito su un piatto, un agnello sacrificale che si offre.“Io e Amleto” è lo spettacolo di cui Pippo è protagonista.Nasce dall’incontro tra due deliri, tra un personaggio che ha proposto il proprio, quello di essere vip, di essere Pippo Bosè e il delirio della compagnia Isole Comprese, che è quello di fare teatro con chi teatro non lo vuole fare. Quando questo succede, il teatro scompare come struttura. Dunque, uno spettacolo con questo personaggio, dal titolo “Io e Amleto”.. Lo showman si apre all’esigenza di mettere al mondo uno spettacolo ma lui non fa teatro. È parte di un progetto complesso che si allarga a raggiera dentro gli animi di chi lo conduce e fuori, nella geografia e nel tempo interiori ed esteriori delle persone che lo incontrano.Il teatro diventa un’indagine su una persona.Un’indagine privata. Ma anche collettiva. Un’indagine alla ricerca delle proprie radici.Delle radici di un fare artistico performativo semplice e basilare. Alla ricerca di una comunicazione autentica tra performer e pubblico, per quanto in una rigorosa separazione, in cui la quarta parete non si abbatte ma è permeabile e consente di allungare le braccia dall’altra parte. Una ricerca all’interno della propria giovinezza attraverso la giovinezza di altri che possiamo chiamare testimoni. “Io e Amleto” è uno spettacolo che si sottrae a se stesso, dove Pippo sfugge al confronto con un testo troppo “serio” o con un personaggio che ne rispecchia l’anima ma che, infine, gli si rivela noioso. Pippo dice no a quel teatro e lo vuole trasformare a sua immagine. Isole Comprese teatro dice di no a quel teatro che ci vuole trasformare.
E così, Pippo si diffonde in maniera semplice partendo anche da quello che è, un ex matto, un matto o un miracolato.Tra lo spreco e la furia che tanto ricordano Pasolini, Pippo Bose’ artista di periferia,clone di se’ stesso e stregone fai da te riconferma la solitudine del matto del villaggio con la sua parola profetica.Lo stigma trasformato in carisma. Non è un atto concettuale e presuntuoso o pretestuoso. È il risultato concreto di un incontro concreto. È la reazione di Pippo che si fa esperimento. È la reazione del pubblico che si fa esperimento. E’ un’operazione sentimentale. (Laura Bucciarelli )
4) Alla luce del lavoro svolto, il teatro può essere definito uno strumento di trasformazione del disagio?
Pippo viene portato a giro per l’ Italia.Ha un reinserimento socio-terapeutico.Mangia in ottimi ristoranti e dorme in alberghi a 4 stelle.Conosce tante persone,firma autografi,colleziona cartoline e fotografie.Prende l’ aereo,fa la doccia,deve provare e essere puntuale.Tutto questo trasforma il disagio ?E quanto dura questa trasformazione ?Per sempre ?Ma lo strumento di trasformazione e’ il Teatro o vendere gli spettacoli : sicuramente appartenere a un progetto piu’ grande di trasformazione teatrale.E se la Compagnia si scioglie ?Non pensiamo nemmeno che il teatro sia uno strumento cioe’ strumentale a un qualche fine istituzionale (educativo,terapeutico)Il Teatro puo’ essere un modus vivendi per stare con gli altri in maniera diversa,e’ importante quello che accade dopo lo spettacolo.Le relazioni che si creano attraverso lo spettacolo.E’ non si puo’ trasformare il disagio come condizione individuale anche se qualche volta succede.Partecipando a un processo collettivo che riguarda anche il pubblico ma sostanzialmente lo “ statuto dell’ attore” si puo’ accedere a una “umanizzazione della vita” che ha in se’ contenuti positivi per la persona.Ma non ha senso parlare nemmeno di teatro,quando facciamo una replica al mese se va bene.Allora diventa un laboratorio infinito,fatto di decine e decine sessioni di prova anzi di ri-prova.Credo che quando si parla di Teatro come strumento non si dice niente.Aveva trasformato il suo disagio Artaud oppure Van Gogh ?Oppure invece a causa di quel disagio di vivere la vita,dell’ impossibilita’ di amare , gli artisti cercano di dare una risposta attraverso la scrittura,l’ Arte,la pittura.Credo che alla luce del nostro lavoro vi e’ una profonda domanda su cosa porta a essere Artisti e come chi vuole farlo possa praticare l’ Arte e il Teatro.Io credo che lo statuto del fare teatro “professionale” sia interessante anche per le categorie svantaggiate che cosi’ escono da una appartenenza sociale al Servizio sanitario e dalla loro veste di “utenti psichiatrici o disabili”.La zona della Cura diventa lo spazio dell’ Arte.Ma quanto si investe per questo ?Vogliamo allontanarci per sempre dal teatro patetico e dalla celebrazione buonistica della teatro-terapia.Cambiare le strutture,cambiare i teatri,ridefinire le Istituzioni questo e’ trasformazione del disagio collettivo.Disagio che riguarda tutti noi .Questo puo’ avvenire anche attraverso il Teatro.E questo e’ un atto politico.
Pippo è orribile sulla scena. Tremendo, spaventoso, raccapricciante. E’ un morto vivente, come lui stesso dice. La relazione che instaura con il pubblico è orribile. Delirante, realmente folle. La risposta del pubblico è folle. Vedere il teatro, tutto il teatro dall’alto, mostrerebbe finalmente la realtà…che il teatro non è quello che si vede. Il teatro è tutto, è palcoscenico e platea uniti in una spettacolarizzazione reciproca. Il continuo chiamare l’applauso, la risposta entusiastica, la necessità vitale di unirsi in un abbraccio per sopravvivere è ancora, ancora orribile.La determinazione, la convinzione sono orribili.L’amore non corrisposto, stracciarsi le vesti, denudarsi l’anima, tutto orribile.La consapevolezza di questo, ancora peggio.Chiedersi se questo è tutto, ancora peggio.La sporcizia, il Gran Varietà, i numeri, le canzoni: orribili perché è la memoria che è orribile.Ammirare chi ci fa provare emozioni spicciole, è orribile.La comprensione o l’indignazione di fronte a un personaggio incomprensibile, sono orribili.La finta adesione è orribile. L’inno ai proprio ricordi, i cori che urlano i nomi, sono orribili.Gli inviti, l’accoglienza e la gratitudine sono orribili.Le opinioni sono orribili.L’etica del teatro, il teatrino dell’etica sono orribili.
Salvarsi la vita è necessario.
(LauraBucciarelli)
Alessandro Fantechi Regista
Elena Turchi Progetto
Laura Bucciarelli Drammaturga
Teatro