Teatro

Special Diversamente '09 : Intervista a Maurizio Lupinelli

Special Diversamente '09 : Intervista a Maurizio Lupinelli

Maurizio Lupinelli regista di "Amleto, ovvero l'incontro mancato" 1-Come e quando nasce l’idea di questo spettacolo? Ho sempre seguito una mia naturale propensione al rapporto col difficile, o meglio con l’alterità. La mia esperienza in questa direzione nasce fin dagli inizi della mia carriera attraverso la conduzione di laboratori di teatro in situazioni di disagio. Del 1997 è il primo studio sul testo del “Woyzeck” di Buchner, realizzato a Ravenna al termine di un laboratorio con ragazzi disabili. Nel settembre 1999, in seguito al contatto avvenuto tra Renato Bandoli e i genitori di un gruppo di ragazzi con handicap di La Spezia inizia una nuova avventura teatrale: il primo progetto si chiama “Le abilità nascoste” e porta il 1° luglio 2000 al debutto di “Hallo Kattrin”, tratto da “Madre Coraggio” di Bertolt Brecht. Nel 2004 con la realizzazione di Uno Studio per Marat-Sade tratto dal "Marat-Sade" di Peter Weiss prosegue l'esperienza con il centro disabili Pl.e.ia.di. Nel 2007, per volontà di Armunia Teatro, il progetto approda alla provincia di Livorno e porta alla realizzazione e al debutto del MARAT, un evento teatrale che mette in scena oltre quaranta persone tra attori disabili e non, studenti delle scuole superiori e allievi della non-scuola di Ravenna. Ho sempre creduto nell’importanza del lavoro con l’alterità, con tutto ciò che traballa e che non ha un limite o un contorno definito e stabile, preferirei parlare di “inciampi” della vita e se c’è un testo in cui ogni attore vorrebbe inciampare di certo è l’”Amleto”. 2-Amleto e la diversità, quale legame possibile? L’Amleto nasce come un incontro mancato, come un inciampo in apparenza casuale e come ogni inciampo da una parte ha creato un clima di incertezza, dall’altra ha dato all’intero lavoro una scossa, un brivido. L’Amleto non è arrivato subito, c’è stato un percorso di raggiro, una circuitazione, una ricerca di sottotitoli e sottotesti. Il lavoro parte da una suggestione, da un Amleto - spettro del padre e un Amleto – principe, tutti gli attori a un certo punto desiderano essere l’uno o l’altro e non sanno più chi sono. Questo lavoro vuole portare al limite la follia lucida della realtà. 3-Nell’introduzione al suo spettacolo cita “La forza dell’indifferenza che ha permesso alle pietre di durare milioni di anni”,viviamo in una società che ancora fugge dalla diversità, una società ancora “indifferente”? In parte. Nel momento in cui c’è qualcosa che non va, qualcosa che rompe gli schemi della normalità e della quotidianità, nessuno si sofferma, nessuno ascolta. La società è condizionata da categorie che come gabbie definiscono ciò che è bello e ciò che è brutto, giusto o sbagliato, buono o cattivo. Quello che manca è l’ascolto, il tempo di soffermarsi ad ascoltare parole in apparenza vane e inutili. L’alterità, di qualunque tipo essa sia, è una forza indescrivibile che stupisce e può far male, concedersi il tempo di ascoltarla è il più grande atto di coraggio.