Intervista di Teatro.it ad Edoardo Sylos Labini: 'La Grande Guerra di Mario è una storia di armi, di amicizia, di passione, di amore profondo. E' la storia di un uomo destinato ad essere eroe, suo malgrado.'
Edoardo Sylos Labini insieme a Debora Caprioglio, coadiuvati dalla drammaturgia di Angelo Crespi, portano in scena la Grande Guerra, una delle prime espressioni di una mobilitazione totale delle masse. Fino all'8 novembre, al Teatro Manzoni di Milano, Adalgisa e Mario Rossi (questi i nomi dei protagonisti in scena) tracceranno con il sorriso, la fisionomia dei protagonisti del conflitto che cambiò la storia del nostro paese.
Li abbiamo raggiunti telefonicamente per capire meglio il lavoro affrontato sul testo liberamente ispirato ad un capolavoro portato sullo schermo da Mario Monicelli e che ebbe tra i protagonisti Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
SL: Perché la scelta di portare in scena 'La Grande Guerra di Mario'?
Ci tengo a sottolineare che è uno spettacolo liberamente ispirato al lavoro di Monicelli. Durante la mia carriera ho realizzato spettacoli prendendo spunti da saggi, libri, biografie. Volevo raccontare la storia di un eroe per caso. Ho raccontato vite come quelle di D'Annunzio, Mazzini. Questa doveva essere la volta di un uomo semplice, il milite ignoto. Il film fu geniale proprio per quello, racconta la vita di trincea di ragazzi sconosciuti. Il mio spettacolo è una commedia, seppure la situazione di cui narriamo sia tragica.
SL: Hai provinato gli attori. Cosa era necessario che avessero, memoria storica o physique du rôle?
Physique du rôle. Assolutamente. La memoria storica si acquisisce. Per me è importante la fisicità. Scrivo essenzialmente per loro, su di loro, dopo averli visti e conosciuti. Mi piace cucire addosso agli attori il personaggio.
DC: Unico personaggio femminile, Adalgisa. Parlaci di lei.
Adalgisa è una prostituta, vedova di guerra. Ha un sogno, andare in America. Per lei rappresenta la rinascita, la possibilità di ricostruirsi una vita. Ma ha naturalmente bisogno di denaro e quindi decide di prostituirsi per i soldati. In realtà lei si prende cura di loro. Non rappresenta solamente il sesso ma diventa confidente, mamma. Rivela nello spettacolo una doppia identità, è disposta anche a fare la spia pur di ottenere i documenti per realizzare il suo sogno. Si innamorerà del soldato Mario ma è un amore interessato, è più la ricerca di sostegno alle proprie fragilità. E di certo una figura utile per affrontare un viaggio come quello che ha in mente lei. Mario si rivelerà più patriottico di quello che sembra e lei proseguirà la sua vita con la voglia di ricominciare altrove. Il finale è comunque aperto.
DC: Come ti sei rapportata al tema del conflitto, dove i protagonisti erano i soldati, gli uomini?
Sinceramente mi ha fatto un certo effetto, essendo tra l’altro l’unica donna in scena, anche se da una parte mi sento privilegiata proprio per questo. La scena si svolge in trincea, ambiente lontano da spettacoli nei salotti. E’ molto forte soprattutto come impatto visivo. Edoardo ha scritto questo testo sulle nostre caratteristiche fisiche, i dialetti. Direi che è una prova attoriale molto interessante.
DC: Nella costruzione del personaggio, quale sentimento è emerso con prepotenza?
Il disgusto. Disgusto per la guerra, per la sofferenza che arreca. Certo all’interno dello spettacolo viene vissuta anche con leggerezza, il testo ha dei tratti molto comici. A volte il sorriso si spegne sulle labbra. Questo disgusto viene mantenuto, insieme alla leggerezza per tutto il primo tempo dello spettacolo. Poi il personaggio ha degli aspetti che si rivelano e questo sentimento si manifesta in altra forma.
SL: Chi sono oggi gli eroi e come il pubblico può vederli rappresentati nel tuo ‘eroe per caso’ sul palco?
Li può trovare in Mario Rossi. Romano individualista e sbruffone, nessuno si accorgerà di lui. Così come tanti eroi sconosciuti in tutto il mondo. Senza una dignità. Possiamo citare per esempio i Marò che da tre anni subiscono un’ingiustizia. Ecco, gli eroi sono quelli che agiscono in silenzio, quelli che in silenzio aiutano il prossimo.
DC: Se ti avessero offerto di portare in scena un ruolo maschile, quale avresti voluto fosse e perché?
Avrei trovato molte difficoltà con il dialetto ma sarei stata contenta di interpretare il ruolo del napoletano affidato al bravissimo Francesco Cordella. Rappresenta una filosofia particolare, in lui si mescolano due realtà.
SL: Può un eroe, anche solo teatrale, modificare veramente la percezione della realtà tanto da influenzare le azioni delle persone?
Ci sono uomini che hanno fatto la storia sfruttando la situazione. Quindi penso di si, un singolo uomo può modificare le cose. Ci vuole ‘destino’, servono fattori che ti indirizzano verso la questione. Ci si chiede se il tempo faccia l’uomo o l’uomo il tempo. Io mi rispondo che il tempo fa l’uomo.