Mancano meno di due ore alla prima del Musical Robin Hood, ma ancora sono tutti a provare, Manuel gentilissimo mi sta aspettando nel suo camerino e dopo una mia richiesta va a chiamare Beppe Dati…siamo pronti per cominciare
Raccontami questo passaggio da Peter Pan a Robin Hood?
M: Chi conosce un po' la mia carriera, nelle ultime stagioni direbbe non c'è due senza tre: Pinocchio, Peter Pan e Robin Hood. E' per me un grandissimo banco di prova e ne approfitto per ringraziare, oltre a Beppe anche tutti i ballerini, gli scenografi, insomma tutti le persone che hanno reso possibile questo spettacolo.
Per me, Robin rappresenta un’occasione per cambiare, di offrire al pubblico un Manuel diverso, più serioso; un eroe nell'immaginario comune ha una fisicità diversa dalla mia, e invece nel nostro Musical viene raccontato un Robin più umano e per questo che io credo che sia più giusto che abbia un fisico come il mio, proprio perché è la storia di un uomo, di Robin di Loxley che attraverso le proprie ferite interiori diventerà un eroe, ma a differenza della storia che tutti conosciamo, saremo noi ad accompagnarlo in questa sua crescita.
B: Credo che Manuel sia perfetto in questo ruolo, cioè il tipico macho sarebbe stato fuori luogo perché tutti questi personaggi, a parte Fra Tac e la Tata che hanno già raggiunto la loro meta: essere se stessi; devono compiere uno scatto, devono affermarsi nella vita, lui deve diventare un uomo, Marianna una donna.
Attraverso il lutto della morte del padre, il nostro protagonista riuscirà a prender in mano la situazione. Perciò secondo me Manuel è perfetto, non centra nulla Peter Pan, ne la favola, è che forse è la prima volta che si misura con un personaggio vero.
M: E' una sfida. Ma nonostante questo rimane sempre un atmosfera magica propria della favola, perché è anche giusto pensare che è uno spettacolo per tutti, per grandi e piccoli.
La musica rappresenta un punto centrale nella vostra vita. Come vi ci siete avvicinati e cosa rappresenta?
B: Io ho sempre cantato fin da piccolo, per me la musica è come respirare, è stato qualcosa di inevitabile, e poi pian piano l'ho coltivata... è una bischerata la gente mi diceva: “che fai sei sempre a cantare”, non me ne accorgevo nemmeno e poi prima di scrivere le canzoni facevo le cover, senza neanche sapere che volesse dire, era un bisogno mio.
M: Intanto la mia estrazione è quella del ballerino, si può dire che la musica e la danza sono la stessa cosa, un mondo senza musica sarebbe veramente triste. Mi ci sono avvicinato istintivamente, mia madre mi quietava solamente facendomi ascoltare musica.
Se ti dico Robin Hood a cosa pensi?
B: Penso ad una persona che deve far i conti con la realtà, credo che una grande metafora che sta dietro a Robin Hood sia questa grande ed enorme realtà che si spalanca davanti agli occhi e al cuore: Sherwood, immaginati l'Africa e Nottigham, immaginati l'occidente; il secondo che sta bene, che mangia, il primo in miseria, due opposti. Credo che Robin Hood da sempre rappresenti per grandi e piccini quell'eroe che lotta contro le ingiustizie.
M: Io ti dico: si...può...FARE!!! perché per me è una grande scommessa, una grande chance.
B: Vorrei sottolineare l'umiltà con cui Manuel, che viene da un successo dietro l'altro, si è avvicinato a questo spettacolo che ha canzoni più complesse e difficili. Pensa che durante tutti questi mesi non faceva altro che ripetermi: “Ma sarò in grado? Ce la farò?”
È una grande qualità, perché lui sale sul palco ancora con il timore di non farcela..invece molti salgono sicuri di sé, fanno i “ganzetti”, lui no.
Qual è il personaggi che meglio vi rispecchia voi e la vostra vera personalità?
B: Tac sicuramente! Perché mi affascina la figura di questo uomo che poteva diventare una merda e invece è diventato un uomo che aiuta gli altri, poi mi colpiscono anche altri aspetti.
Oppure Giovanni stesso, perché la gelosia che attanaglia Giovanni è enorme e vediamo un uomo di trent'anni regredire a otto, dieci anni, lo vedremo con un orsacchiotto in mano a cantare “Non sopporto mio fratello”. La regressione così visiva non capita tutti i giorni di vederla in scena, e forse è per questo che gli sono un po' vicino.
M: Io spero di avvicinarmi proprio a Robin, prendere coscienza con il mio lato adulto che in questi ultimi anni ho dimenticato, un po' per i ruoli che mi hanno fatto fare e un po' anche perché sono affetto dalla sindrome di Peter Pan, lo ammetto! E forse aprire gli occhi mi farebbe anche bene.
Robin Hood con i suoi eroi, sfide storie d'amore, ha caratterizzato l'infanzia di milioni di bambini. Qual è secondo voi l'importanza delle fiabe?
B: Le fiabe sono stupende, ora Robin Hood è una favola, più vicino alle tradizioni popolari, storie che venivano raccontate e tramandate a voce, segnando profondamente la crescita dei bambini. Noi ovviamente si mette in scena un racconto improntato sul tema della crescita, dell'affrontare la vita, spero che arrivi questo messaggio ai giovani, cioè che le cose anche se sembrano difficili o impossibili, perché vi è un potere enorme che controlla tutto, non sono irrealizzabili, perché mettendoci l'amore ce la puoi fare, ed è questo il nostro colpo finale, è l'amore che vince, tu sentirai le nostre ultime battute di Robin a Guyo che sono bellissime: “Hai perso per sempre, non puoi uccidere una cosa chiamata amore”.
Come combattereste i vari re Giovanni che tagliano i fondi allo spettacolo e uccidono la cultura?
B: I primi tagli avvengono e sono inevitabili e non c'è nulla da fare, questo mondo va rimesso a posto, si vive esageratamente, abbiamo perso la misura, noi corpulenti, grassi, si spreca si butta, sputtaniamo il mondo, una regolata bisogna darsela.
Poi al di la dei tagli del governo, che in certi casi sono anche giusti, ma perché devono tagliare tutto dalla cultura? Questo è un problema enorme ma ci vorrebbe un’altra intervista, però credo che tutti dovremmo prendere coscienza di Sherwood e della foresta, dei poveri e della disperazione, non vuol dire solo: ah ok esistono, ma vuol dire fare anche qualcosa perché ciò non debba esistere.
M: Io vivo ormai in teatro da un bel po’ di anni. E mi rendo conto delle difficoltà e questi tagli diciamo che andrebbero fatti da altre parti, perché noi abbiamo anche la responsabilità di portare i giovanissimi a teatro, di far scoprire a loro il teatro che è cultura, chissà magari qualcuno uscito da qualche spettacolo avrà la curiosità di andarsi a leggere un libro di Shakespeare, chissà...quindi andiamo a tagliare il budget delle vallette!!
B: La Rai dopo lo spettacolo di Fermo ha dichiarato: Finalmente uno spettacolo che riporta i giovani a teatro, però ci vogliono soldi, noi siamo stati fortunati abbiamo avuto finanziamenti privati che hanno creduto in noi.
M: Ovviamente non solo le vallette poverelle...
Manuel, prima Pinocchio, poi Peter Pan e ora Robin Hood, quale altro personaggio ti piacerebbe interpretare?
M: Con Beppe avevamo già parlato di Aladino, ci piacerebbe, poi io dico sempre che sono cresciuto a pane e Fred Astaire perché la mia infanzia invece che cartoni animati era davanti a questi film anni 50, dell'epoca d'ora, film in cui vedi cose che non vedrai mai più, per cui un giorno un omaggio umilissimo a Fred Astaire mi piacerebbe moltissimo.
B: Io uno in mente ce l'ho già è Cirano, perché il solo fatto della canzone di Guccini è poco, nonostante sia di sei minuti mi piacerebbe molto approfondire questo personaggio.
Ci tengo a dire inoltre che questa non è una cover, non abbiamo comprato i diritti, questo Robin Hood è nostro, in tutti i sensi dalla scrittura alle persone che ci lavorano è tutto made in italy!
Ho letto che questo musical colpisce in particolare i giovani come mai?
B: Forse perché cerchiamo di centrare la freccia nel cuore dei ragazzi: molte canzoni trattano di argomenti che hanno a che vedere con la vita, Robin è un pretesto è una metafora, i temi trattati hanno un chiaro riscontro con le problematiche di oggi.
Ad esempio il problema del fratello: in questi giorni è uscito su una rivista un articolo dal titolo: “Il figlio prediletto”. Sono temi odierni, anche quando ho scritto per Masini abbiamo affrontato il tema della famiglia e dei risvolti degli affetti nella famiglia, sono cose che non sono mai state trattate, e sono pane quotidiano per i ragazzi.
Noi saremmo onorati se i ragazzi ci seguissero, ci ascoltassero perché le canzoni che vengono cantate sono vere, raccontano dell'amore, della gioia e anche della sofferenza, Guyo è attanagliato dalla gelosia “Marianna è mia, tutto è mio” pretende l'affetto, l'amore, solo perché ha i soldi, ha potere, invece no l'amore si ha solo se lo meriti, bisogna lavorare; anche Robin all'inizio non lo meritava, però piano piano grazie all'incontro con Marianna e con questa storia riuscirà a realizzarsi.
M: Questa per noi è la terza replica, è un debutto importante in una città come Firenze, e siamo con gli “antennini” tesi. Anche io mi sto rendendo conto della differenza dall'anno scorso, rispetto ai miei precedenti spettacoli, dove il mio pubblico era composto prevalentemente da bambini, dove trattavo argomenti con la giusta leggerezza, perché comunque dovevi far spettacolo.
Non ti so dire come mai la gente rimane entusiasta dal nostro musical e quindi venir a sapere dai giornali o da te che ha colpito il giovane mi fa un enorme piacere e spero di prendere coscienza sempre di più di questa cosa.
Siete tesi per questa sera?
M: Si siamo tutti molto tesi.
B: Manuel soprattutto, si potrebbe dire che è teso come la corda di un arco!
18/11/2008 Teatro Verdi di Firenze