Dall’edizione zero del 2021 a oggi, il Cilentart Fest si arricchisce culturalmente e territorialmente: Teatro.it ha incontrato i due protagonisti
Quando l’Art Manager Vittorio Stasi, giovane e promettente professionista del settore, incontra il Direttore del Teatro Pubblico Campano Alfredo Balsamo, accade una magia: il Cilento, così ricco di storia e arte, diventa il palcoscenico di un festival multidisciplinare, sostenibile, la lente di ingrandimento di un territorio che pullula di piccoli borghi dell’entroterra e di perle della costa.
Il Cilentart Fest ideato da Vittorio Stasi diventa così una costola di Alfredo Balsamo e da una visione dal retaggio pandemico si arriva alla creazione di un bacino per le arti performative, ormai punto di riferimento in un territorio che fu nella storia luogo di cantori e di dei. Una doppia voce, quella di Stasi e Balsamo (VS, AB) per questa intervista tutta partenopea.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Il Cilentart Fest nasce nel 2021, con i postumi della pandemia in corso. Come è nata l’idea?
VS: Il festival è nato in un momento di cambiamento personale, un lutto grave ossia la scomparsa di mio papà. Lo stare chiusi per il lockdown aveva stimolato il pensiero e il desiderio di fare qualcosa per il proprio territorio nel quale ero tornato in quell'occasione, come è accaduto a molti di noi, dopo aver studiato e lavorato tanti anni tra Roma e Milano.
Quando si è nel proprio nucleo e contesto si pensa ‘Ma perché non inventare qualcosa per questi piccoli borghi?’ e si parte dal rapporto con la comunità. Mi sono rivolto alle figure chiave del territorio, ho sottoposto il progetto al Teatro Pubblico Campano confrontandomi con Luisa Liguoro, è passato il progetto ed è nato tutto. Nel 2021 abbiamo avuto l'edizione zero che confermava che l'idea potesse avere una presa un'identità, con caratteristiche uniche per location e impatto con il territorio.
È un festival sostenibile, promuove linguaggi nuovi, abbiamo numerosi ospiti e artisti che propongono altre forme espressive; andiamo dalla drammaturgia contemporanea alla danza urbana fino ai progetti speciali. Dai 4 comuni iniziali siamo passati a 9, una crescita interessante.
Quali sono state le sorprese delle edizioni precedenti?
VS: Fin da subito c'è stata una grande attenzione esterna da parte degli operatori del settore, gli amici hanno subito colto la firma e la linea. Le reazioni interne al territorio sono state differenti, comprensibile in parte perché c’è stato un confronto con percorsi artistici di altro tipo rispetto a quelli ai quali il pubblico era abituato. Quindi mi ha sorpreso un po' la differenza tra l'esterno e l'interno ma come tutte le cose nuove è necessario del tempo per metabolizzare.
Quali sono le aspettative per questa edizione?
VS: Mi aspetto una partecipazione maggiore anche perché abbiamo intensificato la promozione e la divulgazione. Inoltre abbiamo esteso il festival ad alcuni comuni della costa, contiamo su un target diverso. Abbiamo aperto il festival anche a nomi un po' più popolari cercando di creare un'offerta trasversale. Rimane immutato il senso del festival, quello di valorizzare socialmente e culturalmente il territorio.
Quanto è complesso il lavoro di Art Manager?
VS: Beh è abbastanza complesso! Considera che tendo ad essere molto preciso, ad avere un occhio su tutto anche se riesco a delegare e a fare squadra. C'è un grande lavoro, un'attenzione che mi porta a non risparmiarmi; non riguarda solo stilare una programmazione artistica ma ampliare ad un lavoro di rete ai rapporti con la politica, i comuni, i comparti. Tutto quello che insomma fa parte di un processo di organizzazione. Questa è la difficoltà, far convergere tutto verso un unico obiettivo.
E’ più difficile adattare il territorio all’arte o viceversa?
VS: Credo che sia una sfida per il territorio trovare un'apertura verso le forme d'arte ma sta anche a noi pensare di aprire quelle porte. Il compito dell'Arte è quello di provare a impegnarsi non solo nel contenuto artistico ma lavorando a una proiezione sul target di riferimento.
Prossimi impegni?
VS: Mi occupo della gestione produttiva del tour di Silvio Orlando in scena con lo spettacolo La vita davanti a sé e sia del nuovo progetto, sempre di Orlando, presentato a Spoleto dal titolo Ciarlatani. A ottobre con la Zappalà Danza gireremo i teatri nazionali con la nuova produzione Cultus.
Alfredo, cosa ti ha convinto del Cilenteart Fest tanto da sostenerlo con il Teatro Pubblico Campano?
AB: La verità? Vittorio era insistente, talmente tanto che alla fine non ce l'ho fatta più, mi ha preso per sfinimento e ho accettato! Scherzi a parte, credo che dovremmo avere un lockdown di un mese ogni anno perché ha fatto bene a tutti, soprattutto da un punto di vista creativo. Poi perché parliamo del Cilento, Io non sono cilentano come Vittorio ma vivo nel Cilento da più di 40 anni, mi piaceva l'idea che persone dalla costa potessero spostarsi verso la collina per scoprire e vivere i piccoli borghi.
Da Maestro del settore quale sei, cosa hai visto cambiare nel teatro e come pensi vada sostenuto nelle difficoltà?
AB: Ora dico una cosa impopolare che tirerà l'odio del settore: il teatro va bene! Abbiamo recuperato il pubblico nella fase post pandemica perché aveva voglia di incontrarsi, di vedersi. Questa voglia credo che si rifletta anche in altri settori dell'economia italiana ma per il teatro il pubblico c'è.
Io credo che il teatro non morirà mai, lo credo veramente perché ci sarà sempre qualcuno sul palco che parla e qualcuno seduto in platea che ha bisogno di ascoltare. Anche il cinema a modo suo farà meno numeri in sala ma continua a proporsi sulle piattaforme.
Quale consiglio ti senti di dare a Vittorio per il futuro del suo lavoro?
AB: Vittorio lavora bene, gli direi di continuare a spaziare e ad essere positivo così com'è. E’ preparato a 360 gradi, è intelligente ed è visionario. Visionario lo sono anche io seppur non mi venga riconosciuto, essere visionari e saper gestire è una grande responsabilità. Mi sento anche dire che uso il potere decisionale, in effetti quel potere ce l'ho ma viene dal ruolo non da raccomandazioni o parentele di un certo tipo. Mio padre gestiva un bar e il massimo che poteva fare e insegnarmi era fare il caffè!