Due musicisti italiani furono parte del fenomeno francese del grand-opéra: Cherubini e Spontini. Oggetto di due impegni discografici del Palazzetto Bru Zane di Venezia.
I germi della grandeur che poi caratterizzerà il fenomeno del grand-opéra, monumentale apparato scenico e musicale che ebbe casa a Parigi, all'Académie Royale de musique - in parole povere all'Opéra tout court, sino al 1820 ospitata nella Salle Richelieu - sono già evidenti in due tragédies lyriques di grande successo, musicate da due compositori italiani che in Francia trovarono grande fortuna, Gaspare Spontini e Luigi Cherubini. Due partiture dai tratti epici e grandiosi, basate entrambe su nobili escolpiti libretti di Victor-Joseph Étienne de Jouy.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Quando l'Acadèmie era imperiale
Siamo in piena epoca napoleonica, l'Acadèmie è definita imperiale. Infatti La Vestale di Spontini – protegé dell'imperatrice Joséphine - appare all'Opéra il 15 dicembre 1807; e Les Abencérages, ou L'étendard de Grenade di Cherubini vi approda sei anni dopo, il 6 aprile 1813. Al di là della scelta dell'argomento e dell'ambientazione (la Roma repubblicana per la prima, sulla scia dei lavori classicistici di Lully, Gluck, Sacchini; la solatia Spagna moresca per la seconda, anticipando i venti del Romanticismo) ad accomunare le due opere sta l'imponenza scenica, la magniloquenza drammatica, lo spirito d'aulica nobiltà, l'ingente ricchezza musicale; nonché l'abbondanza di momenti corali, e l'alito di un certo “sinfonismo melodrammatico”, come ebbe a definirlo Carli Ballola.
I due titoli conquistarono subito il pubblico parigino, non solo per il vigore drammaturgico e per la bellezza intrinseca della musica, ma anche per essere in piena sintonia sia con il clima culturale e spirituale dell'epoca, sia con le esigenze rappresentative della corte napoleonica. Nondimeno, se la fortuna de La vestale perdurò a lungo – in Italia venne presto tradotta dallo Schmidt, ancora nel 1844 Wagner la allestì a Dresda - Les Abencérages in breve volgere di tempo sparì dai teatri.
L'impegno discografico del Palazzetto Bru Zane di Venezia
Analogo destino per le testimonianze discografiche. La Vestale può contare su più registrazioni, fra cui due assai vecchiotte in italiano (dirette ai primi anni '50 da Previtali e Votto, la seconda con la Callas e Corelli, segnandone il recupero moderno) ed una più recente (1993) diretta da Muti, integrale ed in francese.
Nulla esisteva invece per Les Abencérages: benvenuta dunque questa recentissima esecuzione in studio riversata in 3 CD, effettuata al Müpa di Budapest nel marzo 2022 con organici ungheresi – tale il direttore György Vashegyi, tali l'Orfeo Orchestra ed il Purcell Choir - ed un cast internazionale che comprende Anaïs Constans (Noraïme), Edgaras Montvidas (Alanzor), Thomas Dolié (Alémar), Artavazd Sargsyan (Gonzalve), Philippe- Nicolas Martin (Kaled), Tomislav Lavoie (Alamir), Douglas Williams (Abdérame). Edizione quindi in prima assoluta nonché integrale della partitura - basata sulla recente edizione critica a cura sempre della Fondazione PBZ - la cui notevole qualità esecutiva rende giustizia ad una partitura grandiosa, dalle invenzioni melodiche varie ed accattivanti, e dal trattamento orchestrale raffinato.
Buon equilibrio tra orchestra, coro, voci
Se la registrazione Sony di Riccardo Muti può vantare un'esecuzione orchestrale eccellente, però un cast ahinoi modesto e senza carattere, La Vestale registrata in studio nel giugno 2022 ed ora distribuita dal Palazzetto Bru Zane in due CD - l'edizione critica è sempre quella Ricordi 1993 - riequilibra bene le due componenti.
Quale concertatore, Christophe Rousset ottiene dalla compagine de Les Talens Lyriques - che fa uso di strumenti d'epoca - ampio respiro sinfonico già dall'Ouverture, suoni trasparenti e sontuosi al tempo stesso, una plasticità che rimanda alla pittura di David ed alla scultura del Canova. Nell'insieme evoca insomma certe sottili vibrazioni emozionali, scandendo con spiccato senso teatrale i singoli pannelli scenici, ed ottenendo anche una perfetta amalgama delle voci, come nel possente concertato che sigla il II atto.
Per La Vestale, un cast di forte spicco
La forte personalità di Marina Rebeka rende piena giustizia alla figura di Julia, tramite una vocalità imponente e ben modellata, tanto nel declamato quanto in tutte le sue grandi arie. Stanislas de Berbeyrac è un ottimo Licinius, dalla cavata ampia e dal colore virile; Tassis Christoyannis è un formidabile Cinna; Aude Extrémo è una solenne, ieratica Grande Vestale; Nicolas Courjal infonde maestosità e pienezza a Le Souverain Pontife; David Wiczak ricopre due ruoli minori, Le Consul e Le Chef des Aurispices. Impeccabile la prestazione del Flemish Radio Choir.
Entrambi i cofanetti escono nella collana Opéra français, dunque in veste di prezioso libretto con note bilingui (in francese ed inglese), e sono disponibili presso i maggiori rivenditori on line.