Arte fuori dal palco

Duecento figure tenorili da non dimenticare

200 tenori italiani da salvare
200 tenori italiani da salvare

Dietro alle celebrità della lirica, c'è sempre stato un buon manipolo di tenori di diverso carattere, bravura e fortuna

Accanto a grandi divi quali Caruso, Gigli, Del Monaco, Corelli, Di Stefano, Pavarotti - celebrità notissime a tutti, e seguite da uno stuolo di fans - il mondo dell'opera ha sempre potuto contare parimenti su di un buon esercito di tantissime voci tenorili dalla diversa personalità, figure fondamentali per farlo funzionare. 

Sono loro l'argomento di 200 tenori italiani da salvare, libro curato da Paolo Padoan per l'editore Bongiovanni. «Questa ricerca ha uno scopo ben preciso: ricordare poco meno di duecento tenori italiani del passato e di un recente presente dimenticati da tempo, farli riemergere dal loro ingiusto e immeritato oblio», si legge nella premessa del libro, ultimo di una corposa mole di pubblicazioni dedicate da Padoan al mondo della lirica. 

da sin. Alessandro Bonci, Francesco Merli e Enzo De Muro Lomanto

Un certosino lavoro di ricerche biografiche

Insomma questo volume non ci parla dei tenori italiani più conosciuti, dei grandi divi dalla gloriosa carriera. Per quelli, la pubblicistica in materia basta ed avanza. Qui invece Padoan, attraverso un certosino lavoro di ricerca condotto sia sulle varie pubblicazioni in materia – tra le quali spicca il suo Voci venete nel mondo – sia sfruttando la doviziosa offerta del mare magnum del web, mette insieme tutte le informazioni reperibili su quasi duecento tenori italiani che, a partire dalla fine dell'Ottocento al recente passato, si sono esibiti sui palcoscenici nazionali e internazionali, e che solo in un ridotto numero di casi entrarono a far parte dello star system

Alcuni godendo oltre che di grande considerazione anche di lunghe carriere, come ad esempio Alessandro Bonci (1870-1940) e Francesco Merli (1887-1976). Altri, assurti anch'essi a notorietà ma ahinoi scomparsi troppo presto: è il caso di Vincenzo La Scola (1958-2011), Salvatore Licitra (1968-2011) o Marcello Giordani (1963-2019).

Gianfranco Cecchele, Gastone Limarilli e Vincenzo Bello

Diversità di carriere, di presenze, di successi

Talune figure tenorili furono rapide meteore, destinate a scomparire anzitempo, oppure conobbero fortune alterne od imprevisti rovesci di fortuna, magari solo per i casi della guerra. Molti seppero gestire con oculatezza la propria carriera, comportandosi da solidi e affidabili professionisti chiamati a impegni rilevanti. 

E si dimostrarono, in non pochi casi, artisti di vera eccellenza. Fra i primi nomi a venir in mente, quelli di Renato Cioni, Gianfranco Cecchele, Veriano Lucchetti, Pier Miranda Ferraro, Franco Bonisolli, Cesare Valletti, Umberto Grilli, Gastone Limarilli, Maurizio Frusoni, Vincenzo Bello. Insomma. furono numerosi gli artisti che costituirono, decennio dopo decennio, l'ossatura delle compagnie impegnate nei teatri di tutto il mondo, contribuendo a tener alto il vessillo della lirica italiana. 

Maurizio Frusoni, Nunzio Tosdisco e Salvatore Licitra

Glorie recenti, appena dell'altro ieri

A ben vedere, dal momento che la loro carriera si è svolta negli ultimi decenni e che le loro qualità sono ancor vive negli appassionati d'opera – i veri appassionati, non quelli che vanno a teatro solo per passare una serata diversa – non ci pare siano per il momento da “salvare dall'oblio” importanti figure al pari di Nicola Martinucci e Nazzareno Antinori, o di William Matteuzzi, Giuseppe Sabbatini, Mario Malagnini, Piero Giuliacci ed altri. 

Artisti in qualche caso ancor attivi - vuoi nell'insegnamento come Matteuzzi, mentre Sabbatini è passato alla direzione d'orchestra - e che qualche sfizio canoro possono concederselo. Giuliacci, per dire, l'estate scorsa all'Arena di Verona interpretava l'Imperatore Altoum in Turandot. Ma è comunque bene ricordarli.
 

200 tenori italiani da salvare
di Paolo Padoan
editore Bongiovanni
pagg. 166 - prezzo € 20,00