Sotto la regia della Fondazione Bru Zane di Venezia, finalmente una registrazione integrale e definitiva del capolavoro di Meyerbeer
Tre titoli, fondamentalmente, diedero decisivo impulso al genere del grand-opéra francese: La muette de Portici di Daniel Auber (1828), Guillaume Tell di Rossini (1829) e Robert le Diable di Giacomo Meyerbeer, tutti creati sulle scene de l'Academie Royal de Musique di Parigi. In altre povere al Théâtre de l'Opéra; che era all'epoca ancora ospitato dall'Opéra Le Peletier, in Rue Grange-Batelièr.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Ma fu il titolo di Meyerbeer, andato in scena il 21 novembre 1831, a sancire definitivamente la popolarità di questo grandioso genere musicale, quanto mai gradito alla ricca borghesia che stava conquistando sempre più le sale parigine. E che avrebbe preteso ai gestori dell'Opéra allestimenti sempre più imponenti, oltre che autori e artisti sempre più di grido. Senza risparmio di spese, naturalmente.
Un'opera in viaggio da un teatro all'altro
Da principio Robert le Diable - tre atti con i dialoghi parlati – in realtà era destinato alla più sobria Opéra Comique, dove era previsto per gli inizi del 1828; le dimissioni dell'amico Pixérécourt dalla direzione di quel teatro, ne determinarono però l'abbandono. Ripresa la partitura in mano, e considerato l'enorme successo incontrato dai due esperimenti di Auber e Rossini, Meyerbeer decise di trasformarla in un più vasto grand-opéra in cinque atti (con il balletto ormai d'obbligo al terzo atto) e di optare per il più prestigioso Théâtre de l'Opéra, con l'aspettativa di replicare trionfi dei due rivali. E così avvenne.
Un successo travolgente e duraturo
L'opera di Meyerbeer ottenne in effetti un successo fulminante, con accoglienze pressoché deliranti, entrando a spron battuto nel repertorio corrente. Basti pensare che nella sola Parigi, sino al 1915, se ne contarono oltre 750 repliche; difficile calcolare quelle accumulate nei teatri di mezzo mondo, compresa l'Italia. Oltre ad acquisire immensa popolarità, Robert le Diable diventò presto un fenomeno di moda e di costume, al punto che diede nome ad una nuova varietà di rose. Ma poi, inoltrandosi nel '900, la sua stella pian piano declinò.
Poche versioni discografiche, tutte dal vivo
Sino a due decenni fa, tanto per dire, era disponibile in disco o CD, sotto varie etichette, solamente una storica esecuzione (in italiano) del Maggio Fiorentino 1968, diretta da Nino Sonzogno. Tagliatissima, peraltro. Solo nel 2000 venne conservata grazie alla Dynamic una non disprezzabile versione scenica – più completa, stavolta - del Festival di Martina Franca, diretta da Renato Palumbo. Nel 2005 apparve il riversamento di una modesta esecuzione televisiva francese del 1985, diretta da Thomas Fulton. E nel 2012 venne fissata dalla Brilliant una versione solo concertistica presieduta da Daniel Oren al Teatro Verdi di Salerno. Tutte versioni live, comunque.
Finalmente una registrazione in studio
Manca dunque una prima, accurata registrazione 'in studio' di Robert le Diable, finalmente realizzata grazie alla Fondazione Palazzetto Bru Zane l'ha voluta produrre; e che è frutto d'una serie di sessioni registrate con tutti i sacri crismi (e dunque con un suono nitidissimo e timbri smaglianti) all'Auditorium dell'Opéra National di Bordeaux nel settembre 2021. Esecuzione integrale - salvo alcuni trascurabili tagli – e dai molti, indubbi meriti, che pone in piena luce i pregi musicali di questo un po' trascurato capolavoro grandoperistico ambientato nella Sicilia normanna, dal clima in bilico fra il pittoresco, il gotico ed il sulfureo.
Tante energie positive in cimento
L'efficiente Orchestre National Bordeaux Aquitanie ed il Choeur de l'Opèra de Bordeaux li troviamo diretti con autorevolezza ed energia, oltre che con notevole sensibilità da Marc Minkowski, che si conferma fra i massimi interpreti del repertorio francese (e non solo). Un concertatore attento e fantasioso, che mette in risalto musicalmente la grande varietà di situazioni sceniche. John Osborne è un Robert extra lusso, maestoso e lirico al tempo stesso; Amina Edris ed Erin Morley ricoprono con delicata raffinatezza i due ruoli femminili di Alice e di Isabelle; Nico Darmanin è un sanguigno Raimbaut; Nicolas Courjal è un Bertram così così. Diciamo un demone a mezzo servizio.
La veste grafica è sempre quella della collana “Opéra française”, dunque un prezioso libro illustrato e rilegato, con all'interno propone densi saggi (in francese ed inglese) e tre CD.