Gregory House un po' come Sherlock Holmes e basta dare un'occhiata a uno Studio in Rosso, primo giallo di Sir Arthur Conand Doyle con il notevole investigatore, per coglierne le affinità: la sua scena del crimine è il corpo umano e il terreno di indagine la malattia. Ma è davvero lui il medico ideale? La domanda se la pone un autorevole giornalista scientifico, Andrew Holtz, che dedica un corposo volume alla figura di House.
Al centro le sue diagnosi, tracciandone un profilo e perfino calandolo nella dura realtà delle corsie e degli ospedali. I casi del dr. House (Sperling & Kupfer), è il titolo scelto per scandagliare episodio per episodio, malattia per malattia, frase per frase il mondo di questo medico che ha sedotto il pubblico (anche maschile), facendo scattare un forte senso di identificazione da parte dei telespettatori: non è certo un eroe ma molti vorrebbero essere House almeno per un giorno, ribellarsi alle regole, smarcarsi dalle convenzioni, vivere in piena libertà, riuscire a godere anche della propria solitudine.
Il creatore del bizzarro medico zoppo e senza camice, David Shore, si è divertito a giocare con Sherlock Holmes: House suona il piano e la chitarra, Holmes il violino, entrambi vivono al '221 B', tutti e due beneficiano di una straordinaria intelligenza e capacità deduttiva, e sia l'uno che l'altro assumono "droghe". Due detective in campi diversi accomunati da un fascino sottile: il libro svela uno per uno i "misteri della lavagna", quella dove House appunta i sintomi anzi gli indizi che lo porteranno a una diagnosi di successo, a individuare "il colpevole", la malattia oscura che affligge il paziente bistrattato.
"Passando al setaccio l'esperienza di migliaia di medici, e di milioni di pazienti, nel corso degli anni, è probabile che prima o poi si siano verificati anche i casi meno plausibili, proprio perché non impossibili". La lavagna, scrive Holtz, è l'essenza stessa della serie televisiva: nelle concise annotazioni vergate su quella superficie bianca è racchiusa l' intera vicenda di ogni singolo caso, dalla presentazione iniziale alla sua risoluzione. Tutto vero dunque, malattie e cura, diagnosi e metodologia ma alla fine l'autore deve ammettere un' ovvietà: se il brillante diagnosta esistesse veramente, la sua carriera sarebbe un incubo.
House dovrebbe spendere il suo tempo non in corsia ma nelle aule dei tribunali a difendersi dalle accuse dei pazienti e con ogni probabilità alle prime intemperanze sarebbe prontamente e inesorabilmente licenziato a dispetto del genio che è in lui. Amarlo sì finché resta confinato nello spazio catodico ma attenzione a non prenderlo a esempio nella dimensione reale dell'ospedale, sostiene l'autore: "Piloti spericolati che non rispettano le regole, eppure riescono a sopravvivere hanno certo più fascino dei tranquilli piloti dei jumbo. E anche un genio della medicina come House, che si divincola dalla burocrazia e dalle convenzioni mediche nella sua lotta individuale per salvare i pazienti, è ben più interessante di medici rispettosi di protocollo e linee guida, che vogliono soltanto non causare più male che bene mediante esami e cure. Ma quando salite su un aereo a lunga percorrenza, preferite l'avventura o un volo tranquillo che vi porti sani e salvi alla destinazione stampata sul biglietto? E se vi capitasse di dover essere ricoverati in ospedale per questioni gravi, che tipo di medico vorreste di occupasse della vostra salute?".