Lirica

Al Teatro Nazionale di Lubiana un "Evgenij Onjegin” con molte voci giovani

Martina Zadro
Martina Zadro

“Evgenij Onjegin è una creatura meravigliosa, colma di caldo sentimento e poesia, rifinita in ogni dettaglio". Parola di Antonin Dvořak.

Spunti lirici a profusione, inseriti in ampie e fluide strutture musicali, lasciati liberi d'espandersi in fluenti melodie. Tutto, parola e musica, nell'Evgenij Onjegin di Čajkovskij, è subalterno all'esigenza di lasciar affiorare il sentimento e l'emozione. 

Sette scene, ognuna di diverso carattere: contrapponendo spaziosi giardini estivi alla cameretta di Tatjana, o inserendo il brumoso inverno del duello fatale tra due sfavillanti feste da ballo. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Siamo di fronte ad una vetta del melodramma ottocentesco; ad un capolavoro assoluto, dalle melodie espressive ed intense, sostenute da uno strumentale di eccezionale ricchezza e varietà, e con personaggi dal carattere perfettamente delineato. Rubando le parole ad Antonin Dvořak, «Evgenij Onjegin è una creatura meravigliosa, colma di caldo sentimento e poesia, rifinita in ogni dettaglio».

Nuška Drašček e Martina Zadro

Un lungo viaggio, ma ne valeva la pena 

Per vederlo ancora una volta, per non perdere l'occasione, ci portiamo al Teatro Nazionale Sloveno di Lubiana/SNG Opera Ljubljana, dove vede la luce un nuovo allestimento affidato in gran parte a giovani interpreti. Con la direzione musicale del maestro kazako Alan Buribajev - attuale direttore principale dell'Opera di Astana - e quella scenica di Vinko Möderndorfer, artista di casa allo SNG.

Il primo dirige con buona correttezza, reggendo convenientemente le sorti della splendida partitura čajkovskijana. Concertazione precisa e professionale, senza dubbio; ma con poca fantasia e leggerezza. Diciamo che come direzione di per sé funziona, ma manca di respiro e di autentica teatralità. Peccato, perché in buca l'Orchestra dello SNG mostra tutto il suo valore. 

Il secondo, popolare scrittore e regista sloveno, imposta una visione drammaturgica che ci piace subito, resa mediante una regia rigorosa, incalzante ed inesorabile, che poco o nulla concede all'occhio: la scena è volutamente vuota o quasi, massima concessione due serie di porte ai lati, un letto tradizionale russo, se serve un affollarsi di sedie gialle. 

Il corpo di ballo dello SNG

Poco lavoro per lo scenografo

In effetti, in questo contesto l'impegno dello scenografo Branko Hojnik non è stato certo pesante. In compenso, sotto luci ora taglienti, ora abbaglianti, Möderndorfer cura la messa in scena con sapiente dedizione - e tutto sommato con  una certa semplicità - imponendo ai personaggi una recitazione naturale, spontanea, efficacissima, da teatro di prosa; ma in grado di veleggiare rapida sull'onda della musica.

Ci troviamo insomma di fronte ad una inappuntabile e coinvolgente proposta teatrale, che fa pure buon uso degli ampi interventi coreografici studiati da Rosana Hribar. Sono eseguiti dal folto e dinamico Corpo di ballo dello SNG, con otto bravi solisti che replicano in danza ogni personaggio. L'ambientazione quasi contemporanea ci viene suggerita dai moderni, vivaci costumi disegnati da Alan Hranitelj.

Jaka Mihelač

Una Tatjana appassionante, un Onegin cinico

Il soprano Martina Zadro è la star della serata: indubbia musicalità, solida presenza scenica, grande comunicativa. Nonché emissione morbida e sempre sotto controllo, ricchezza di sfumature espressive, timbro ricco di ombreggiature. Tutto quanto necessita per una Tatjana appassionante, superba nella celebre scena della lettera. Jaka Mihelač rende benissimo, anche grazie ad una vocalità ben impostata e controllata con cura - oltre che assai generosa - il carattere impulsivo, cinico, disincantato di Onjegin. La brava Nuška Drašček è una ingenua, adolescenziale Olga

Un plauso particolare va anche al Lenskij tormentato e nevrotico di Martin Sušnik: con adeguato approfondimento psicologico, con il suo timbro chiaro e di buona purezza, delinea adeguatamente il nevrotico personaggio, sciogliendo abilmente la sua grande aria del secondo atto. 

Martina Zadro e Peter Martinčič

Una tata e dei couplets per Tatjana

Per finire, Barbara Sorč tratteggia bene, con tono bonario ed amorevole la tata Filipjevna; Peter Martinčič scandisce con morbidezza di voce ed aristocratico portamento l'aria del Principe Gremin. Troppo giovane (e troppo elegantemente vestita), pur impegnandosi a fondo Sara Briški Cirman non appare credibile nella matura figura di mamma Larina; Matej Vovk rende bene il buffo e svenevole Triquet. Per finire, buona prova di Rok Bavčar (Poveijnik, cioè il Capitano) e di Janko Voičanšek (Zarecki). 

Ben preparato da Željka Ulčnik Remic, il Coro dello SNG ha assolto assai bene il compito affidatogli. (Spettacolo visto il 27 maggio 2023).
 

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