L'opera di Luigi Cherubini "Ali babà e i 40 ladroni", in un nuovo allestimento con la regia di Liliana Cavani e la direzione di paolo Carignani, vedrà protagonisti l’orchestra e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala
Dal 1° al 27 settembre al Teatro alla Scala andrà in scena Alì Babà e i quaranta ladroni di Luigi Cherubini con la direzione di Paolo Carignani, la regia di Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo vede protagonisti l’orchestra e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala, insieme ai giovani allievi della Scuola di Ballo.
Una fiaba alla ricerca della semplicità perduta
Ultimo titolo operistico di Luigi Cherubini, Alì Babà e i quaranta ladroni debuttò, in francese, all’Opéra di Parigi nel 1833, con un cast per quell’epoca stellare. Il settantatreenne compositore italiano, ormai naturalizzato francese, scelse una fiaba alla ricerca di una semplicità perduta, lontana dalle passioni, a rappresentare un disincantato distacco emotivo dal mondo. Nonostante Cherubini godesse di fama ed ampio riconoscimento, e ci si trovi di fronte a una partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia e raffinata insieme, l’opera non piacque in Francia, né in Italia, ma ebbe maggiore diffusione in Germania. Al Teatro alla Scala è stata rappresentata una sola volta nel 1963 con la direzione di Nino Sanzogno.
Il denaro, elemento centrale
Pur apparendo monumentale (si tratta della più lunga opera mai scritta da Cherubini), la partitura ricorre a una grande varietà di soluzioni formali, e sfoggia una strumentazione brillante e ricca di effetti. L’impressione è che a settantatré anni il compositore abbia ricercato in quest’opera una sua personale modalità espressiva, anche a costo di un esito nel complesso dispersivo, basandosi sulle caratteristiche del proprio stile, in cui ha un ruolo sempre essenziale il contrappunto, adattate al soggetto fiabesco, che consente un’ampia gamma di registri, dal tragico al comico. Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la centralità del tema del denaro.
“Il messaggio - spiega Liliana Cavani - è che il denaro non porta la felicità. Alì Babà alla fine non combina niente: rimane con quello che aveva prima. Il tesoro della grotta non viene praticamente toccato. Mi colpisce anche che si parli di un matrimonio combinato tra Delia, la figlia di Alì Babà, e Aboul-Hassan, il responsabile della dogana: pensate a quanto è attuale”.
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