La precedente edizione, in italiano, risale al 1961 ed ebbe per protagonista Maria Callas
A poco più di un mese dal centenario della sua nascita, il Teatro alla Scala apre il 2024 nel ricordo di Maria Callas con una nuova produzione di uno dei titoli maggiormente legati alla carriera del soprano greco: Médée di Luigi Cherubini.
Maria Callas e Medea: una simbiosi perfetta
È infatti impresa assai ardua trovare nella storia dell’opera lirica un ruolo che si identifichi nell’interpretazione di un cantante più di quanto è accaduto per la Callas ed il ruolo di Medea.
Un’identificazione che andrà oltre le tavole del palcoscenico ed approderà nel 1969 nell’omonima pellicola di Pier Paolo Pasolini. Ed infatti le due edizioni di Medea di Cherubini -rigorosamente nella versione italiana come si usava allora- che la videro protagonista nel 1953 e nel 1962 costituiscono due tappe fondamentali della storia del Teatro alla Scala, cui va aggiunto il particolare che l’ultima recita di Medea, il 3 giugno del 1962, coincise con la serata d’addio del soprano al teatro milanese.
Da allora questo titolo non è più stato ripreso e torna a distanza di 62 anni, finalmente nella sua versione originale in francese e con la riapertura di molti tagli che avevano penalizzato le precedenti edizioni.
I due figli protagonisti della regia
Médée di Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann va in scena al Teatro alla Scala per 6 rappresentazioni dal 14 al 28 gennaio diretta da Michele Gamba con la regia di Damiano Michieletto (drammaturgia di Mattia Palma), le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Protagonista è Marina Rebeka, accanto al Jason di Stanislas de Barbeyrac.
Nel cast anche Nahuel di Pierro come Créon, Martina Russomanno come Dircé, Ambroisine Bré come Néris e Greta Doveri e Mara Gaudenzi come Confidantes de Dircé.
Per questa nuova produzione il regista Damiano Michieletto posa lo sguardo sulle figure neglette dei bambini che saranno al centro dello spettacolo, elaborato insieme al drammaturgo Mattia Palma: “Quale visione e consapevolezza possono avere della madre? Come vivono la relazione con il padre che ora si risposa? -ha dichiarato Michieletto- In Euripide ci sono molti momenti in cui i bambini sono presenti in scena ma non parlano. Al tempo stesso hanno rapporti con tutti i personaggi, che spesso si rivolgono a loro. Tutto ruota attorno a loro, mi sono detto. Allora ho deciso di dare più importanza a questi bambini, ho cercato di raccontare i loro pensieri. Al posto dei dialoghi recitati tipici della forma opéra-comique di Cherubini ho introdotto le voci e i pensieri dei bambini. A partire da testi scritti da Mattia Palma, a cui avevo indicato dei punti specifici del libretto, abbiamo creato un linguaggio, immaginato il mondo interno dei figli di Medea. La mia intenzione era quella di fare dei due bambini dei personaggi e non delle appendici liriche”.