L’elisir d’amore di Donizetti va in scena al Teatro “Giuseppe Di Stefano” di Trapani, luogo pieno di storia musicale che già al suo ingresso offre immagini di un glorioso passato che negli ultimi anni sembra abbia deciso di tornare.
Per mettere in scena questo Elisir d'amore, melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani, nato dall'opera Le philtre di Eugène Scribe, il Luglio Musicale si affida al direttore Dejan Savic per la guida dell’Orchestra dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, ed alla regia di Natale De Carolis, che ricordiamo baritono di spessore.
La mano della regia
Gli ultimi tempi ci hanno abituato a produzioni liriche sempre più spesso sovrabbondanti di interpretazioni e/o attualizzazioni, talvolta tali da confondere lo spettatore: nonostante l'ambientazione non certo ortodossa, non è questo il caso dell'Elisir presentato per la 70ª Stagione Lirica dell’Ente Luglio Musicale diretto da Giovanni De Santis.
Diciamo subito che è un Elisir molto teatrale, e che di questa scelta si gode soprattutto dell'aspetto propositivo, a cominciare dall'introduzione alla storia affidata ad una bambina chiamata “Sogno” che sale sul palco ed apre un vecchio libro di avventure da cui trae la fantasia della narrazione, trasportando Adina e Nemorino nel mondo dei Pirati dei Caraibi. E la circostanza funziona, soprattutto quando nel delinearsi dei personaggi, fra scene di taverne, porti e marinai (scenografia di Concettadesirè Catania, costumi di Paolo Rovati) fa il suo ingresso il Dottor Dulcamara/Jack Sparrow (Fabio Capitanucci, che torna dopo La bohème dello scorso anno), completamente nel personaggio di Johnny Depp e dotato di una voce assai adatta alle pretese del gran ciarlatano che ruba la scena (e i soldi) ovunque vada.
Pirati sotto le stelle
Gianluca Margheri è un sergente Belcore che qui diventa Commodoro, stentoreo come si addice al soldato fanfarone anche grazie ad emissioni che si avvertono soprattutto di gola, mentre del Nemorino di Andrea Schifaudo si apprezza soprattutto una leggerezza vocale che esalta il tratto dell'ingenuità; le parti femminili sono tratteggiate con una dose forse eccessiva di impeto, che se di Giannetta (Maria Cristina Napoli) fa apprezzare la spavalderia e la buona tonalità, rende però la volubilità di Adina (Rosanna Lo Greco) un po' troppo drastica e soprattutto poco emozionante, femmina Alpha della narrazione che poco si sgrana nella trasmutazione melodica.
Ottima la direzione di un Dejan Savic molto a suo agio con Donizetti ed in serata di gran temperamento anche nell'accompagnamento dei cantanti, che infatti più volte si sono riferiti a lui negli attacchi, una macchina complessivamente ben oliata ed uno spirito di squadra che si percepiva fino in platea. Il corpo di ballo (coreografie di Silvia Giuffrè) ha creato una ritmica giusta e ben inserita nella storia e nella musica, ma una citazione a parte merita il coro del Luglio Musicale guidato dal maestro Fabio Modica, che anno dopo anno si sta evidenziando come la componente stabile delle produzioni più affidabile, non di rado la migliore.
Una serata molto riuscita, che si chiude come il libro di avventure che la bambina posa dopo averne tratto storie come da un baule dei ricordi, sotto le stelle e gli alberi che si incrociano per fare da cupola naturale ad un teatro che ha più d'un motivo per guardare con ottimismo alle sue, di avventure, ed a quelle che ancora deve far vivere alla lirica.